Emozioni in musica

LA POSTEGGIA NAPOLETANA


È lunga la vicenda dei "posteggiatori napoletani", esistenze difficili, umili e sconosciute, ripagate, spesso, solo dal gusto del mestiere. Posteggia da "puosto", luogo occupato da chi esercita un'attività rivolta al pubblico, in questo caso con gli strumenti e con la voce."’A Pusteggia" era una vocazione artistica indistinta, espressa soltanto in quel modo di cantare e suonare per banchetti, tavolate, finestre o qualsiasi altra occasione, anche stravagante, che poteva richiederlo.Nonostante il termine sia comparso dopo la nascita del fenomeno, essere definiti “posteggiatori” è sempre stato tenacemente rifiutato da questi artisti che, piuttosto, amavano farsi chiamare con l'appelativo più dignitoso di "professori". Questo modo di esibirsi rappresenta, comunque, l'ultimo residuo di una spinta naturale della poesia e della musica a prendere possesso del mondo.Sicuramente esistiti anche al tempo dei trovatori e menestrelli, i posteggiatori non furono come i poeti cavalieri provenzali: di loro non si raccontano gesta cavalleresche, ma leggende semplici e spesso divertenti.Sempre pronti ad "attaccare" nelle taverne odoranti di pomodoro e zuppa di pesce, per le serenate o le mattinate alle spalle di palpitanti innamorati, per battesimi, comunioni, matrimoni, entrando così in case private e occupando volentieri anche l'anfratto di un basso… insomma, al centro di quelle situazioni dove gli umori e i malumori del popolo napoletano si esprimevano e, non di rado, degeneravano in rocamboleschi parapiglia o, addirittura, vendette per onore o gelosia, e dove la prima cosa da salvare, per i malcapitati suonatori, era l'amato strumento.Ma quale è stato nei secoli il loro repertorio?Fino a tutto il Seicento si eseguivano strambotti e villanelle, oltre che varie forme di danze, con il Settecento si aggiunsero quei canti che, nati dal popolo, venivano filtrati e rielaborati in forma di aria da musicisti "autori", per essere inseriti nelle loro opere buffe e, così adattati, ritornavano al popolo per il tramite dei posteggiatori.Simile prassi visse nell'Ottocento grazie al lavoro di appassionati musicisti, primo tra tutti Guglielmo Cottrau che pubblicò numerosi canti da lui raccolti ed arrangiati. Ma, oltre che per la pubblicazione e la conseguente catalogazione che ebbero brani come La Palummella, Michelemmà, Lo Guarracino ed Angelarè, tale secolo va ricordato anche per la nascita della canzone d'autore, grazie soprattutto all'influenza di due fenomeni: l'appuntamento festoso di Piedigrotta e l'esplosione dell'editoria, che portarono, a cavallo del Novecento, ad una produzione canora senza eguali e dalla quale gli ultimi posteggiatori poterono attingere una quantità incredibile di titoli, molti dei quali conosciuti ancora oggi in tutto il mondo.