Madre Terra

Le dee e gli dei dentro di noi 


Come si trasformano le relazioni con gli archetipi del maschile e del femminile: un'intervista con Jean Shinoda Bolen, di Lila Forest, 1987Jean Shinoda Bolen, M.D., è l'autrice di The Tao of Psychology e le Dee dentro la donna. E' un' analista jungiana e Professoressa di Psicologia Clinica all'Università della California a San Francisco. E' membro del collegio di amministrazione della Foundation for Woman e tiene numerosi seminari per tutta l'America.Lila: Nel suo libro "Le dee dentro la donna" disegna una serie di qualità connesse alle Dee della mitologia greca e descrive come esse si manifestano nelle donne moderne. In termini psicologici ci si riferisce a un "dio" o ad una "dea" come ad un archetipo. Potremmo cominciare con la sua definizione di archetipo?Jean: Vedo l'archetipo come una possibilità. Quello che puo' divenire una personalita'. E' come una manciata di sale in una soluzione: la struttura cristallina e' sottesa, ma non si vede fino a che non c'e' abbastanza materiale da cristallizzare. Lo stesso accade nella personalità umana: data una certa energia, un certo modello, una certa esperienza, una certa cultura, e un archetipo verra' costellato.Lila: Pensa che con l'evoluzione della persona si evolva anche l'archetipo?Jean: Si, penso che si evolvano. Rupert Sheldrake, che ha sviluppato la teoria dei campi morfogenetici, postula che quando un certo numero di individui cambiano i loro modelli comportamentali, sia piu' facile per gli altri cambiare. In effetti egli descrive un modello dove cambiano gli archetipi. Nella storia della razza umana, ci deve essere stata una evoluzione delle funzioni specializzate. C'e' stata una diversificazione culturale attraverso i secoli, soprattutto per quanto riguarda le donne.Questo e' probabilmente per una donna il momento migliore per vivere una serie di esperienze. Siamo in un momento in cui dobbiamo saper combinare assieme una relazione, il lavoro, il relax, la nostra creatività, e lo sviluppo di vari aspetti è favorito sin dall'infanzia. Penso alla mia bambina di 7 anni, e la squadra di calcio dove gioca. Penso che sta imparando a fare gioco di squadra e a sviluppare la sua competitività, come essere capace di fare qualcosa fisicamente come la mia generazione non è stata mai in grado.La ragione per parlare degli archetipi piuttosto che di ruoli, è nella differenza con la quale facciamo le esperienze. Ad esempio, negli anni del baby boom, quando da tutte le donne ci si aspettava dei bambini, alcune si adeguavano alle aspettative ma l'archetipo non era attivato nelle loro menti, e questo significa che il loro ruolo non aveva molto significato per loro. Questo ha fatto si che i loro bambini sentissero una mancanza.Donne con un forte istinto materno, che io identifico con Cerere, possono prendere la decisione di crescere un figlio da sole (considerando quanto è difficile essere ragazze-madri) perche' nel profondo della loro anima sanno che questo ruolo riempie di significato la loro vita. Alcune donne sanno sin dall'adolescenza che avere un figlio è quello che vogliono, perchè l'archetipo è presente sin dall'inizio. Altre donne, come me, non sperimentano l'archetipo fino alla gravidanza. L'atto di aspettare un bambino e lo sbalzo ormonale ha attivato l'archetipo nella mia psiche. Sono felice di aver raggiunto l'età fertile senza decidere se avere o no bambini, così ho potuto scegliere.Lila: Ma sta dicendo che per alcune donne anche avere l'esperienza fisica non attiva l'archetipo?Jean: Si; so che è molto triste, perchè esse sentono una mancanza che si riflette anche sui figli, e sui cui esse sentono di non avere controllo.Penso agli archetipi delle Dee vulnerabili: Cerere, la madre ed Era, la moglie. Se si è attivato quell'archetipo, essere moglie è qualcosa che si sente profondamente; non si sta semplicemente seguendo quello che gli altri ci dicono di fare. Spesso una donna può avere una vita molto piena, ma sentire - come mi disse una