..Uomini...

Post N° 91


Da: Il poeta delle ceneri, Pier Paolo Pasolini (presumibilmente scritto nel 1966)Perciò io vorrei soltanto vivere pur essendo poeta perché la vita si esprime anche solo con se stessa. Vorrei esprimermi con gli esempi. Gettare il mio corpo nella lotta. Ma se le azioni della vita sono espressive, anche l’espressione e azione. Non questa mia espressione di poeta rinunciatario, che dice solo cose, e usa la lingua come te, povero, diretto strumento; ma l’espressione staccata dalle cose, i segni fatti musica, la poesia cantata e oscura, che non esprime nulla se non se stessa, per una barbara e squisita idea ch’essa sia misterioso suono nei poveri segni orali di una lingua. Io ho abbandonato ai miei coetanei e anche ai più giovani tale barbara e squisita illusione: e ti parlo brutalmente. E, poiché non posso tornare indietro, a fingermi un ragazzo barbaro, che crede la sua lingua l’unica lingua del mondo, e nelle sue sillabe sente misteri di musica che solo i suoi connazionali, simili a lui per carattere e letteraria follia, possono sentire – in quanto poeta sarò poeta di cose. Le azioni della vita saranno solo comunicate, e saranno esse, la poesia, poiché, ti ripeto, non c’è altra poesia che l’azione reale (tu tremi solo quando la ritrovi nei versi, o nelle pagine in prosa, quando la loro evocazione è perfetta). Non farò questo con gioia. Avrò sempre il rimpianto di quella poesia che è azione essa stessa, nel suo distacco dalle cose, nella sua musica che non esprime nulla se non la propria arida e sublime passione per se stessa. Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti, che io vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e lì comporre musica l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà.