"VITA è ADESSO "

della pura terra

 

LAURA FABIAN

L
 

REINCARNAZIONE

Reincarnation

 

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SBRIGATI IL TEMPO VOLA !!!

 

PICCOLA PILLOLA

La società ci insegna

ad amare le cose

Non ascoltiamola,

impariamo ad amare

       la Vita !!

 

 

PABLO NERUDA

preghiera al Sole

Padre Viracocha

tu che dici

"e giorno sia";

tu che dici

"che albeggi e vi sia luce "

tuo figlio il giorno

inceda,

affinché l'uomo

tua creatura, sia

illuminato.

Padre Viracocha,

cosi come il re del giorno

splende in pace e libero ,

anche la luna,

posta da te nella notte,

illumini,non abbia

alcun male, alcun dolore.

donale

pace e libertà.

Pablo Neruda 

 

 

 

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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 16 Agosto 2008 da Madhya7
 

Un’amicizia la si puo paragonare  ad un fiore, e la vita ad un giardino, l’uno fa parte dell’altro. La vita senza amicizia è come un giardino senza fiori. Dunque senza colore e senza profumo. Un fiore è una cosa meravigliosa ma è anche molto fragile, li ci vuole una cura quotidiana affinché  possa conservare a lungo la sua bellezza.

Uguale è l’amicizia essa necessita di una cura conforma e regolare ed un rapporto autentico e sincero, altrimenti si perde nell’oblio. C’è una sola differenza tra un fiore e un’amicizia, un fiore ci accompagnerà per un certo periodo, dopo di che morirà qualunque cosa si farà. Invece per l’amicizia "quella vera" potrà essere eterna, anche quando non ci saremo piu, da qualche parte essa dimorerà !!!

           

Barre-dentelle

                     
        

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Commenti al Post:
alidifarfalla5
alidifarfalla5 il 17/08/08 alle 12:29 via WEB
felice domenica, hai inserito una delle mie canzoni preferite, grazie
 
alidifarfalla5
alidifarfalla5 il 17/08/08 alle 12:29 via WEB
Narra la leggenda aurea che: una volta fu regalata a S. Giovanni una pernice viva ed egli cominciò ad accarezzarla. Lo vide un giovinetto che disse ridendo ai suoi amici: «Guardate quel vecchio che si diverte con una pernice come un bambino». Il beato Giovanni indovinò queste parole per quanto non le udisse, chiamò a sé il giovinetto e gli chiese che cosa tenesse in mano. Rispose quegli che aveva l’arco per colpire a volo gli uccelli e le altre bestie. «Come fai?», domandò l’apostolo. Allora il giovane tese l’arco: e il santo taceva. Distese poi il giovane l’arco e il santo disse: «Perché l’hai disteso?». E quello: Se un arco viene teso troppo a lungo è più debole nello scagliare le frecce». Rispose il santo: «Nello stesso modo la natura umana, che è fragile, sarebbe meno atta alla contemplazione se non volesse mai cedere alla sua fragilità. L’aquila vola più in alto di ogni altro uccello e fissa il suo occhio sul sole ma non disdegna di scendere in basso se la necessità lo richiede: così lo spirito umano quando per un poco si ritrae dalla contemplazione, con più lena poi si slancia verso le regioni celesti». Ecco, lo spirito profondo del quarto vangelo è racchiuso in questa espressione: la fragilità umana è divenuta tempio della grandezza di Dio e l’uomo, nel momento in cui accetta lo scandalo dell’Incarnazione e della croce, diventa capace di contemplare il Mistero e di riconoscere in Gesù di Nazareth, il Cristo Figlio di Dio, il Verbo fatto carne. Chi comprende questo? Il prologo risponde: Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. a quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati. Il quarto vangelo si rivolge a quanti sono generati da Dio e sono perciò capaci, per la loro intima somiglianza con Lui, ad entrare nel suo stesso modo di vedere.
 
 
Madhya7
Madhya7 il 18/08/08 alle 11:16 via WEB
Ti ringrazio del tuo commento, mi ha fatto piacere il tuo interesse,Ciao Madhya Buona giornata !
 
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"Il regno di Dio è dentro di voi e tutto intorno a voi, non in palazzi di pietra. Comparirò nel pezzo di legno che spacchi, mi troverai sotto la pietra che sollevi. Chiunque ne scoprà il significato non conoscerà la morte"

 

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E VENNE LA POESIA ... DI PABLO NERUDA

E fu a quell'età... Venne la poesia
a cercarmi. Non so, non so da dove
uscì, da quale inverno o fiume.

Non so come ne' quando,
no, non eran voci, non erano
parole, ne' silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
all'improvviso tra gli altri,
tra fuochi violenti
o mentre rincasavo solo,
era lì senza volto
e mi toccava.

Io non sapevo che cosa dire, la mia bocca
non sapeva
chiamare per nome,
i miei occhi erano ciechi,
e qualcosa pulsava nella mia anima,
febbre o ali perdute,
e mi formai da solo,
decifrando
quella bruciatura,
e scrissi il primo verso vago,
vago, senza corpo, pura
sciocchezza,
pura saggezza
di colui che nulla sa,
e vidi all'improvviso
il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni palpitanti,
l'ombra trafitta,
crivellata
da frecce, fuoco e fiori,
la notte travolgente, l'universo.
E io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
mi sentii parte pura
dell'abisso,
ruotai insieme alle stelle,
il mio cuore si distese nel vento
 
 Pablo Neruda

 
 
 

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