donna una volta - un buco dentro perchè non aveva un compagno. Adesso è più facile trovare qualcuna che segue il modello di Artemide, che è una dea "vergine", o "una in sè stessa" e allora essa sperimenterà il matrimonio come imprigionante, piuttosto che una realizzazione, o come Persefone, e allora lo sentirà come un atto di violenza.Per alcune donne la solitudine è una espressione di quello che sono: esse preferiscono passare la loro vita senza entrare in intimità con un uomo; possono entrare in un ordine contemplativo, ma la nostra società all'insegna dello stare insieme le fa sentire "sbagliate"..Lila: Se si inventasse un nuovo pantheon di Dee greche, ci sarebbero nuove dee e nuovi archetipi?Jean: Quello che è nuovo non è che un altro aspetto della Dea. In altre parole tutte le dee emergono dalla Grande Dea: essa era tutto. Poi quando si diffuse il patriarcato la Dea scivolò nell'inconscio, e aspetti differenziati ne emersero. Quello che dobbiamo fare con queste parti è ricomporle ed integrarle nella psiche. Quella che ne risulterà sarà una donna con le qualità di differenti dee, integrate fra di loro.Sto lavorando su un libro che tratta degli archetipi degli uomini ed una delle cose di cui mi sono accorta è che fra le divinità maschili manca il dio della compassione. Sento che questa qualità sia cambiata da quei tempi. Gli archetipi che hanno sostituito quelli greci sono quelli cristiani, ed in particolare la figura di Gesù. Egli non rassomiglia alle divinità greche, ha quella dimensione della compassione che manca ai primi.Lila: Mi sta dicendo che se aggiungesse Gesù al pantheon degli dei avrebbe allora un quadro completo, o manca ancora qualche cosa?Jean: Penso che quello che manchi è quello che accade quando il maschile ed il femminile sono differenti aspetti della divinità, ma allo stesso tempo sono molti differenziati. Gli dei e le dee greche sono il prodotto di una cultura patriarcale dove il potere è il fulcro del sistema, e dove chi comanda è un padre molto poco paterno: prima Urano, poi Saturno e quindi Giove. Penso che l'aspetto paterno emerga potentemente negli anni 80. Proprio oggi parlavo con un uomo padre di un ragazzo di 13 anni ed una ragazza di 11, che chiedeva del tempo per sé, ma allo stesso tempo si sentiva in colpa nel lasciare la moglie da sola. Questa è una consapevolezza nuova per l'uomo! Egli non si sentiva solo un aiuto per la moglie, e non considerava la cura dei bambini e della casa un compito della moglie.Lila: Parliamo dell'esigenza dell'uomo di mettersi in contatto con l'energia virile, il Selvaggio, come rappresentato da Robert Bly. Molto uomini non sanno come entrare in contatto con questa loro parte e molte donne dicono di essere attratte da un compagno gentile ed amorevole, ma allo stesso tempo sembrano attratte da qualità maschili tradizionalmente piu' virili.Jean: Penso che gli uomini siano confusi su quello che le donne vogliono da loro, perchè siamo in un periodo di transizione, ed abbiamo due differenti nozioni di quello che deve essere un uomo, abbiamo in testa due differenti modelli.Se un uomo è assertivo, tradizionale, "maschio" c'è un lato della donna che comprende che egli può essere più gentile, e quando lo vede troppo "macho" non le piace. Ma quando egli cambia, che lo faccia per lei o per le pressioni della società, la donna sente che c'è una parte di lui che manca. I due poli di quello che deve essere un uomo non sono integrati nella sua testa.Quando l'energia positiva maschile è integrata con la compassione e la sensibilità, si hanno esseri umani (di entrambi i sessi) che sono consapevoli dei loro sentimenti e che hanno abbastanza esperienza per avere una loro opinione ed un modello comportamentale. Essi hanno la capacità di affermare la loro verità, e di esserle fedeli. Significa incontrare qualcuno che è una presenza nella propria vita. Non è una questione di potere, di dominare o di essere pressanti. E' il fatto che una persona prende una posizione basata sull'autenticità e