La vita che vorrei

Testamento di soldati


Morire al tempo di internet. I soldati delle guerre del passato spedivano a fatica lettere a casa, tenevano quella finale, la più preziosa, quella dell'addio ai familiari infilata nella giubba, sperando che non venisse mai recapitata. La guerra in Iraq e in Afghanistan è raccontata ogni giorno dai soldati americani che la combattono su internet, nei blog, nelle mail alle mogli, ai genitori, agli amici, ai figli, alle fidanzate. Chi muore lascia così una testimonianza elettronica dei suoi ultimi giorni, delle sue paure, della fatica, del passare dei giorni in un ambiente ostile, incomprensibile, e soprattutto cerca di condividere con chi legge l'angoscia di arrivare vivo alla fine di ogni giornata. Molti evitano i dettagli delle battaglie, una forma di rispetto, di tenerezza verso chi legge. E da lontano, grazie a internet, provano ad interagire con la vita che hanno lasciato a casa: mandano commenti e suggerimenti sui conti da pagare, sulle vacanze, la nascita di un figlio, la morte di un genitore e cercano di contenere le ansie di chi li aspetta. Ma poi non possono fare a meno di raccontare il caos, lo sfinimento di diciotto ore di pattugliamento, con 45 gradi di caldo, in mezzo alla polvere. Su internet i soldati scambiano le foto, mandano auguri, scaricano canzoni, cercano le risorse per non impazzire. Daniel era della Georgia, aveva 21 anni. Tutta la sua vita era in rete. "Questo posto dove stiamo" raccontava "è quasi surreale, spero di ritornare con la testa ancora a posto". Prima di ripartire per l'ultima volta, all'aeroporto, aveva messo una busta in mano a Katy, la sua ragazza. Come i soldati delle trincee della Prima Guerra Mondiale aveva scelto la carta, voleva lasciare in ricordo la sua calligrafia e qualcosa da poter stringere. Sopra la busta c'era scritto: "Non aprire a meno che non mi succeda qualcosa". Lei l'ha aperta tre giorni dopo. Tre giorni dopo che Daniel era saltato in aria per l'esplosione di una bomba artigianale. Aveva 21 anni. Se ne è andato senza avere nemmeno raggiunto l'età per potersi comprare una birra. Un caduto americano su sei in Iraq aveva meno di ventuno anni: era grande abbastanza per votare, per combattere, per morire in guerra, ma era considerato troppo piccolo per entrare in un bar e chiedere una birra.