DON MATTEO RIGONI

Don Matteo Rigoni a Valdocco (don Bosco, don Zaio)


MESSAGGIO NUMERO 9Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888Ex Direttore della Scuola Manfredini - Salesiani di Don BoscoDn. Bosco era l'uomo dalle più alte concezioni, e sia che parlasse coi bambini, o coi fanciulli, o cogli adulti, coi colti o cogli ignoranti, coi ricchi o coi poveri, tutto rendeva accessibile a chiunque, e tutti incatenava col fascino della sua carità espansiva. È sempre Dio che continua a scendere in terra per comunicarsi agli uomini attraverso le parole dei suoi santi. Dio parla loro manifestandosi, multisque modis e Dn. Bosco era in continua comunicazione con Dio e da sveglio e nel sonno colle sue visioni. Nei sogni con una visione estesissima vedeva un'infinità di cose, delle quali una minima parte comunicava ai suoi figli. […] Io non pensavo che a Dn. Bosco, e no vedevo altro, e tutte le volte che partivo lo andavo a visitare. Ero divenuto anche tanto amico dei tre segretari, e naturalmente per arrivare a Dn. Bosco bisognava passare di là, e fare i conti con loro. Dn. Bosco mi riceveva sempre come fossi un gran personaggio e con molta affabilità. Ordinariamente egli era al tavolino e cola penna in mano che subito deponeva, o colle mani giunte. Si atteggiava subito a sorriso presentandomi la mano che io baciava. Quindi o rimanevo in piedi accanto a Lui, oppure mi accennava di sedermi sul piccolo sofà che si trovava accanto al suo tavolinetto. In quel momento Egli non aveva altro da fare che attendere a me. In una delle prime volte cominciò: «Vediamo se sei forte in Geografia. Sai dirmi che cos'è il Peso?» «No, sig. Dn. Bosco, nonostante che Dn. Zaio me ne abbia insegnata tanta in 2° ginnas.». «Te lo dirò io. È un fiume che passa per la città di Pechino, la capitale della Cina». E qui incominciò a parlarmi, come se li vedesse, dei missionari salesiani, che un giorno entreranno in quella città attraversando il fiume sopra i suoi ponti, venendo chi dal grande impero, chi dalla Tartaria. Quale campo immenso di missione! E sospirava verso quei lidi lontani, novello Francesco Saverio, anch'egli sulla soglia dell'eternità. Dopo una breve pausa, mi domandò: «E tu sei amante di avventure?» «Sì, sig. Dn. Bosco,» risposi, senza sapere dove mirasse con quella domanda. Pensavo in un primo tempo ad avventure missionarie: sopra di un cavallo al galoppo… attraversare foreste, … andare in cerca di anime… No, non dovevano essere di questo genere le mie avventure. Dovevo però passarne delle avventure tante e curiose nella mia vita, e non credo che quella domanda di Dn. Bosco sia stata fatta a caso, o indifferentemente, tanto più che alla mia affermazione, Dn. Bosco soggiunse: «Bene, bene! Scriverai poi. ». Non l'avevo scritto prima, temendo di far fare brutta figura a Dn. Bosco. «Ma guarda di essere sempre tanto divoto di Maria Ausiliatrice». […] Intanto l'anno scolastico 1886 correva verso il suo termine. Dn. Bosco per qualche breve periodo si vedeva scomparire, per poi tornare volentieri e quanto prima al suo devoto Oratorio. I Superiori cercavano in tutti i modi di allungargli la vita, suggerendogli qualche clima più confacente, Pinerolo, Lanzo e Valsalice, ed Egli ubbidiva in fine colla semplicità di un bambino. Ma anche se si allontanava per pochi giorni, al suo ritorno era una gran festa per tutto l'Oratorio, e possiamo dire, per tutta Torino. Un giorno presentatomi a Lui, che mi vedeva sempre volentieri, dopo alcune cose sulla mia vocazione, s'interruppe, e mi raccontò quanto segue: «Una notte sognavo di uscire dalla porta della sacrestia di Maria Ausiliatrice che mette nel cortile degli studenti. I giovani mi erano subito attorno e attenti a me ascoltavano le mie parole, quando vedo venire anche te insieme a un gruppo di altri, i quali si uniscono a quelli che già mi stavano attorno; ma tu invece girato presso a me mi hai subito voltato le spalle, e camminavi a ritroso, non colla faccia rivolta  me, ma colla schiena». Io tutto spaventato gli domandai: «Sig. Dn. Bosco, e questo che cosa vorrebbe significare?». «Oh, nulla,» rispose, «la Madonna voleva che ti conoscessi» e non disse nulla sull'argomento.  Questo mi fece ricordare il sogno che Dn. Bosco raccontò in pubblica conferenza alcuni mesi prima nell'occasione delle nocciuole moltiplicate, essendo io assente perché andato a Valsalice a cantare nel teatro di quell'Istituto di nobili.