..Uomini...

Felice e Ghigo


Lavorai con loro cinque anni. La loro cooperativa aveva bisogno di una persona che facesse contabilità in loco, e la lega delle cooperative mandò me. Ne han fatte di case, quei due.... Ghigo era un bell'uomo. Curato, riercato nel vestire, sapeva portare bene anche un maglione qualunque, ma la giacca gli stava da dio. La voce profonda, i modi gentili, ma la cosa che conquistava era indubbiamente la classe, il sangue freddo e l'attenzione che accordava alle persone. Non l'ho mai visto perdere la pazienza nonostante spesse volte dall'altra parte del telefono ci fosse qualcuno incazzato, molto incazzato. Ho imparato da lui a rispondere "pronto" in quel modo, che quello che sta dall'altra parte deve capire subito con chi ha a che fare... Felice era tutto l'opposto. Classico comunista con baffoni biondi alla Stalin, modi ruspi ma sinceri, risata facile e andatura a grandi falcate ondeggianti. Felice mi insegnò che si possono raccontare bugie allegramente e fare la voce grossa, certo per quest'ultima bisogna avere i baffoni sennò non si è molto credibili... Io ero ancora molto timida all'epoca, figuriamoci con due bisiacchi poi.. una giovane ragazza delle pianure dell'est che non era abituata a parlare con la gente... ero talmente timida che la prima volta che mi portarono il caffè in ufficio, lo bevvi amaro... una schifezza immane.. perchè non avevo il coraggio di chiedere loro se c'era lo zucchero da qualche parte... Ghigo me lo chiese, ma lo bevi amaro? E io si, io lo bevo sempre amaro..... Spesse volte ero sola nello stanzone confortevole dalle vecchie assi di legno, solo l'orso giù, nella sua gabbia dietro la cooperativa, a farmi compagnia in quel posto sperduto. Non andammo mai oltre i normali, cordiali rapporti di lavoro, non ero ragazza da dare confidenza agli uomini nemmeno per un'amicizia, io il mio uomo l'avevo già, d'altra parte credo che loro lo capirono. Gli uomini capiscono. Lavorai lì fino a poco prima di avere il primo figlio. La settimana prima di sposarmi portai loro i pasticcini e una bottiglia di picolit, per brindare insieme. Mi regalarono un bellissimo stereo a doppia cassetta che poi avrebbe usato solo mio marito per la sua musica, io non avrei più avuto tempo, per la musica. Ma sta ancora lì, in mansarda. E' il mio regalo. Mi presero molto in giro quel giorno (entrambi si stavano separando) .. i-matrimoni-non-durano-vedrai... io arrossivo, ma felice rispondevo che no, vi sbagliate, il mio durerà per sempre. Forse, cominciavo a non essere più così timida.