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C'è vita nell'acqua

Post n°58 pubblicato il 03 Agosto 2010 da ilmondocheiovorrei

Quasi un milione e mezzo di italiani hanno apposto il loro autografo sotto la richiesta di referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Un record (neppure per il divorzio erano stati così numerosi), consumato nel sostanziale silenzio dei partiti e dei media, che all’argomento hanno riservato solo qualche tiepida polemica. Poiché si ripromette di cancellare una legge di sinistra e una di destra, la battaglia per l’acqua non ha eccitato le opposte tifoserie. E poiché nessuno l’ha buttata in politica (ci ha provato Di Pietro, ma è stato messo da parte), questa raccolta di firme è forse la scelta più politica che sia stata compiuta negli ultimi anni: difendere la natura pubblica di un bene essenziale, e farlo in un Paese che considera ciò che è pubblico una terra di nessuno, anziché un patrimonio di tutti.

A mettere in moto quel milione e mezzo di biro non è stato un esame ponderato dei pro e dei contro, ma uno slancio naturale, quasi un impulso atavico: l’acqua è vita, e non si privatizza la vita. Ai cinici sembrerà l’apoteosi del buonismo. Ma a quelli come chi scrive, che cinico non è, e viene da decenni in cui l’idea di bene comune si è progressivamente ridotta fino a coincidere con l’orticello del proprio clan, piace sperare che quest’alluvione di firme per "l’acqua di tutti" sia, magari, il preludio di un cambio di stagione. Un milione e quattrocentomila firme per dire che l’acqua non si può privatizzare sono il frutto di un’indignazione seria e civile. La rete del Forum dei movimenti per l’acqua, che è nata e si è propagata senza simboli di partito, è una speranza per la democrazia nel nostro Paese. Il cibo, l’acqua, la nostra terra sono le cose che stanno più a cuore alle persone che cercano di vivere bene la propria vita in un mare di difficoltà che non si sono per niente cercate: è la dimostrazione che i temi della politica dovrebbero essere altri, se la politica fosse nobile, se la politica sapesse. Un milione e quattrocentomila firme sono un urlo urlato con dignità e buon senso, sono il frutto di un’indignazione seria e civile: una bella lezione per chi fa politica oggi, con particolare riferimento a chi fa l’opposizione dai salotti (televisivi e non) o andando a spasso per gli Stati Uniti.

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Commenti al Post:
fedegina
fedegina il 04/08/10 alle 10:10 via WEB
A dispetto del milione e quattrocentomila firme che sono state raccolte nel nostro paese contro il DL Ronchi che cerca di privatizzare l'acqua in Italia, e contro la volontà chiaramente espressa dalle 240.000 firme raccolte nella sola Lombardia, la Regione sembra essere alquanto impaziente di mettere le mani sulla succulenta torta del controllo dell'acqua, tanto che sta cercando di far passare una proposta di legge regionale che vada subito ad adeguarsi a quanto imposto dal DL Ronchi, affidando l'erogazione del servizio idrico per il 40% a privati. Tanto impaziente da discutere la legge nell'ultimo consiglio regionale previsto prima delle vacanze, quello del 4 Agosto...l'assessore all'Ambiente Marcello Raimondi: "La legge verrà approvata a settembre, dopo un dibattito che vogliamo sia il più aperto possibile". &#8232;Ma le preoccupazioni restano, e sono forti...
 
fedegina
fedegina il 04/08/10 alle 10:14 via WEB
Il testo non solo recepisce il decreto Ronchi aprendo allo sbarco dei privati, ma affida alle Province poteri fondamentali come la possibilità di decidere sui piani di investimento e sulle tariffe. Ed è qui che è arrivato uno stop bipartisan dei Comuni lombardi: i timori, neanche troppo nascosti, sono quelli di un aumento delle bollette.&#8232;&#8232;"Le forti perplessità che già nutrivamo sulla privatizzazione del servizio idrico - attacca il presidente dell'Anci, il leghista Attilio Fontana - vengono rafforzate da norme che escludono i Comuni e rischiano di scaricarsi economicamente sugli utenti finali". E il sindaco di Sesto, il pd Giorgio Oldrini: "Si lascia l'erogazione del servizio a società a partecipazione privata che ne trarranno benefici economici, magari facendo lievitare le tariffe". Anche il capogruppo del Pd al Pirellone, Luca Gaffuri avverte: "L'acqua non va lasciata alla mercé del mercato".&#8232;&#8232;La battaglia è appena cominciata. E a Milano è doppia. La bozza del Pirellone, infatti, trasferisce i poteri che prima erano degli Ato - gli "Ambiti territoriali ottimali" - alle Province. Con la sola eccezione del capoluogo che manterrebbe le competenze anche sulle tariffe. Dall'Unione delle Province lombarde, però, arriva la richiesta di una modifica: "Distinguere una città, sia pure del peso di Milano, dalla sua provincia significa costituire un'isola separata". Ma difficilmente Palazzo Marino cederà le competenze. Con Letizia Moratti che ha spesso assicurato: "La nostra acqua non verrà privatizzata". In tutta la Lombardia, però, l'addio all'"acqua del sindaco" appare vicino. In pratica lo schema della Regione sarebbe questo: i Comuni rimangono proprietari della rete. Le Province si occupano delle scelte strategiche, decidendo quanto far pagare e quanto e dove investire. L'erogazione, infine, sarebbe affidata a tante società (qui interviene il decreto Ronchi) controllate dalle Province e partecipate, dopo una gara pubblica, al 40 per cento dai privati. "Sarebbe paradossale - spiega Oldrini - ai Comuni resterebbe solo l'onere di affidare all'esterno il patrimonio e di trovare finanziamenti per investimenti decisi da altri e realizzati ancora da altri". Uno "scippo", per il capogruppo Pdl in Comune Giulio Gallera. &#8232;&#8232;L'assessore Raimondi tranquillizza: "Siamo pronti a discutere con Anci". E sul rischio privatizzazione dice: "L'obiettivo di questa legge è un altro: far fare gli investimenti". "In Lombardia si rischia la privatizzazione dell'acqua", denuncia il Coordinamento dei comitati per l'acqua pubblica, che domani manifesterà al Pirellone. Dal presidente della Provincia Guido Podestà, invece, arriva un apprezzamento: "È positivo che la Regione intenda affidare alle Province, soggetti pubblici, la gestione dei servizi".
 
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