..Uomini...

Post N° 148


26 GENNAIONoi giacevamo in un mondo di morti e di larve. L'ultima traccia di civiltā era sparita intorno a noi e dentro di noi. L'opera di bestializzazione, intrapresa dai tedeschi trionfanti, era stata portata a compimento dai tedeschi disfatti. E' uomo chi uccide, č uomo chi fa o subisce ingiustizia; non č uomo chi , perso ogni ritegno, divide il suo letto con un cadavere.  Chi ha atteso che il suo vicino finisse di morire per togliergli un quarto di pane, č, pur senza sua colpa, piu' lontano dal modello dell'uomo pensante, che il piu' rozzo pigmeo e il sadico piu' atroce. Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perchč č non-umana l'esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l'uomo č stato una cosa agli occhi dell'uomo. A migliaia di metri sopra di noi, negli squarci fra le nuvole grigie, si svolgevano i complicati miracoli dei duelli aerei. La sarabanda cessō a notte, e la camera fu di nuovo piena del monologo di Somogyi. In piena oscuritā mi trovai sveglio di soprassalto. "L'pauv' vieux" taceva: aveva finito. Con l'ultimo sussurro di vita si era buttato a terra dalla cuccetta: ho udito l'urto delle ginocchia, delle anche, delle spalle e del capo. Non potevamo certo portarlo fuori nella notte. Non ci restava che riaddormentarci. 27 GENNAIOL'alba. Sul pavimento l'infame tumulto di membra stecchite, la cosa Somogyi. Ci sono lavori piu' urgenti: non ci si puo' lavare, non possiamo toccarlo che dopo di aver cucinato e mangiato. E inoltre, bisogna vuotare la latrina. I vivi sono piu' esigenti, i morti possono attendere.I russi arrivarono mentre Charles e io portavamo Somogyi poco lontano. Era molto leggero. Rovesciammo la barella sulla neve grigia.Charles si tolse il berretto. A me dispiacque di non avere berretto. Primo Levi - Se questo č un uomo