La vita che vorrei

Non è difficile volare. Basta volersi bene

 

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Megalomani senza controllo

Post n°94 pubblicato il 23 Marzo 2011 da ilmondocheiovorrei

Scrivo ancora di guerra, ma sarà l'ultima volta. Non mi piace parlarne: la mia famiglia ha già dato. Mio nonno era uno dei ragazzi del Piave che mormorò: non passa lo straniero. Lo decorarono con due croci di guerra: ancora oggi scintillanti, dopo tanti anni. Da bambini, in casa mia, mai abbiamo mai avuto, tra i giocattoli, un'arma o un soldatino. Mio papà non voleva: rifiutava anche le guerre finte, lui che in guerra, quella vera, ci era stato, suo malgrado. Gli andò bene: rischiò il plotone di esecuzione. Sai, racconta, i tedeschi erano molto incazzati con i loro ex alleati. Già, e figuriamoci quanto ha sofferto, mentre era in fuga, quel Re d’Italia da cui discendi, caro coglione che un anno fa, al festival di Sanremo, cantavi Italia amore mio. Lo credo bene, coglione: è una vita che te e la tua famiglia mangiate e bevete a sbafo, con i soldi degli italiani. E visto che all’epoca non eri ancora nato, studia bene la storia e invece di cantare, pensa a quanti, dopo l’armistizio, sono stati ammazzati dai nazisti perché avevano la divisa dell’esercito italiano. E il tuo Re dov’era? Con la storia ti aiuto io: dopo l’armistizio un amico di famiglia fu catturato, imprigionato e torturato dai nazisti, ma riuscì a scappare, salvandosi. Sai cosa gli è capitato una decina d’anni fa? Per puro caso, mentre soggiornava in un albergo della riviera romagnola, ha riconosciuto, seppure anziano quanto lui, l’ufficiale delle SS che lo aveva torturato e lo ha gonfiato di botte finchè non sono arrivati i Carabinieri. Ha fatto bene: ha più di 80 anni ma le cicatrici che gli hanno lasciato sul corpo i nazisti si vedono ancora. E quando un anno fa ti ha visto cantare a Sanremo ha gettato dalla finestra il televisore. Chiudo la parentesi, mi scuso per lo sfogo e passo ai bombardamenti in corso. Tanto per cominciare ancora non si è capito chi comanda. C’è Sarkozy che pensa di essere Napoleone. C’è il Presidente del ConSilvio che si dice addolorato per Gheddafi e non vorrebbe bombardare nessuno, per cui ha fatto sapere che i nostri aerei da combattimento volano sulla Libia ma non sparano. Cosa facciano, non si sa. Che ci andranno a fare? A dare un'occhiata al panorama o magari a lanciare volantini come all'epoca faceva D'Annunzio? L'enigma, poi, è stato sciolto: la nostra aviazione si è mobilitata allo scopo di monitorare. Monitorare cosa? Ce lo diranno un'altra volta. E comunque mai per ordine della Francia, specifica Frattini, piuttosto dell'America. Già ma quale America? Quella con l'elmetto di Hillary Clinton, che vorrebbe fare tabula rasa di Gheddafi e del suo clan oppure quella black di Obama, che prima, al momento dell'attacco, ha rispolverato il linguaggio guerrafondaio di Bush e poi ha fatto dire al suo ministro della Difesa che nei prossimi giorni bombarderà un po' meno? La situazione è grave, ma non seria, avrebbe commentato un mio illustre collega, tale e tanta è la confusione sotto il cielo del Mediterraneo. Vien quasi voglia di ridere, ma non ci riesco. Perchè sono preoccupato: temo che l'Occidente sia finito in mano a una banda di megalomani senza controllo.

