La vita che vorrei

Scioperate pure, cocchi


La questione non è se i calciatori possano scioperare. La questione è dove lo trovino, in un momento come questo, il coraggio di scioperare. Non mi vengano a dire che lo fanno per i colleghi meno tutelati, i quali stanno comunque meglio dei loro coetanei con tre lauree. No, questa è gente che vive semplicemente fuori dal mondo. Il loro portavoce, un terzino che in pochi anni ha guadagnato più di quanto prenderà in tutta la sua vita uno scienziato, si è permesso di dire che i signorini protestano "contro lo status di oggetto con cui siamo trattati". Non gli basta poter andare dove vogliono, cioè dove li pagano meglio, anche a costo di fare le riserve delle riserve. Vogliono di più. E hanno ragione, forse.La colpa non è loro. La colpa è di quei dirigenti che continuano a corrispondere stipendi a dir poco allucinanti e poi li ricaricano sul prezzo del biglietto, determinando così la morìa di spettatori negli stadi. La colpa è di quei giornalisti che spremono pagine di interviste dalle loro meravigliose banalità e trasformano in maître-à-penser dei ragazzetti viziati che non leggono un libro e non conoscono una lingua, spesso neanche quella italiana. La colpa è dei tifosi, che hanno fame di idoli, come in politica di leader carismatici, e si dimenticano che i calciatori sono come gli omini del calciobalilla, perché quella che conta è solo la maglia, come in politica dovrebbero contare solo gli interessi e gli ideali.Scioperate pure, cocchi. Purché le società abbiano il buon gusto di devolvere le vostre sontuose trattenute a un fondo per laureati disoccupati.