mad_giu

Nonsense


Mi sorveglio a svendere le giornate, alla modica cifra di duecento pagine.Quando riesco a sfogliarle.E sento di cadere nuovamente nell’incapacità di sussurrare.Ho la gola gonfia e la voce roca. Ancor più roca.Allergia… Quel “non pensarci, non pensarci, non pensarci” muto, invece, sembra essermi stato volutamente tatuato sottopelle.Chissà se ero ubriaca e altrettanto consenziente, al momento di ago e inchiostro.Ma non appena sento quell’assurda cantilena tornare a bisbigliare, le mie mani prima, e i miei occhi poi, cercano il solco d’inizio… e la ripetono, quella frase che arreca giustizia al momento.Un ritorno al reale.Forse brusco.E “non ci penso, d’accordo”, ogni volta lo scrivo con gli occhi sull’avambraccio sinistro, in risposta al destro.Ogni volta, cosciente: stai viaggiando, da tanti giorni.Nessuna via di fuga. Mentre mio padre che parlotta con degli spauracchi al telefono, urlando, pare raggiungerla senza alcun problema.I gatti che lottano in giardino e io che dovrei studiare ed invece sono qui, idem. Via di fuga. Ma l’ordinaria e ordinata follia, dove vanno?Dove? Con le classiche graduatorie, che sollecitano la conferma al superamento.Io vorrei doppiarti.Anzi, voglio doppiarti.Tante volte ho strategicamente impostato la mia dieta, in modo tale da essere più leggera.Ma fumo.Continuo a farlo.Con la costanza che infastidisce, ma non fa annegare. E non mi nega il pensiero di te. La soffitta è allagata e lo scolapasta sembra non avere posto nell’utilità.Tu passavi il tempo tra le mie gambe, e sembravi divertito al fatto che diventasse di nuovo giorno.Bastoni tra le ruote, se non fosse che pioveva. Primavera…Ora, ogni tanto le nuvole vengono risarcite del diritto di farlo.E di nuovo.Ora, qui dentro.Non accenna a farlo, già piove. Mentre sembra ci sia qualcuno che crede di possedere l’originalità della non-risposta.Un mio “a cosa pensi?”, e tu sembri salvaguardare il silenzio.Io mi prendo la responsabilità del sorriso. “Qualcosa di ciclico che governi dall’alto: smettila”.Sorrido di nuovo. Indispettita.La notte è acqua e decorazioni al soffio del vento.Bombe arrivano e sembrano voragini.Forse se n’è andato proprio da qui? Qui dentro? Facendo un pelo al mio ombelico, tanto bello?Il sorriso, dico.Non sto facendo della storia un tappabuchi, del resto il tempo sembra avere in saldo i remi per una barca migliore.Svende, in una di quelle catapecchie che hanno vita solo per via dei vecchi.E si sa, non chiuderà mai definitivamente. Il commesso del caso, sembra proprio non avere età. Sto svendendo a mia volta. Cercando di barattare.Sono costantemente senza soldi, maledizione.Felice però.Questo è impagabile, ed “imbarattabile”- E lo so che puoi stiracchiare le gambe e, chiudendo la portafinestra con una mano, porgere l’altra al posacenere. Rosso.Rosso: questo è il terrazzo a misura d’uomo.A misura tua e mia.Ieri “il fumo fa male”, e la mia figura specchiata che sono avvezza guardare, era interamente coperta dalla tua. Ugualmente capace di librare le mani, trovando pace sulla tua schiena.Comincia ad intrigarmi “abitudine”: non sarei riuscita a battezzarla nel modo migliore.Nonostante quel nome di persona sembri tendere ad infinito, e abbia insito quel qualcosa di infido.. qui è appena nata, alla seconda e sembra non poter (r)aggiungere altri numeri. Ora. Ora no.Positivo, però.Sempre positivo. Raggiungiamo la metà del letto, ancora a cavalcioni del nulla.Ti prendo la mano destra, e tu in risposta osi la mia stessa… destra.Accetto senza degnarmi d’annuire. Mi hanno sempre suggerito non serva, in questi casi.In un momento mi trovo a spalleggiare l’ortodossia di non sentirmi sottomessa.Aprendomi alla vibrazione di te. Sei sopra di me, senza la pretesa di onniscienza, la mia.Ma l’onnipotenza di chi combacia con la pancia sulla schiena.Mi prende, via.