Colori da indossare

Lettera di Don Gallo a Fabrizio De Andrè


LETTERA A DE ANDRE'di Don Andrea GalloCaro Faber, canto con te e con tante ragazze e ragazzi della mia comunità.Quanti Geordie o Miché o Marinella o Bocca di Rosa vivono accanto a me, nella mia città di mare, che è anche la tua. Anch’io ogni giorno, come prete, verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e per chi ha fame.Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo.Non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell’esclusione, nell’emarginazione, nella carcerazione. E ho scoperto con te, camminando per la via del Campo, che dai diamanti non nasce niente. Dal letame sbocciano i fiori.La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.Abbiamo riscoperto tutta la tua antologia dell’Amore: una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà. Ma soprattutto il tuo ricordo e le tue canzoni ci stimolano ad andare avanti.Caro Faber, tu non ci sei più, ma restano i migranti, gli emarginati, i pregiudizi, i diversi. Restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza…La Comunità di San Benedetto ha aperto una porta nella città di Genova, e già nel 1971 ascoltavamo il tuo album Tutti morimmo a stento.E in comunità bussano tanti personaggi derelitti, abbandonati, puttane, tossicomani, impiccati, aspiranti suicidi, traviati, adolescenti, bimbi impazziti per la guerra e l’esplosione atomica.Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente, che era ed è la nostra vita quotidiana nella comunità, abbiamo intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone, dalla solitudine può sorgere l’amore come a ogni inverno segue una primavera.È vero, caro Faber, loro, gli esclusi, i loro occhi troppo belli, sappiano essere belli anche ai nostri occhi. A noi, alla nostra comunità, che di quel mondo siamo e ci sentiamo parte. Ti lasciamo cantando la Storia di un impiegato, e la Canzone di maggio, che ci sembra sempre tanto attuale.Ti sentiamo così vicino e così stretto a noi quando, con i tuoi versi, dici: «E se credete ora che tutto sia come prima, perché avete votato la sicurezza e la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte. Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti».Caro Faber, tu parli all’uomo amando l’uomo, perché stringi la mano al cuore e risvegli il dubbio che Dio esiste. Grazie.