Macroeconomy

Italia e Spagna sperano in deciso taglio tassi della Bce


All’Italia non resta che sperare in un deciso taglio dei tassi della Bce. “Solo con minori spese per gli interessi sul debito il Governo puo’ trovare le risorse per implementare delle misure anti cicliche o migliorare il bilancio”, spiega Matteo Radaelli, economista di Dresdner.“I Paesi con un debito indicizzato con un tasso a breve sono quelli che ne beneficeranno maggiormente, quindi Italia e Spagna”, aggiunge Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpalo. Sia nel Paese iberico che da noi, la maggior parte dei mutui e’ a tasso variabile e i benefici di un taglio dei saggi da parte della Bce si dovrebbero riflettere direttamente sulle famiglie. Per quanto riguarda la Spagna, poi, “c’e’ un colossale disavanzo delle partite correnti finanziato da debito pubblico”. La parte finanziaria, quindi, migliorerebbe il saldo con rendimenti piu’ bassi.“Nonostante la crisi internazionale non abbia avuto grandi conseguenze sul settore finanziario italiano –spiega Radaelli- le banche hanno stretto gli standard del credito, come ha sottolineato la Banca d’Italia. Queste restrizioni hanno e avranno importanti ripercussioni sul settore industriale” con gli indici Isae e della Commissione europea che hanno mostrato come la fiducia del comparto sia ai minimi dal 1993. “Negli ultimi mesi si sono poi intensificati i problemi strutturali del settore, la bassa crescita della produttivita’ e gli elevati costi del lavoro”. Le difficolta’ sono acuite da un outlook negativo sulle esportazioni a causa della recessione economica globale in atto. I consumi, d’altra parte, non daranno un contributo significativo nel breve termine “con il tasso di disoccupazione destinato a crescere come conseguenza delle debolezza del settore industriale”.Secondo Radaelli, tuttavia, la maggior fonte di preoccupazione e’ il livello del debito pubblico italiano “come indicato dall’aumento degli spread tra i decennali italiani e quelli tedeschi”. Con la Commissione che ha chiesto agli Stati un contributo per la crescita pari all’1,2% del Pil e il Governo che ha risposto con misure per lo 0,3%/0,4%, che molti economisti ritengono non vadano nella direzione di incentivare i consumi, l’Italia e’ in una posizione in cui “non puo’ sforare i criteri del Patto di stabilita’ cosi’ come le atre Nazioni della zona euro. Non saremmo sorpresi se il rapporto deficit/Pil si portera’ oltre il 3% nel 2009 e il Governo abbandonasse l’idea del pareggio di bilancio nel 2011”, conclude l’economista di Dresdner.