..Uomini...

Post N° 630


Conoscevo un ragazzo che era nato in una grande città. I genitori erano pressocchè inesistenti, sempre al lavoro. Giocoforza aveva cominciato a frequentare brutte compagnie. Rubavano le gomme alle macchine, rubavano al supermercato, ai grandi magazzini, poca cosa. Ma sarebbe divenuto molto peggio se... ... questo ragazzino giocava al pallone. Lì, in piazza, per strada. Era bravo. Non so come fu che approdò a una squadra di calcio. Il calcio quello vero. L'allenatore fu come il padre che non aveva; lì imparò la disciplina, a correre per lunghe ore anche sotto la pioggia, aveva molta resistenza. Una volta si prese uno scapaccione in piena faccia perchè arrivò in ritardo all'allenamento. Imparò l'umiltà, il valore del gioco di squadra, il sacrificio, l'impegno per il risultato; tirarono fuori da lui la lealtà e la generosità. Ricordo quando mi raccontava che andava a correre nel giardino del manicomio della città.. correva e correva, e vedeva i matti.. mi disse che era un buon posto per correre, quello.Per lui il calcio fu la salvezza. Uno dei suoi amici finì ammazzato, un altro in carcere. Lui no. Rifiutò da allora quel sistema. Capì molte cose, era intelligente. Volle andarsene da quella città. La squadra era il Napoli; quel ragazzino, mio marito. Poi conobbe me e cambiò tutto. Per questo capisco gli atleti delle olimpiadi e le loro ingenue opposizioni alle pressanti richieste di qualche cretino che non sa cosa sia lo sport, che cosa rappresenti per qualcuno, e che valore esso abbia per tutti. Per quanto mi riguarda io l'ho visto giocare e per me lui, mio marito, rimane il terzino più bravo del mondo. Notte Marion.                                                               E Poi.