..Uomini...

Non aveva mai avuto paura


Come è noto uno dei miei principi è che i giochi vadano giocati e quindi come sempre senza nessuna vergogna, tanto io non so scrivere, questo raccontino ha partecipato con mio divertimento alla Scrivolatura di Halloween dell'amico Bob; lo so , è banale e anche cronacoso,  l'unica l'idea mia era di scrivere senza far capire se il protagonista fosse uomo o donna (letto una cosa carina a tal proposito da Eric e mi era piaciuta) , e quindi di scrivere fino alla fine senza citare mai la persona femminile o maschile , e solo alla fine far scoprire che, una volta tanto, è una donna che ammazza un uomo . Una doverosa citazione alle brave vincitrici , racconto due e quattro , mentre a me è piaciuto il numero nove e chiaramente tantissimo quello horrifico col sangue e tutto, autore Bob stesso. Oh, tutti i gusti son gusti (bravissimo Bob, la prossima volta devo ricordarmi di citarti PRIMA, hai visto mai che qualcun'altro di nuovo partecipi così ci divertiamo di più.....)  Notte Marion... 3) Non aveva mai avuto pauraFino a quella sera non aveva mai avuto paura.A volte andava perfino a letto lasciando la porta aperta, nel senso aperta aperta perché se non chiusa con la chiave il vecchio chiavistello non teneva e la porta spesso si spalancava da sola.C'era da dire che la zona era tranquilla, non succedeva mai niente anche se l'estate passata una donna era stata accoltellata dal suo convivente e questo era successo nel paesotto vicino con gran scalpore dei TG locali. D'altra parte non si sentiva altro che di donne ammazzate da ex compagni, e ciò tristemente rientrava nelle normali sempre più complesse, se così si volesse semplificare, dinamiche dei rapporti uomo-donna moderna.Ora che la sua vita era ormai confezionata, la sua casa era un rifugio a cui arrivare la sera, dopo una giornata di lavoro e di chiacchiere vacue. Certo ogni tanto ripensava a quella storia capitata così, veramente per caso, e tornavano alla sua mente gli incontri furtivi, le ore rubate alla famiglia, le telefonate incandescenti e le mail appassionate; poi tutto era finito com'era ovvio, non poteva continuare, troppo si sarebbe messo a repentaglio. Tutto era tornato alla normalità e ciò in realtà non era un dispiacere, anzi, era un sollievo. Anche se un piccolo rimorso campeggiava di tanto in tanto nella sua mente, per il modo forse un po' brusco in cui era finita quella relazione.Ma quella sera non ci pensava proprio. Era stata una serata carina con la famiglia, la zucca era stata tradizionalmente scavata e messa sul davanzale della finestra con la candelina accesa dentro, e si era fatta scorta di dolci per i giri dei soliti bambini "dolcetto-scherzetto".E quando suonò il campanello per la terza volta quella sera, ormai tardi, "vado io", disse agli altri, pensando "ma quanti ce ne sono ancora che girano??".Aprendo si trovò davanti un fantasma di cui si intravedevano soltanto gli occhi negli squarci un po' imperfetti nel bianco lenzuolo. Ebbe solo un istante per pensare "questo fantasmino è un po' troppo cresciuto", mentre valutava l'altezza della figura che stava dinnanzi alla porta.Poi sentì solo una fitta lancinante all'addome, seguita da un dolore bestiale. Capì cos'era la paura tra il primo e il secondo colpo, inferto dopo qualche interminabile secondo, quando guardò giù barcollando e vide il profondo squarcio inferto dal coltello affilato da cucina che teneva ora in mano il fantasma e mentre riconosceva quella voce di donna che diceva:"Questo è quello che ti meriti, stronzo".