La vita che vorrei

Ultimo scatto


Due proiettili sparati da un soldato qualunque, figuriamoci se quel militare della Thailandia poteva aver letto uno degli ultimi messaggi di Fabio: "Ogni giorno è un regalo. Fai del tuo meglio per essere felice. Ama tutti". Così scriveva Fabio, 45 anni, fotoreporter, milanese per caso, cittadino del mondo per mestiere e per passione. Politici di ogni colore fanno a gara a intingere le lacrime nell'inchiostro della retorica. Chi non lo conosceva bene, tira fuori i soliti luoghi comuni sui fotoreporter mai in pace, sempre a caccia di guai. Già, lui che poteva tranquillamente passare la sua vita professionale dietro una macchina fotografica, su un set patinato a ritrarre algide modelle. Con una di loro, si era pure fidanzato, era entrato nel giro. Ma la sua vera vita era questa: girare reportage in posti scomodi, o meno comodi: Brasile, Haiti, Sudafrica, India, per citarne qualcuno. Da qualche tempo si era fidanzato con una ragazza che vive a Taiwan. Insieme avevano deciso di andare a stare in Thailandia. "Perchè lì giri con una maglietta e le infradito e chissenefrega" aveva raccontato ai suoi amici tre mesi fa, prima di partire. Quegli stessi amici che lo hanno rivisto disteso, la maglietta sollevata dove i militari hanno fatto il tirassegno, gli altri fotografi, intorno, che cercano inutilmente di soccorrerlo. Anche loro con in testa un casco o un elemento, la scritta "Press", cioè stampa. Una scritta che ti salva da niente e qualche volta fa ancora paura.