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Post n°57 pubblicato il 03 Agosto 2010 da ilmondocheiovorrei
La cena dei potenti a casa Vespa è stata analizzata in ogni minimo particolare. Tranne uno, dato evidentemente per scontato: cosa ci faceva Vespa? I giornalisti non dovrebbero organizzare cene per i potenti, né parteciparvi se non in incognito, con parrucca e registratore incorporato, per poi raccontarle sul giornale. Vespa festeggiava le nozze d’oro col mestiere, ma anziché gli amici ha invitato banchieri, politici, porporati nonchè il Presidente del ConSilvio: la controparte. Niente di personale, sia chiaro, sono uomini di mondo anche i giornalisti: intorno al biscotto del Potere ronzano vespe di ogni colore e d’estate a Roma fioriscono terrazze dove il critico contende un groviglio di bucatini al regista del film che dovrà recensire e il politico di sinistra suggerisce all’editorialista di sinistra che cosa scrivere nel prossimo articolo che il pubblico di sinistra non leggerà. Però, poi, non stupiamoci se i nostri padroni, cioè i lettori e i telespettatori, ci considerano parte di quella stessa casta dalla quale, a parole, prendiamo le distanze. Chi si autodeclassa da campanello d’allarme a carillon toglie credibilità alle battaglie sulla libertà di stampa. Ma quel che è peggio, ne toglie all’immagine di una categoria che è composta (credo ancora in maggioranza) da persone che a cena con i potenti non ci vanno. Anzi: non vanno proprio a cena, perchè devono lavorare (nelle redazioni o a casa) spesso fino a notte fonda. |
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