Madre Terra

"La Marmotta": uno scavo archeologico subacqueo


Notizia 2002: Ottomila anni dopo, riemerge la piccola Dea Madre del lago di Bracciano. Un importante ritrovamento avvenuto nel corso delle ricerche subacquee condotte dalla Soprintendenza Speciale del Museo Nazionale Etnografico “Luigi Pigorini”, sotto la direzione di Maria Antonietta Fugazzola Delpino, in località “La Marmotta” (Anguillara Sabazia, Roma). - La piccola e raffinata scultura in steatite può essere ammirata al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” -
La piccola "dea madre" del Lago di BraccianoAll'interno del grande villaggio neolitico de "La Marmotta", oggi sommerso dalle acque del Lago di Bracciano, è stata trovata una statuetta a tutto tondo, in steatite, che riproduce in modo estremamente realistico una figura femminile particolarmente florida. Mentre dal punto di vista stilistico vaghi confronti istituibili con statuine muliebri trovate in Europa in giacimenti paleolitici sembrerebbero poter indicare un'attribuzione della statuetta al Paleolitico, altri particolari tipologici e soprattutto il contesto del rinvenimento - una particolare struttura con elementi collegabili a pratiche di culto - rendono più che palusibile il suo paragone con le numerose statuine femminili neolitiche trovate in abitazioni o nei cosiddetti "santuari" dell'area mediterranea e danubiano-balcanica. Si ipotizza infine che l'antico artefice abbia voluto rappresentare nella figura femminile semi-assisa, in atteggiamento regale, la grande "dea madre" protettrice della fecondità e della fertilità. Maria Antonietta Fugazzola Delpino
Il ContestoGli scavi che dal 1989 si conducono sul fondale del lago di Bracciano in località "La Marmotta" vicino Anguillara Sabazia (Roma), a circa 360 metri dalla riva e ad 8 metri di profondità sotto il limo lacustre, hanno aiutato gli archeologi conoscere meglio le modalità di vita di un villaggio neolitico.Sulla base sia delle datazioni al C14 che delle caratteristiche della sua cultura materiale, il villaggio della Marmotta può essere considerato il più antico insediamento del Neolitico dell'Europa occidentale; esso permette di collocare l'inizio del fenomeno dell'occupazione delle rive lacustri già nella prima metà del VI millennio a.C.
Le ceramiche, numerosissime, dalle forme, dimensioni e funzioni più svariate, comprendono dai piccoli bicchieri e dai piatti da mensa ai grandi contenitori per i liquidi e le derrate alimentari, ai modellini d'imbarcazione.Le strutture e gli oggetti di legno e di cesteria, (falcetti, spolette, tazze, piatti, cucchiai, grossi contenitori, panieri, cesti), le imbarcazioni quali la piroga permettono anche di classificare gli alberi e le piante allora presenti e di conoscere la grande abilità delle tecniche di lavorazione degli abitanti del villaggio.Erano coltivati cereali e leguminose (farro, farro piccolo, orzo, frumento tenero e duro, lenticchie, piselli, ervo, cicerchiella) e allevati pecore, capre, bovini e suini che fornivano la quantità di proteine animali necessarie alla comunità.Il lino (Linum usatissimus) ed il papavero da oppio (Papaver sonniferum) erano altre due specie coltivate nei campi intorno al villaggio. Il lino per ottenere le fibre da filare per la tessitura degli indumenti e i semi utilizzabili nell'alimentazione anche sotto forma di olio; il papavero da oppio per la raccolta del seme come alimento ed olio e per il lattice utilizzato come sostanza medicamentosa e stupefacente (in questo caso legato probabilmente a pratiche di culto).
La piroga monossile (ricavata da un unico tronco)Il lago, oltre ad essere un ambiente ricco di risorse alimentari, rappresentava per le genti neolitiche una comoda e veloce via di comunicazione. L'esistenza di imbarcazioni è chiaramente testimoniata dal rinvenimento di una grande piroga e da numerosi modellini di imbarcazioni in ceramica conservati all'interno delle capanne, probabilmente collegati a pratiche di culto.In un settore del villaggio vicino all'antica sponda è stata ritrovata una grande piroga, incastrata tra alcuni pali verticali infissi nel terreno in modo da fermarla nella posizione più ottimale per potere eseguire con sicurezza le operazioni necessarie alla sua costruzione.L'imbarcazione è ricavata da un unico tronco di quercia, è lunga 10,5 m circa e larga 1,08 m a poppa, con forma leggermente rastremata a prua.L'esterno era stato completamente scortecciato, il fondo appiattito, la parte di poppa sagomata in modo da formare una specie di chiglia. All'interno sono ben visibili le tracce di lavorazione lasciate dalle asce in pietra levigata e altri strumenti litici.Al suo interno sono stati rinvenuti, adagiati sul fondo, tre grandi manufatti lignei, realizzati anch’essi per permettere una migliore tenuta e navigabilità dello scafo.
(dal web
)Link:- Museo Pigorini - La Voce del Lago