..Uomini...

Giulia


Giulia(post lunghissimo, io non lo leggerei, ma lo devo scrivere) Credo che non si possa prescindere rispetto all'ennesima efferata uccisione di una ragazza da parte di un ex, da un'analisi della società in cui ci troviamo a vivere.Naturalmente per una seria analisi ci vorrebbero dei dati, i dati sono freddi, ma sono quelli che sono sempre posti alla base delle scelte economiche, ad esempio, che condizionano la vita di tutti noi. Occorre prenderli in considerazione anche per tutti gli altri aspetti, magari qualcuno lo fa.Io credo sia semplicistico dire che bisogna insegnare il rispetto ecc.; pur non conoscendo la famiglia del ragazzo, dubito che egli abbia respirato aria di violenza in famiglia o palesi esempi negativi... questo è il punto focale.La natura di questa violenza potrebbe essere atavica, dettata da sentimenti presenti nel nostro codice genetico come la paura, la sessualità, e quindi violenza derivante dalla paura di perdere il proprio ruolo, dalla paura di non essere conforme ai canoni della società, e poi, questo si, cosa importantissima, dalla mancanza di educazione sentimentale.Un tempo forse questa educazione sentimentale si insegnava.... "non bisogna toccare le donne", la galanteria, il rispetto ecc. Un tempo in ogni famiglia c'era uno zio o una zia non sposati, ma con questo vivevano bene ugualmente, non uccidevano la ex perché non avrebbero sopportato l'idea di essere soli....Ma ora viviamo in un mondo diverso o meglio che ci propone modelli diversi.Se avessi un'altra vita a disposizione credo che studierei sociologia, ad esempio, oltre alla indispensabile giurisprudenza ovvio...Tonando ai dati, questi dovrebbero essere i parametri delle uccisioni di donne nel nostro e negli altri paesi "civilizzati", europei diciamo; i parametri dei livelli di istruzione, dei livelli degli stipendi, dei livelli di occupazione femminile, dei livelli di welfare soprattutto per le donne, ecc.ecc.Naturalmente io questi dati non li ho, ma credo che prima di affannarsi a proporre soluzioni "qui e subito", a seppur magari opportune ugualmente, sono profondamente convinta che bisognerebbe aprire gli occhi sulla nostra società, su cosa essa è diventata. Una cosa semplice semplice ....Non è più, credo senza avere alcuna pretesa di verità, una società patriarcale, cosa che poteva essere fino a qualche decennio fa, che sembra un secolo e in effetti lo è con i parametri di sviluppo cioè di cambiamento odierni;resta sempre però una società molto maschilista, che vede spesso la donna come il "diverso", un po' come gli omosessuali. Categorie che fanno paura perché hanno le loro peculiarità? Si può parlare, seppure nessuno ne parli, di razzismo verso le donne? Nella società, di fatto, quando chiedono a una ragazza se intende avere figli prima di assumerla, questo razzismo c'è.la donna oggi vuole lavorare e realizzarsi nel lavoro, un po' come gli uomini per i quali il lavoro è realizzazione; vuole, e ha molte più opportunità di un tempo di essere indipendente.Poi si innesca la visione che il mondo "moderno" dà delle donne, messaggi spesso contraddittori, prendiamo ad esempio la pubblicità: non c'è evento, neppure eclatante, che non sia in tv interrotto dalla pubblicità: la guerra, la morte di papi, di presidenti, la morte di Giulia, è interrotta con tono magari un po' contrito, dalla pubblicità. Pubblicità in cui si propongono per lo più prodotti femminili accompagnati da bellissime donne iconiche, che sono purtroppo ideali per molte giovani; la donna resta quasi sempre ai margini, a fare da "prodotto" essa stessa. Un po' come era nel cinema fino a qualche decennio fa.una volta ho letto un articolo che parlava di quante donne fossero "protagoniste", cioè interpreti principali di film... pochissime. Di solito le donne erano la moglie o la compagna del protagonista, quella che doveva venire salvata, ecc. Ma il cinema rispecchia spesso la realtà e quindi inquadrava il ruolo della donna come era realmente.Non ho risposte naturalmente, ma è indubbio che il consumismo e il conformismo in cui viviamo abbiano cambiato i paradigmi, e certamente influiscono anche sui nostri desideri, sulle nostre aspirazioni, sulle nostre paure, sulla difficoltà del vivere.Condanniamo la violenza, ma senza capire che essa è prodotto culturale della società in cui viviamo, non si andrà da nessuna parte.