IlSentieroSegreto

E' ritornata


E' ritornata!Pensavo d'essermi liberata di lei per sempre, ma quella sera l'avevo incontrata di nuovo. Ero stanca, nervosa, per via dei troppi caffè. Mi aveva colta per la strada; camminavo svelta e credevo di essere arrabbiata a causa della pioggia che mi aveva srpresa senza ombrello.Invece era lei.Feci finta di non riconoscerla; m'infilai in un bar e comprai dei biscotti; aprii la scatola: 'Sarà la fame', pensai. 'Sto studiando troppo', continuai a pensare mentre portavo un biscotto alla bocca; ma questo mi cadde di mano ed io seguii la sua caduta fin sul selciato bagnato.Fu cos' che la vidi.Un ramoscello di mimose appassite. Le prime mimose di un febbraio quasi primaverile. La mia infanzia aveva il colore e il profumo della mimosa.Ricordai.Risentii l'aroma del latte che si diffondeva nella cucina dalle grandi finestre, la voce di mamma chiamarmi perchè era tardi e dovevo ancora preparare la cartella.Latte con tanta schiuma.Il fresco mattino e gli alberi di mimosa lungo la via che porta a scuola. Passavo sotto casa di Rodolfo, il mio compagno di banco,  e insieme ci arrampicavamo per cogliere i primi rametti gialli da portare alla maestra. Poi il portone  verde, che ogni anno diventava sempre più piccolo, e le roselline che si arrampicavano tra le due finestre del corridoio. La maetra Belsito arrivava con il treno e noi  posavamo sulla cattedra le mimose ormai spelacchiate.La mezzaluna di biscotto cadde vicino al rametto di mimosa: a 500 chilometri dalla mia infanzia e tanti anni di distanza dalla mia scuola elementare. La guardavo cercando di ricordare quando avavano tagliato gli alberi di mimosa che costeggiavano le strade del mio paesino; quando il mio compagno di banco ed io avevamo smesso di salutarci. Perché il portone della scuola è stato dipinto di marrone scuro. Perché le roselline non c'erano più.Una lagrima si insinuò tra le labbra e sapeva di sale; mi chiesi in quale punto dell'autostrada del sole è morta la signorina Belsito e con lei la mia infanzia.L'infanzia. Allora ero semplicemente bambina, tutto il mio mondo era la mia mamma e non stavo a crucciarmi per quello che occorre fare, dire, pensare.Guardando quella mimosa caduta su una via di Napoli capii che era giunto il tempo di accettare colei che con tanta forza avevo voluto cacciare dal mio cuore per assumere una maschera di durezza: era la tristezza.Da quel giorno non mi vergognai più di piangere.Marisa 1983