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Cassazione, sentenza shock La marijuana aiuta a pregare i rasta possono tenerlaRepubblica — 11 luglio 2008   pagina 19   sezione: CRONACA ROMA - La marijuana può essere uno strumento di ricerca spirituale, di meditazione e anche di preghiera. Lo credono i seguaci della religione rastafari e anche i giudici della Cassazione lo pensano e per questo, nel rispetto della fede altrui, assolvono il signor Giuseppe G., un quarantenne di Perugia, a cui consentono il possesso di un etto scarso di erba ma solo per motivi religiosi, se così si può dire. Il consumo di marijuana in questo caso, sostiene l' imputato che ha convinto i giudici, è infatti finalizzato ad un uso "sacro" e non ad un banale quanto pericoloso "sballo". È in nome della cultura rasta che nei tribunali si conduce l' ultima battaglia antiproibizionista. E ieri i giudici dell' Alta Corte hanno stupito con la loro motivata e tollerante sentenza che ha posto l' accento su una religione in Italia conosciuta soprattutto per il reggae e le treccine, ma i suoi santi, forse pochi lo sanno, non sono Bob Marley e Peter Tosh.
I suoi seguaci, riconoscibili per i dreadlocks, i capelli lunghi e intrecciati che hanno un carattere votivo, adorano Ras Tafari, l' Imperatore che salì al trono d' Etiopia nel 1930 con il nome di Haile Selassie I e credono in un unico Dio come nella religione ebraica e cristiana. Nella cultura rasta viene predicato il rispetto del proprio corpo attraverso una sana alimentazione, l' esercizio fisico e l' astensione dalle droghe, a eccezione della marijuana, che è considerata sacra. Per i giudici quindi il seguace rasta non va condannato e con la sentenza annullano con rinvio la reclusione a un anno e 4 mesi inflitta dalla Corte d' appello di Perugia a Giuseppe G.. L' imputato, trovato in possesso di quasi un etto di erba, da cui potevano essere ricavati 70 spinelli, aveva presentato ricorso spiegando che, data la sua religione, era giustificata la detenzione della sostanza stupefacente destinata solo ad uso personale. E gli 'ermellini' hanno accolto il ricorso: «Non sfugge infatti che, secondo le notizie relative alle caratteristiche comportamentali degli adepti di tale religione di origine ebraica la marijuana non è utilizzata solo come erba medicinale, ma anche come 'erba meditativa' , come tale possibile apportatrice dello stato psicofisico inteso alla contemplazione nella preghiera, nel ricordo e nella credenza che "l' erba sacra" sia cresciuta sulla tomba di re Salomone, chiamato il Re saggio e da esso ne tragga la
forza, come si evince da notizie di testi che indicano le caratteristiche di detta religione». Non piace però al fronte anti droga la sentenza. «È fuori dal tempo» per Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato. «Ma davvero a nessuno è venuto in mente che in Italia quella dei rasta è più una tendenza di moda che non una fede religiosa?». «La Cassazione continua a stupire con sentenze sconcertanti», ha detto il deputato Udc Luca Volontè, secondo il quale questa pronuncia, «indurrà gli spacciatori e i commercianti di stupefacenti a utilizzare i 'rasta' per i loro loschi giri». Lo scorso 24 aprile, le Sezioni Unite di Piazza Cavour, dopo alcuni verdetti antiproibizionisti emessi sempre dalla Sesta sezione penale, avevano detto «no» alla coltivazione domestica anche di una sola piantina. - MARINA CAVALLIERI Tutto questo anche in risposta a quanto riportato nel blog di kimimila13 post nr. 144http://gold.libero.it/kimimila/7707616.html