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Babbo Natale c'è

Post n°73 pubblicato il 24 Novembre 2010 da ilmondocheiovorrei

La pubblicità di una banca francese mostra un padre che annuncia al figlio: "Ho una brutta notizia da darti: Babbo Natale non esiste". Come dire, ironicamente, che nessuno regala niente. Purtroppo, o per fortuna i bambini non conoscono l’ironia, frutto del disincanto. Vivono di sogni e di certezze: Babbo Natale è Babbo Natale. E la pubblicità negazionista della banca francese li ha sconvolti, provocando crisi di pianto in tutta la Francia, con conseguenti arrabbiature dei genitori nei confronti della tv cinica e bara.

Hanno ragione i bambini. Babbo Natale esiste. Lui e la Befana sono gli unici baluardi di meritocrazia in questa società che non riesce più a premiare e a punire nessuno. Sei stato bravo? Regali. Cattivo? Carbone. Senza favoritismi, ripescaggi, raccomandazioni. Anziché tolte ai bambini, certezze come quella di Babbo Natale andrebbero restituite ai grandi. Magari la tv ci trattasse da bambini. Invece ci tratta da deficienti. Con una mano nasconde le vere questioni sociali e con l’altra, invece, si prende gioco persino di un mito come quello di Babbo Natale. Babbo Natale, invece, galoppa sempre con le sue renne in un angolo dei nostri cuori. Ma è un vecchietto fragile: per ucciderlo, a volte, basta una battuta banale.

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Commenti al Post:
fedegina
fedegina il 25/11/10 alle 14:51 via WEB
Ci provano da sempre in tutti i modi a farci smettere di sognare e di sperare in un mondo migliore, vogliono farci smettere di ragionare con il cuore per paura di non poterci più governare,vogliono tenerci stretti a loro uccidendo i nostri sogni cosi possono muoverci come burattini ma sapete una cosa?Babbo Natale non potrà smettere di esistere semplicemente perchè è una parte di noi,vive dentro di noi,vive nella parte più intima della nostra anima, è la parte più vera di noi,infatti vive insieme al nostro Fanciullino: "è la voce nascosta nel profondo di ciascun uomo che si pone in contatto con il mondo attraverso l'immaginazione e la sensibilità. In tal modo, scopre aspetti nuovi e misteriosi, che "sfuggono" ai nostri sensi e alla nostra ragione. ovvero è in grado di conoscere in modo autentico ciò che lo circonda, meglio di quanto possa fare l'uomo adulto, col suo raziocinio. La voce interiore del fanciullino dà vita alla poesia.la poesia, in quanto è poesia, la poesia senza aggettivo, ha una suprema utilità morale e sociale", perché fa riconoscere la bellezza anche in cose umili e vicine, placando "l'instancabile desiderio" e appagando un'ansia di felicità destinata altrimenti a restare vana." Giovanni Pascoli....chi non crede più a Babbo Natale ha smesso di credere in se stesso,fateci caso!
 
fedegina
fedegina il 03/12/10 alle 12:12 via WEB
RIMANENDO IN TEMA DI SOGNI: Caro Presidente del Consiglio, le scriviamo perché sentiamo l’esigenza e il dovere, da studenti e da cittadini, di spiegare cosa è accaduto ieri. Ci concederà, spero, questa premessa: molti studenti presenti alla manifestazione non solo non hanno mai messo piede in un centro sociale ma possiedono anche un’ottima media; potremmo presentarle più di un libretto, ma non lo faremo perché noi sappiamo chi siamo e questo è sufficiente. Ma torniamo al fine di questa lettera e lo facciamo con una domanda che lei tante volte si sarà posto: perché queste persone-studenti, lavoratori, artisti,ecc. manifestano? In genere la risposta è che le rivolte sono rivolte di “pancia”,di fame,dovute alla crisi economica globale. Certamente. Ma ci permetta di illustrarle un altro punto di vista e lo facciamo attraverso le parole di uno storico Edward Palmer Thompson che, in questo saggio che citiamo,riflette sulle rivolte popolari inglesi del XVIII secolo “(…) E’ certamente vero che i disordini erano innescati dai prezzi saliti alle stelle, dagli abusi compiuti dai negozianti,dalla fame. Ma queste rimostranze agivano all’interno della concezione popolare che definiva la legittimità e l’illegittimità dei modi di esercitare il commercio, la molitura del frumento, la preparazione del pane, ecc. E questa concezione, a sua volta, era radicata in una consolidata visione tradizionale degli obblighi e delle norme sociali , delle corrette funzioni economiche delle rispettive parti all’interno della comunità, che,nel loro insieme, costituivano l’economia morale del povero. Un’offesa contro questi principi morali,non meno di un effettivo stato di privazione,era l’incentivo abituale per un’azione immediata.” Le citiamo infine,uno slogan-accusa che i contadini rivolgevano nel Settecento ai mugnai,”il male del tempo”: perché prima rubava ma con cortesia, ma ora è oltraggiosamente ladro. Non ci fraintenda. Noi non stiamo accusando il suo governo di essere oltraggiosamente ladro, noi accusiamo l’Italia tutta di esserlo. La nostra patria è divenuta ladra di sogni, di speranze e di verità. Accusiamo perfino le nostre madri e i nostri padri che continuano a difenderci dal mondo, da internet e da facebook e non hanno ancora compreso che in questi anni il vero pericolo sono stati loro, la loro incapacità di critica,la loro incapacità di volere. Condanniamo l’indifferenza poiché crediamo che la qualità di una società è inversamente proporzionale alla quantità degli indifferenti. E in ultimo condanniamo noi stessi di non essere abbastanza bravi da rendere chiara l’evidenza. L’evidenza è questa: noi siamo la futura generazione di precari o meglio, noi andremo a ingrossare le file di quella che possiamo definire “la classe dei precari”. Così come la Rivoluzione Industriale ha prodotto la classe operaia, rivoluzionaria per eccellenza, ecco che questo sistema in cui la speculazione è sfociata nello sfruttamento, ha provocato la nascita di una nuova classe rivoluzionaria, i cui membri non formano “strutture”, ma i cui legami si basano sulle relazioni e su una medesima condizione umana. Lei ci insegna che un uomo può cambiare un Paese,noi fortunatamente siamo migliaia, forse milioni. Sta certamente comprendendo quello che le stiamo dicendo. Le daremo una dritta, da sciocchi quali siamo. Ciò che deve temere di più è la felicità pubblica, ovvero quel sentimento antico quanto la Rivoluzione Francese, che si spiega più o meno così: l’uomo comprende di essere uomo solo quando è in movimento, e di questo ne scopre il divertimento, il piacere, puro, dello stare insieme. La Felicità Pubblica. Il resto è un colpevole silenzio e un’inquieta sensazione di noia. Ieri per la prima volta è tornata. Quello che ha visto non era follia,ma per l’appunto felicità. Felicità collettiva. E questa volta sappiamo per certo che lei non potrà comprendere. Cordiali saluti. Elisa Albanesi, Assemblea di Lettere Occupata.
 
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Data di creazione: 06/01/2010
 

 

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