La vita che vorrei

Carlà, ma va' a ...


Carla Bruni, anzi Carlà Bruni non è più di sinistra. Lo ha dichiarato lei, Madame Sarkozy in un’intervista, ed è una bella sorpresa, specialmente per la sinistra, che perso il voto di Carlà potrà dedicarsi a recuperare quelli della colf, della sciura che tiene famiglia ma fa fatica a tirare a fine mese, della ragazza che vorrebbe farsi una famiglia ma non ha i soldi per  poterla mantenere. Adieu, allora, Carlà: la "cremina" come venivano chiamate ai tempi della mia adolescenza le ragazze ricche, snob, enigmatiche. In una parola: stronze. Nel senso di crudeli, (anche) perché consideravano la rivoluzione e i rivoluzionari un giochino cerebrale con cui ingannare la noia di esistenze facilitate dal destino. Abbiamo apprezzato la sua eleganza e qualcuno si era convinto che nascondesse tesori di conoscenza. Ma il suo abbandono della sinistra va festeggiato, oggi, come un momento di libertà. Libertà di dire che i suoi dischi sono di una noia pazzesca (per dirla breve: fanno cagare) senza più correre il rischio di passare per insensibili. Libertà di vederla per quella che è: una donna di potere intelligente e spregiudicata, non una santa protettrice degli oppressi. Perché quelle come Carlà sono di destra dentro. E indossano le idee di sinistra come un vestito attillato che serve a fare colpo sugli illusi, ma prima o poi si strappa.