Maestra Mecala

Tra il se' è l'altro: cooperare oltre la retorica


Nessuno è sufficiente a se stesso e necessita della relazione per la Sua sopravvivenza. C'è un bisogno dell'altro con cui l'essere umano da sempre si rapporta, il bisogno di sentirsi riconosciuto di cui tutti siamo portatori sani e in ragione del quale abbiamo necessità di non stare da soli. Sembra un inutile sottolineatura, quasi una ridondanza ricordare questa condizione naturale che ogni essere si trova a vivere insieme al suo simile ma non lo sembra affatto, oggi, purtroppo.  In questo periodo storico la relazione assume sempre di più i colori della pura retorica: ossia la celebrazione esclusivamente teorica di un valore che non trova riscontro nell'esperienza quotidiana. Si parla di rispetto, amicizia, solidarietà usando spesso grandi parole, piene di pathos e mistificazioni  ma si fatica a vivere l'esperienza con l'altro.La società narcisistica, ormai, sostituisce il legame con l'altro con l'idea di consumo dell'altro: " mi servi e mi piaci finché mi aduli, finché somigli a ciò che di te voglio che tu sia" . Finito questo incanto ti stritolo nella morsa delle disconferme, ti allontano senza prendermene la responsabilità semplicemente ferendoti. Questa la società della deresponsabilizzazione  della cura dell'altro, dove è più semplice fagocitare che condividere le risorse. Dove è più facile confermare e rinforzare le spinte egoistiche legate, fin dall'infanzia al bisogno di autoaffermazione, piuttosto che rischiare di affidarsi nella più genuina fragilità.Come fare ad esorcizzare questa deriva del senso fondante della stessa umanità ?Per viverla come esperienza piena ed efficace occorre essere educati, pertanto essa è oggetto di educabilita'.   Basta davvero poco per costruire azioni di cooperazione.Cominciamo a ricordarci costantemente che nessuno è sufficiente a se stesso. Senza l'altro con cui rapportarsi l'io perde il senso evolutivo della scoperta di se. Non c'è nulla di scandaloso nel riconoscimento di questa incompiutezza, di questa fragilità, che appartiene a tutti i protagonisti di una relazione, a me quanto all'altro.Non cerchiamo di proteggerci ad ogni costo da delusioni possibili e sofferenze, ma apriamoci all'incontro, al rischio e all'impegno che esso comporta, alla fiducia e alla responsabilità che esso richiede. Rendiamoci conto che essere autonomi non vuol dire fare tutto da se' ma essere capaci di chiedere aiuto. Potremmo, così, costruire delle azioni di relazione vera, un po' come fa la volpe con il piccolo principe .Le prassi educative alla base del riconoscimento del diritto alla relazione passano per piccoli e semplici occasioni da vivere: produrre insieme narrazioni, vivere esperienze e raccontarsele, consapevolizzarevi ruoli nelle esperienze. Raccontarsi i vissuti.correggersi scambievolmente gli errori, offrirsi dei feedback, donarsi punti di vistaconoscersi reciprocamente aiutandosi l'un l'altro a cercare punti di forza e di debolezzaconcorrere insieme alla soluzione di situazioni problematiche.guardare negli occhi l'altro e chiedergli come si sente  ascoltatiascolta per poter andare oltre il limite del giudizio a priori.