mad_giu

A volte, ritornano.


Non è il nove del mese. E, se è per questo non è aprile.Non è nemmeno serata.Però, rovistando tra vecchi scritti. Ripesco questo. Risale a quell’estate tanto citata. Estate duemilasette. Non è esattamente “per” voi, né “per” te. Ma pensandovi e pensandomi. C’è una cosa che mi voglio portare sempre dentro, fino a quando avrò memoria. E, in questo caso, condividerla.Una persona un giorno mi convinse che per relativizzare la mancata vicinanza di qualcuno, mi sarebbe servito un setaccio.Mi munii di quell’aggeggio che avevo usato sempre e solo giocando, in mezzo alla sabbia, per ricavarne solo quella più preziosa. In quel momento mi costrinsi a crederci. Presi con una mano flashbacks, vari scatti mentali, ritratti di quella determinata figura, qualche tono di voce, qualche risata troppo rumorosa, nell’altra tenevo il setaccio. Sotto di me un contenitore di colore rosso, perché non avrei disperso mai, per nulla al mondo, nemmeno una briciola di chi mi aveva visto crescere. E così fu. Non persi mai nulla, e ancora tutt’oggi conservo.Le “cose” più preziose le ho mangiate, di gusto. Il resto è nello sgabuzzino dei ricordi, terza corsia a destra, nella prima mensola, su cui sono appoggiate quelle tre scatole blu, distanziate tra loro da svariati libri.Quello che è dentro, non esce più. Continua a crescere, moltiplicarsi, vivere dentro. Dentro me.E io, del resto, continuo a vivere anche per questo.