La vita che vorrei

Halleluiah, Giulia


Non è una festa qualsiasi. Non è nemmeno un rave party qualunque. No, la Love Parade non è roba per cuori teneri, per ballerini della domenica, per frequentatori di discoteche nel fine settimana. La Love Parade è un sabba infernale, è la liberazione dei sensi, è la celebrazione del ritmo e la festa del corpo, è il party definitivo, senza limiti, senza regole, senza confini e il tutto è sostenuto dall'incessante pulsare della musica. Musica per ballare fino allo sfinimento, fino ad entrare in trance, lasciandosi portare via dal ritmo, con milioni di ragazzi che, all'unisono, si muovono, saltano, urlano, in una selvaggia celebrazione della libertà, della gioventù, dell'eccesso. È l'annullamento dell'individualità in favore di un respiro e di un ritmo collettivo. È l'abbandono del pensiero, la cancellazione della parola, la celebrazione del ritmo, in ogni sua forma, con tutta la sua forza. È un mondo parallelo, senza genitori, scuole, lavoro, obblighi, è l'affermazione di un "diritto alla festa" che la vita sembra voler negare ad una generazione che non ha molti motivi per sognare. Ci sono andato anche io, a una Love Parade, anni fa. Non mi era piaciuta, sinceramente, perchè quel ritmo così esasperato era troppo, per me. Soprattutto per il mio cuore: non ce la fa più, ormai, a reggere questi ritmi. Preferisce altri suoni, come quelli della natura, per esempio: mi fanno stare bene, anche da solo. Ma non era scritto da nessuna parte che dovesse, per forza, finire così, come a Duisburg. Non si muore negli stadi o ai grandi concerti, solo perché la folla è tanta. La realtà, invece, è terribile e il dramma oggi è davanti agli occhi di tutti. Forse è il caso di pensare diversamente a come celebrare questo "diritto alla festa" per celebrare l'amore e la musica. Forse è il caso di fermarsi, anzichè accelerare a palla.Halleluiah, Giulia, comunque. La bandiera della pace personalizzata con la scritta "Giulia" in un grosso cuore, sotto a una composizione di fiori azzurri, bianchi e lilla, Ti ha accompagnato in questo Tuo ultimo viaggio. Assieme alle note di "Halleluiah" e alla voce struggente di Leonard Cohen. "Too weird to live, too rare to die": "troppo strana per vivere, troppo rara per morire": una citazione tratta dal film "Paura e delirio a Las Vegas" quella che avevi scritto sul Tuo profilo. Ti consideravi uno "spirito libero", di "umore pazzo". Uno spirito libero che adesso può riposare, cullato dalle note che più amava. Halleluiah, Giulia.