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La casa diroccata

Post n°139 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da DerSpinne

Mi ricordo, che nel vecchio quartiere c'era una casa diroccata. Usata dai tossici come luogo appartato per spararsi in vena una siringa colorata di morte.

Noi eravamo bambini, e per noi, era qualcosa di più.

Era una casa misteriosa, stregata, incantanta.

Aveva qualcosa da scoprire, qualcosa di pericoloso che ti attrae e respinge.
Era la porta del tempo, l'entrata di shagri-la, del paese dei balocchi.
Era la curiosità, che ci spingeva, inevitabilmente, ad entrare.

Più tardi, crescedo, ho ritrovato la stessa medesima sensazione con le donne che mi attraevano. Ma è un'altra storia.

A quel tempo era solo la magia.
Null'altro che la magia che avevano quelle pareti e quel lento sapore di polvere e muffa

La casa era gialla, sbiadita, scrostata, crivellata dai proiettili del tempo e dalle siringhe dei drogati. Aveva una scala divelta, che un tempo portava al piano superiore. Il resto erano mobili rotti e pezzi d'intonaco divelti.

La polvere era sicuramente polvere d'oro. Venuta dal Klondaike o dallo Yukon. Non poteva essere diversamente. Danzava illuminandosi ai raggi solari della finestra divelta.

Perchè la casa era diroccata? perchè era stata abbandonata così?

Noi non lo capivamo. Le case avevano la gente dentro. Ognuno di noi aveva la sua e così la gente che conoscevamo.

Quella stava lì e sicuramente un giorno era stata abitata, vissuta, pulita, amata.
Non capivamo cosa fosse successo. Una casa deve avere sempre delle persone, non poteva essere altrimenti.

C'entrava sicuramente un qualche sortilegio, una maledizione, un anatema.

Ma mentre stavamo lì, bastava un gatto al piano di sopra, per farci schizzare, correndo fuori. Paonazzi di paura, ci guardavamo divertiti, spaventati.

Ancora una volta la casa aveva mantenuto il suo mistero.
Aveva interrotto in una corsa sfrenata, ogni nostra domanda.
Lasciandoci fuori ad ansimare nel sole, divertiti, felici.

Poi un giorno, sono venute le ruspe. E la casa è stata tirata giù.

Via la polvere dello Yukon, i gatti che ci dormivano, la scala divelta, le siringhe dei tossici piantate nei muri, tutte le domande e tutte le magie.

Ci hanno costruito un supermercato. Forse è stata quello il giorno in cui ho capito.

Capito che la fanciullezza, era ormai andata.

 
 
 
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