 
 
 

Non c'è più l'arcobaleno

Post n°93 pubblicato il 21 Marzo 2011 da ilmondocheiovorrei

A quanto pare, la guerra è cominciata. E pure vicino a casa. Eppure, che strano: non ho visto (ma forse vedo male) nemmeno una bandiera arcobaleno: sui balconi, alle finestre, per strada. Non ci sono vessilli della pace: non uno, nessuno. Quanti ne sventolavano, invece, ai tempi dell'Afghanistan, prima e dell'Irak, dopo. Dove sono finite le piazze invase dagli Agnoletto e dai Casarini alla guida di una maxi marcia della pace? Dove sono finiti i disobbedienti, quelli che in nome della pace, e della non violenza, distruggevano vetrine? Dove sono finite le masse pacifiste, le maree colorate che sfilavano dietro la grande scritta "senza se e senza ma"? Spariti. C'è Il Manifesto che onora la linea pacifista, e poi ancora qualche francescano sparso, una dichiarazione di Gino Strada, qualche orfano di Rifondazione Comunista e poco altro. Chissà, forse gli altri sono distratti. Forse è colpa del week-end lungo. O forse l'ubriacatura patriottica, che ha fatto prendere la sbornia persino a gente (i soliti compagni che sbagliano) che anni fa difendeva i carri armati dell'Urss, quando intervenivano a soffocare il dissenso. Accidenti che strano: dov'è la differenza con Afghanistan e Irak? Allora c'erano i raid aerei, un dittatore arabo (o la dittatura dei talebani, nel caso dell'Afghanistan), qualche interesse per il petrolio. Adesso ci sono i raid aerei, un dittatore arabo e qualche interesse per il petrolio. Qualche differenza, a onor del vero, però c'è. In Afghanistan e Irak a comandare le operazioni c'erano gli americani guidati dal perfido fascista Bush. Ora ci sono i francesi, charmant anche quando sparano e negli USA c'è il democratico Obama. Ai tempi della guerra a Baghdad i seguaci di Saddam e del regime iracheno venivano definiti "resistenza irachena". Se c'è qualcuno disposto a definire i seguaci di Gheddafi "resistenza libica" si faccia avanti. Cari amici pacifisti, c'è ancora tempo. Adesso che siete tornati dal week-end potete togliere la bandiera tricolore del balcone e sostituirla con quella arcobaleno, prima di invadere Roma con un bel corteo pacifista. E così potrete pure chiedere ai leader della sinistra come mai ai tempi dell'Irak sfilavano al vostro fianco senza se e senza ma e adesso sono arrivati a dire che "concedere le basi è il minimo, bisogna fare di più". Certo, di più: bombardando Tripoli come si è fatto (anche con i nostri aerei) con Belgrado, quando al governo c'erano Prodi e D'Alema. Sarebbe interessante sentire come riescono a spiegarglielo i vertici del PD ai pacifisti. Sempre ci fossero ancora, i pacifisti, naturalmente. E sempre ci fossero ancora i leader del PD. Forza pacifisti, fatevi sentire. Altrimenti più di uno (compreso il sottoscritto) penserà che il pacifismo ai tempi del conflitto in Irak era solo polemica strumentale. Certo Gandhi era di tutt'altra pasta: ma lui non pronunciava pace, produceva pace.

 
 
 

Chiedo assistenza tecnica

Post n°92 pubblicato il 17 Marzo 2011 da ilmondocheiovorrei

Di Facebook so poco o nulla, ma vedo che anche nei blog, o almeno nel mio, compare. E compaiono gruppi (si chiamano così?) di Facebook di cui il sottoscritto non conosce l'esistenza, nè vi appartiene. E tra l'altro noto che da alcuni giorni sul mio blog appare la segnalazione di un gruppo di interisti. Ecco la mia richiesta: qualcuno può spiegarmi come si fa a escluderli? Non dall'esistenza, ma semplicemente dal mio blog. Nulla di personale, preciso, ma con l'Inter e i suoi tifosi non ho nulla da condividere, ma proprio nulla, assolutamente nulla.

 
 
 

Un eroe normale

Post n°91 pubblicato il 17 Marzo 2011 da ilmondocheiovorrei

Dopo quattro giorni di silenzio, il prof di inglese ha trovato un telefono satellitare e ha chiamato i genitori in Inghilterra. "Non preoccupatevi per me, sono vivo e vi voglio bene" le sue prime parole. "Lo sai mamma? Quando è arrivata l'onda gigante, invece di scappare ho salvato la vita a 42 ragazzini di 13 anni: i miei studenti" ha aggiunto. Si è sentito quasi in imbarazzo. Ha pensato: magari glielo spiego un'altra volta, quando il senso di questa tragedia sembrerà più lontano. I giornalisti lo hanno fatto per lui, e infatti mentre il prof era al telefono la mamma stava invitando gli amici a un'improvvisata cena di ringraziamento.

