Madre Terra

La Dea Madre di Vicofertile 


Era la dea madre, la grande divinità della vita, della morte e della rinascita. Nel marzo 2006 una statuina femminile che la raffigura è stata trovata a Vicofertile, in provincia di Parma, in una sepoltura risalente alla metà del V millennio a.C., dunque al Neolitico pieno (cultura dei Vasi a Bocca Quadrata).Statuette, generalmente frammentarie, che riproducono la dea erano già state trovate in diversi insediamenti neolitici; è però la prima volta che, nell'Italia settentrionale, una statuetta raffigurante la dea madre viene rinvenuta all'interno di una sepoltura e per giunta intera.La statuetta, che fa parte del corredo funerario di una donna matura, era posta davanti al viso della defunta, al di sopra del suo braccio sinistro piegato; nella stessa sepoltura sono stati trovati anche due vasetti, uno con imboccatura quadrata e l’altro con stretto orlo svasato, a imitazione del tipo di vaso di origine peninsulare (“Ollette tipo Serra d’Alto”).
La statuetta è di ceramica d’impasto nero mal cotta, fattore che indica che sia stata fatta unicamente per uso funerario. È lunga quasi 20 cm e raffigura una donna seduta, con il volto ovale nel quale sono segnati gli occhi a fessura e il naso prominente, i capelli lunghi, il busto esile con i seni triangolari, le braccia staccate dal busto e piegate con le mani che si congiungono all’altezza della vita. La parte inferiore è massiccia, con le gambe piegate e i piedi indistinti. Alcuni dettagli, come le dita delle mani, indicano l’estrema cura nella realizzazione.La statuina appartiene alla tipologia classica delle statuine della cultura “dei Vasi a Bocca Quadrata”, già nota da vari frammenti di dimensioni più ridotte, tutti rinvenuti in contesti di abitato o in grotte. La straordinarietà del ritrovamento sta quindi nel fatto che sia la più grande e la prima rinvenuta intera e in un contesto sepolcrale.Affiancano la sepoltura della donna 4 sepolture maschili: a destra quella di un bambino di 7-8 anni con due asce di pietra levigata, a sinistra quella di un giovane di 20 anni con una lama di ossidiana e una piccola ascia mentre le sepolture dei due giovani - poste a maggior distanza - non hanno corredo. Anche se deve ancora essere indagato l’eventuale rapporto tra le 5 sepolture è innegabile la centralità della sepoltura femminile. Tutti i defunti sono posti nella tipica posizione neolitica “del sonno”, rannicchiata sul fianco sinistro, col capo ad est e il volto verso sud.
Ricostruzione di una sepoltura ad inumazione del Neolitico Medio (Cultura dei Vasi a BoccaQuadrata, IV millennio a.C.) da Quinzano, Verona.LA DEA MADRELa spiritualità dei popoli privi di scrittura può essere solamente intuita a partire dagli oggetti di culto e dalle testimonianze artistiche. Nel caso della religiosità dei più antichi popoli agricoli, numerosi idoletti femminili presenti nel Vicino Oriente e nell’Europa sud-orientale, fino all’Italia, sono ritenuti la raffigurazione simbolica della dea madre.Si tratta della rappresentazione di un culto della fertilità che viene generalmente espresso, pur con notevole variabilità, con i tratti di una donna obesa o quantomeno caratterizzata da una marcata accentuazione del bacino e del sesso, sedi del concepimento e della nascita. Questa venerazione della dea madre sembra essersi propagata attraverso tutte le più antiche comunità agricole, di pari passo con la diffusione dell’agricoltura, a partire dall’VIII millennio a.C. E’ rarissima, in questi contesti, la raffigurazione del maschio mentre il simbolo della virilità sembra spesso essere rappresentato dall’immagine del toro o delle sue corna.In realtà anche nell’antichissima arte paleolitica, espressione delle comunità di cacciatori, compare spesso un’immagine femminile che sembra dimostrare come la donna, in quanto generatrice, sia sempre stata il simbolo della vita e della riproduzione. Per le popolazioni di agricoltori, tuttavia, essa si carica di nuovi significati, essendo assimilata alla terra fecondata dal cui grembo nasce, ogni anno, la vegetazione che assicura il sostentamento alle comunità umane.Il ciclo regolare della vegetazione che nasce, muore e rinasce diventa allora una promessa di rinascita anche per gli esseri umani e la dea madre/madre terra diventa, di conseguenza, la signora della vita, della morte e della rinascita. E’ questa la ragione della presenza di idoletti femminili in alcune tombe del Vicino Oriente, dell’Europa sud-orientale, della Sardegna e adesso – grazie al ritrovamento di Vicofertile - anche dell’Italia settentrionale.Ogni gruppo culturale ha espresso l’immagine della dea in uno stile peculiare e talvolta in più forme differenti, che secondo alcuni studiosi potrebbero essere indicativi dei molteplici aspetti della natura divina della dea madre.( Articolo di Carla Conti, informazioni scientifiche di Maria Bernabò Brea, da http://www.archeobo.arti.beniculturali.it