la mantiene. Sa ascoltare la persona che gli sta di fronte, ma non è un uomo debole.Le donne spesso non parlano direttamente agli uomini, perchè pensano che essi non sappiano affrontare la verità. Così non c'è rispetto, come se l'uomo non fosse abbastanza grande o forte per ascoltare. Serve coraggio per parlare a voce alta, per dire "La penso differentemente".Lila: Bly e gli altri coinvolti in questo progetto incoraggiano gli uomini a trovare questo tipo di forza?Jean: Ho incontrato almeno tre uomini che hanno partecipato ai seminari di Bly e li hanno trovato molto belli. Parte di essi consistono in una celebrazione dell'energia maschile.Io stessa ricordo la consapevolezza dell'orgoglio di essere donna, in una stanza piena di dottoresse come me, mentre poco prima ognuna di noi si sentiva una eccezione. Penso che gli uomini provino un sentimento del genere. Sentono di avere del potere, e allo stesso tempo si sentono in colpa per esso: è la stessa eccitazione che sento nei movimenti femminili. E' reclamare tutta la propria personalità in un modo significativo.Dalle mie esperienze con gli uomini sento che essere un uomo è più difficile che essere una donna. Penso che gli uomini, specie nella mezza età si sentono stretti in un dilemma: ci si aspetta che abbiano successo, e man mano che il tempo passa il lavoro, che per loro è una fonte di identità, assume sempre meno importanza e così diventano sempre più depressi. Quello che manca loro è un legame con il Sè, la conoscenza di chi sono oltre il loro ruolo.Il movimento di Bly dà loro una coesione, come altre esperienze forti, la guerra ad esempio. Quando gli uomini dividono una situazione di guerra, c'è un lasciar cadere le barriere fra loro ed una spontaneità che manca in altre situazioni.Lila: Così una delle cose che potremmo fare per distogliere gli uomini dalla guerra, è trovare altre vie per avvicinarli, alcune esperienze estreme.Jean: Sin dall'inizio della vita in utero, i bambini sono più vulnerabili: alcuni vengono abortiti naturalmente, alcuni muoiono nei primi giorni di vita, alcuni sono dislessici. C'è una vulnerabilità che li accompagna tutta la vita e che li costringe ad indossare una maschera per farli sentire piu' forti. Essi si trovano sin dall'infanzia nella necessità di indossare una "persona" che dica "Sono forte, non sono come le ragazze". Lila: Ha qualche intuizione nell'immaginare dove stiamo andando? Pensa che stiamo tornando verso il matriarcato?Jean: No, ma allo stesso tempo penso che ci aspetta un momento in cui la spiritualità femminile condizionerà la cultura. Penso che ci stiamo spostando da una cultura patriarcale verso una concezione della divinità che è maschile, ma allo stesso tempo femminile, e che si può parlare del ritorno della Dea, con la scoperta dei frammenti di Nag Hammady, il lavoro di Elaine Pagel sugli gnostici, con il ritorno della Sophia nel Cristianesimo e della Shekinah nel Giudaismo - il ritorno del lato femminile di dio. E quando questo accadrà, molte cose cambieranno. Specificamente penso che questo ci porterà ad un cambiamento nell'etica. Avrà a che fare con la Vita e con la Terra.Lila: Vorrebbe dire non si tratterà di un nuovo matriarcato, cioè il controllo delle donne sugli uomini, ma dove valori tradizionalmente femminili diventeranno centrali?Jean: Se non un ruolo primario, sicuramente più importante di quello che hanno avuto. Lo vediamo con il movimento contro il nucleare, i Verdi, l'ecologia, il movimento verso una consapevolezza globale. Quello che sta succedendo che l'etica patriarcale, gerarchica, fondata sul dominio sugli altri diventa un'etica basata sugli divisione con altri. Non è un matriarcato. Dobbiamo trovare una nuova parola per essa. Dobbiamo sperare che non sia un cambio di potere, ma che il potere diventi bilanciato, basato sull'interdipendenza reciproca. So che è molto idealistico, comunque...Lila: Ma i semi ci sono, non è vero?Jean: I semi sembrano esserci, altrimenti siamo condannati.Fonte: Le dee e gli dei...