Ofunato, Nord-est del Giappone, venerdi 11 marzo. Il prof di inglese, come ogni mattina, si dirige a scuola. Entra in classe e fa l'appello: i 42 studenti sono tutti presenti. Nella pausa pranzo l'aula si vuota e alle 2 si riempie un'altra volta. Alle 2 e 46 la terra trema con una violenza biblica. Dagli altoparlanti un funzionario municipale grida terrorizzato: scappate, correte via senza perdere un secondo. Panico. Gli studenti erano paralizzati. "Il mare era enorme. Ho avuto l'istinto di fuggire. Poi ho guardato i ragazzi mentre i muri si crepavano. Mi sono detto che non potevo" ha raccontato il prof. "I ragazzini erano sotto i banchi, con la testa protetta e niente paura, come insegnano nelle esercitazioni: l'edificio non crollerà. "Ma se fossero rimasti lì" racconta il prof "sarebbero morti. Così ho ordinato loro di seguirmi. Istintivamente sono andato verso il campo di baseball in cima alla collina". Li ha portati con sè in alto. Nell'unico punto lontano dal mare e dalle case. "Ci siamo seduti in circolo. I ragazzi si sono messi le mani sulle spalle. Molti gridavano mentre il rumore cresceva annunciando l'apocalisse". Alle 2 e 45, otto minuti dopo l'allarme, il mare esplode e comincia a mangiarsi Ofunato e le sue vite, pezzo dopo pezzo, corpo dopo corpo. Passano un giorno e una notte prima che il prof, sposato con una giovane giapponese, decida di scendere a valle per cercare i genitori dei bambini. Lungo il percorso incontra un collega "Mi ha detto che mia moglie era viva ma che 181 ragazzi della scuola erano scomparsi. E che io avevo fatto un miracolo". "E' stato in quel momento" ha raccontato il prof "che per la prima volta ho sentito che anche le mie gambe stavano tremando".

 

 
 
 

L'Italia che vorrei

Post n°90 pubblicato il 17 Marzo 2011 da ilmondocheiovorrei

Sono da poco rientrato in Italia e della festa per i 150 anni ho visto poco o nulla: solo qualche filmato trasmesso da una piccola tv di un bar dell'aeroporto. A un certo punto ho sentito l'inno, accompagnato dal commento di un fervente leghista. "Io l'inno non lo canto perchè sono federalista", mi fa. E alura? - gli rispondo - Gli americani sono più federalisti di te. Però quando parte l'inno nazionale si mettono la mano sul cuore. Te capì?

Non è un'Italia federalista l'Italia che vorrei. La vorrei invece verde e profumata. Nonostante molti lo ignorino, o addirittura lo disprezzino, il patrimonio artistico, culturale e naturale è l'unico vero petrolio su cui siamo seduti, nonché la principale e forse l'unica ragione per cui il mondo si ricorda ancora della nostra esistenza.

L'Italia che vorrei è un'Italia del bel vivere, ricca di musei accoglienti, siti archeologici e naturali spettacolari. Un'Italia degli agriturismi e dei centri benessere. Dei mari e delle coste ripulite da tutte le schifezze. Un'Italia dei prestiti facili alle cooperative giovanili (con soci giovani e meno giovani) che propongano iniziative originali nell'arte, nello spettacolo, nella moda e nel turismo. Il polo attrattivo di tutto ciò che è bello, semplice e naturale: è questa l'Italia che vorrei. Saremmo tutti più felici e più ricchi, così. Ma soprattutto saremmo quel che ci ostiniamo a non voler essere: italiani.

 
 
 
 
 

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Un blog di: ilmondocheiovorrei
Data di creazione: 06/01/2010
 

 

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