Era la vigilia delle emozioni, dell'attesa, dell'uscita da scuola in anticipo, dei primi profumi di fuoco acceso, di legna umida che stentava a bruciare. La vigilia era un giorno che presentiva l'arrivo delle feste, quelle importanti, gli odori di un mondo incantato, per noi, piccoli, ancora da svelare.Era il giorno dei sapori speciali, di suoni e musiche che, al mattino, ci svegliavano ancora intirizziti dal sonno, il giorno che consegnava all'inverno le chiavi di casa.La cucina era spenta, il pentolino per scaldare il latte o la caffettiera non erano sui fornelli, come al solito. Il ‘digiuno' iniziava così: la tradizione prendeva posto con il trascorrere delle ore.Un'usanza che, negli anni a venire, ho scoperto appartenere all'Italia meridionale: dalla Campania fino alla Sicilia diverse storie raccontano di una ‘devozione' alla Madonna dell'Immacolata alla quale si offriva in voto il ‘digiuno', appunto, nel giorno della vigilia della Sua festività per ricordare una "grazia ricevuta". Da noi, in alcuni paesi, la ‘vigilia' era, invece, il giorno in cui si concludeva una ‘novena' in onore dell'Immacolata Concezione e che aveva inizio il 29 di novembre: il digiuno segnava la fine di un periodo di preghiera e l'inizio della preparazione al Natale.Si saltava la prima colazione, ma il momento del pranzo era un rito indimenticabile: si tornava da scuola affamati e pronti a gustare una prelibatezza, profumata, bianca di farina, golosa di mollica morbida e irresistibile, pronta per essere farcita con i condimenti più stuzzicanti che le nostre nonne avevano preparato e gelosamente conservato nelle dispense, proprio per quel giorno: la "Puccia".
Il digiuno della vigilia dell'Immacolata
Era la vigilia delle emozioni, dell'attesa, dell'uscita da scuola in anticipo, dei primi profumi di fuoco acceso, di legna umida che stentava a bruciare. La vigilia era un giorno che presentiva l'arrivo delle feste, quelle importanti, gli odori di un mondo incantato, per noi, piccoli, ancora da svelare.Era il giorno dei sapori speciali, di suoni e musiche che, al mattino, ci svegliavano ancora intirizziti dal sonno, il giorno che consegnava all'inverno le chiavi di casa.La cucina era spenta, il pentolino per scaldare il latte o la caffettiera non erano sui fornelli, come al solito. Il ‘digiuno' iniziava così: la tradizione prendeva posto con il trascorrere delle ore.Un'usanza che, negli anni a venire, ho scoperto appartenere all'Italia meridionale: dalla Campania fino alla Sicilia diverse storie raccontano di una ‘devozione' alla Madonna dell'Immacolata alla quale si offriva in voto il ‘digiuno', appunto, nel giorno della vigilia della Sua festività per ricordare una "grazia ricevuta". Da noi, in alcuni paesi, la ‘vigilia' era, invece, il giorno in cui si concludeva una ‘novena' in onore dell'Immacolata Concezione e che aveva inizio il 29 di novembre: il digiuno segnava la fine di un periodo di preghiera e l'inizio della preparazione al Natale.Si saltava la prima colazione, ma il momento del pranzo era un rito indimenticabile: si tornava da scuola affamati e pronti a gustare una prelibatezza, profumata, bianca di farina, golosa di mollica morbida e irresistibile, pronta per essere farcita con i condimenti più stuzzicanti che le nostre nonne avevano preparato e gelosamente conservato nelle dispense, proprio per quel giorno: la "Puccia".