UNA NUOVA ALBA

Post N° 547


È passato quasi un anno dall’ultima volta che ci siamo visti.Sapevo che uscire con lui mi avrebbe causato in me uno stato di confusione. Non so se sia il termine giusto. Di sicuro avevo voglia di vederlo. Sapevo pure come sarebbe finita la serata.L’ho sempre definito uno stronzo, simpatico, ma stronzo e gliel’ho sempre detto. Anche ieri sera. Ed io per lui sono una rompipalle. Così a volte mi definisce, anche se ieri sera non l’ha voluto ammettere ed io so di esserlo. Siamo amici, o forse no, visto che c’è sempre stata attrazione tra di noi, ma il nostro essere completamente diversi ci porta a delle discussioni spesso e volentieri per poi non sentirci, a volte anche per mesi. Ma poi, chi prima uno o chi prima l’altro ci troviamo a cercarci.Appuntamento 20.15. Arrivo puntualissima e gli scrivo chiedendo dove fosse. Risponde che è ancora a Padova al lavoro e che si sarebbe liberato tra 10 minuti e che in 40 minuti al massimo sarebbe arrivato.Stronzo! È stata la prima cosa che ho pensato.Come il suo solito. Nemmeno mi ha avvisato.Non so se rispondergli o meno. Credo che nemmeno se lo meriti. A distanza vedo un tipo in piedi, ma è buio. Penso che sia lui, ma in un baleno se ne va questa falsa speranza. Rispondo “Avvisare no? Così facevo a meno di correre!” ed aggiungo un smile che sorride, per non dimostrarmi arrabbiata. Lui è permaloso e anch’io lo sono. Spesso e volentieri ci punzecchiamo.Decido di sentire la mia “sorellina”, così mi sarei sfogata, almeno con lei avrei potuto mandarlo a quel paese. Ma qualche istante prima che lei mi chiami mi scrive “Ahaha, sono qui fuori che ti aspetto”. Scendo dalla mia macchina, saluto la mia amica al telefono e gli vado incontro e lo stesso fa lui.Si presenta con un sorriso enorme.Stronzo.Aggiunge che aspettava fuori perché sperava che se avessi parcheggiato lì vicino, avrebbe visto la mia faccia mentre leggevo il messaggio che doveva ancora arrivare.Ripeto, stronzo.Entrambi venivamo diretti dal lavoro e siamo entrati in quel locale per un aperitivo. Dall’aperitivo siamo passati ad un calice enorme di vino rosso con dell’affettato che era una specialità e qualche pomodorino da mangiare con del pane.Tra le chiacchiere e le nostre pene d’amore (più mie che sue, visto che m’ha fatto intendere che le mille storielle brevi che aveva avuto erano di poco conto), che le abbiamo buttate in ridere, finalmente sono riuscita a bere il mio bicchiere di vino, finché lui in totale ne beve ben 3 e poi mi dice che mi voleva portare in un posto carino, un’enoteca che aveva scoperto di recente. Ancora vino? Ma per caso mi voleva ubriacare? Già gli avevo detto che non bevo quasi mai e che non reggo l’alcol. Il bello mi dice che sembra che ci stia riuscendo nel suo intento.Davanti a questo locale ci sono passata una miriade di volte, ma non c’ero mai entrata. Il signor del locale è un uomo paffuto con la barba e gentilissimo, tanto che ci ha raccontato un sacco di cose. Dalla spiegazione del vino, ma qui aveva trovato pan per i suoi denti visto che F. se ne intendeva, grazie ad un corso ora era enologo, mentre io li a dire “si”, “ok”…Un altro calice di vino rosso se n’è andato, fuori al freddo perché doveva fumarsi una sigaretta e così il signore sempre gentilmente ci ha spiegato di una serata che sarebbe avvenuta tra un mese circa. La notte bianco rossa. Ciò devi vini.Stavo per congelare fuori, c’erano poco più di 10 gradi ed indossavo solo una giacca.Rientriamo e sentendo le spiegazioni riguardo del vino che il titolare del locale consigliava a dei clienti, F. ne ordina altri due calici di bianco per noi. No, non ne potevo più. Camminavo con tacchi alti a spillo e credo che tra poco avrei iniziato a traballare oltre a non restare in maniera retta sullo sgabello al bancone. Ero allegra e solo a guardarlo mi veniva da ridere. Effetto del vino.Il bianco era un moscato buonissimo e lo dico io che non sono un’intenditrice. Non so spiegare il gusto, ma era un bianco quasi sull’arancio. Favoloso, il tutto accompagnato da qualche biscotto e poi ci ha portato pure degli stuzzichini che consistevano in un pezzetto di grana con del miele sopra, ma pure il miele era particolare, era quasi bianco. Insomma il tutto era eccellente ed io… ridevo. Effetto del vino e del fatto che vicino a lui stavo bene.Verso mezzanotte ce ne siamo andati e gli ho fatto vedere la trattoria dove io lavoro alla festa in quanto avrebbe intenzione di passare questa Domenica con i suoi amici.Ho fatto la stronza pure io per strada, perché i colli sono la mia casa ed i tornanti me li mangiavo e lui doveva starmi dietro con la sua macchina perché poi ognuno dei due se ne andava a casa propria.Ho pure scoperto che gli piace il karaoke e che la prima volta che ne avremo occasione ci andremo assieme.Poi ad un certo punto, una volta la sopra, davanti un ad un bel cielo stellato anche se fresco, ad un panorama fantastico pieno di luci mi fa (Sa che non mi piace il fumo.) “Sigaretta o ti bacio?” ed io “Sigaretta!” ridendo. Così abbassa il finestrino e prende tutto l’occorrente per fumarsi una sigaretta ed io “Non si chiede, si fa”. Così molla tutto, mi prende e mi bacia.Sapevo che sarebbe successo. Era nell’aria. Ieri sera era come se ci fosse stata una calamita tra noi due. Volevo che succedesse e sentivo che sarebbe successo. È stato un solo bacio ed oltre non si sarebbe andati.Non mi aspetto nulla da lui. Lui è il classico tipo bello e stronzo, ma che ci posso fare? Ne sono attratta.Questa volta non mi fregherà anche lui. Oggi è nuovo giorno. Ieri sono stata bene, ma la cosa muore lì. Basta fantasticare o viaggiare tra le nuvole.Gli ho detto chiaro e tondo che il gioco lo conduco io, che non sarò un numero in più, una delle tante che ha avuto e che lui ritiene senza importanza. A queste parole lui si è bloccato e mi ha detto che io non sono una delle tante e che altrimenti non ci sarebbe sto gioco di prendi e scappa da due anni e che le cose strane a lui piacciono da morire. La cosa mi ha fatto piacere, ma sinceramente non ci credo più di tanto. Ho capito un po’ come funziona in generale l’uomo e a maggior ragione lui.Gli ho detto che dovevo andare. M’ha chiesto di stare lì ancora 10 minuti. Gli ho detto che avrei accettato solo se mi avesse cantato una canzone. Un’anticipazione di una serata al karaoke. A fatica m’ha detto di si e facendo partire il cd m’ha chiesto se avesse cantato quella canzone quanto sarei rimasta. L’ho lasciato cantare e alla fine gli ho detto che s’era guadagnato 3 minuti e 20 secondi, la durata della canzone, ma che aveva preferito lasciare trascorrere il tempo cantando. Così lui è scoppiato a ridere con quel sorriso che mi fa morire.Gli ho dato un bacio sulle labbra e me ne sono andata.