MONDO SICILIA

SANTA ROSALIA:TRA MITO E CULTO


In giro per i cantieri culturali della Zisa, a Palermo, rimangono solo padiglioni occupati dai resti dismessi dei precedenti Festini, dalle scenografie di vari spettacoli, da quelle del film Sud Syde Story di Roberta Torre. Ma ci sono anche le impalcature che fanno ben presagire un "inizio lavori" per il centro cinematografico palermitano e per il museo d'arte contemporanea. Gli spazi liberi sono stati utilizzati dall'Accademia di Belle Arti di Palermo e affidati come laboratori alle cattedre di Alessandro Bazan e Marco Cingolani e alla cattedra di Carlo Lauricella e Arianna Oddo, che in occasione del Festino di Santa Rosalia, stanno lavorando ad un progetto di mostra negli spazi della galleria bianca e di quella blu cobalto. La reinvenzione del Festino di Santa Rosalia ha del miracoloso: rielabora temi, iconografie, miti, storie, illusioni, pregiudizi con la freschezza dei diversi linguaggi della contemporaneità; è il risultato di un'idea dell'elaborazione didattica che coniuga approfondimento teorico e realizzazione delle opere secondo un preciso progetto tematico; trasforma la discarica dello spettacolo palermitano in un contenitore di materiali offerti per la gioia dei giovani creativi; è l'espressione di come lo scarto possa diventare una risorsa.  E in Rosalia, la "Santuzza",  il legame ideale tra i  palermitani ed una istituzione culturale come l'Accademia, trae linfa vitale. Santa Rosalia, immagine sacra, mito e storia per una città, Palermo, che combatte ancora oggi quella peste, apparsa nei secoli sotto tante maschere. Tra le manifestazioni in onore di Santa Rosalia, spettacoli musicali, rappresentazioni teatrali e "triunfi" tradizionali, che trovano uno scenario privilegiato nelle chiese dei mercati storici di Palermo, la Vucciria, il Capo, Ballarò: "La Rosalia di Petru u Fudduni", un connubio di "triunfu" e poesia, partendo dal dialetto ostico del Seicento, usato da un "poeta senza lettere" rivisita con una comunicazione sperimentale l'operetta musicale di quello che è stato definito "un figlio del popolo che parla con la lingua del popolo alla sua gente", la "Storia di Santa Rosalia", rivisitata dal teatro dei Pupi, in cui Rinaldo, Orlando, Angelica e i paladini di Francia intrecciano le loro valorose gesta alle vicende della Patrona e della sua città, il mondo epico-cavalleresco e la tradizione religiosa in un lavoro che è atto di devozione e spettacolo, o ancora "A Munte Piddirinu c'è na Rosa. Triunfu pi Santa Rusulia", preghiere cantate e recitate per liberare la società dai mali che la affliggono: la guerra e la pedofilia.