Post n°7 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da Manpower
Adesso che le feste natalizie sono finite da un pezzo ed il veglione di Capodanno ce lo siamo lasciati alle spalle da un bel po’, potevo pensare ad una pausa di riflessione musicale per poi riprendere il giusto impeto per portare nei cuori della gente qualche emozione diversa, qualche idea nuova da suonare, da cantare, cercando di riscattare qualche sensazione innovativa nei cuori della gente…. E invece la mia città è invasa da questo flagello che ci marchia sempre più come un popolo d’immondezzai… E’ l’ennesima piaga che affligge la mia Napoli… una disgrazia insormontabile. Non c’è peste, colera, terremoto, camorra che tenga: mentre le prime che sotto alcuni aspetti si sono risolti e si cercano di combattere, quello della “munnezza” è un guaio che non trova sbocchi risolutivi a breve termine. Nessuno ha voglia di avere la munnezza sotto casa, né tanto meno, ed a maggior ragione, la si vuole “parcheggiare” nei grandi e dimessi sversatoi, addirittura chiusi da anni per disposizione della Magistratura e che adesso si vogliono riaprire con la vaga e discutibile promessa della serie “ma saranno dei siti provvisori… vedremo di togliervela tra qualche mese”. Già… vedremo. Intanto Pianura ha ospitato tutta la munnezza di Napoli per ben 43 anni. E chi ci crede più? Si può andare avanti così? E io che con la chitarra tra le mani vorrei cambiare il cuore della gente… Ma dove vado? Tra la gente arrabbiata? Tra le mamme infuriate? Tra gli uomini – quelli pacifici – che protestano affinché queste discariche non riaprino? No, preferisco di no… Preferisco tacere, pregare Dio affinché si trovi la decisione giusta che metta d’accordo tutti… |
Post n°6 pubblicato il 14 Settembre 2007 da Manpower
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Post n°5 pubblicato il 21 Agosto 2007 da Manpower
Si avisse fatto a n'ato
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Post n°4 pubblicato il 25 Maggio 2007 da Manpower
Duje viecchie prufessure 'e cuncertino, |
Post n°3 pubblicato il 08 Maggio 2007 da Manpower
È lunga la vicenda dei "posteggiatori napoletani", esistenze difficili, umili e sconosciute, ripagate, spesso, solo dal gusto del mestiere. Posteggia da "puosto", luogo occupato da chi esercita un'attività rivolta al pubblico, in questo caso con gli strumenti e con la voce. "’A Pusteggia" era una vocazione artistica indistinta, espressa soltanto in quel modo di cantare e suonare per banchetti, tavolate, finestre o qualsiasi altra occasione, anche stravagante, che poteva richiederlo. Nonostante il termine sia comparso dopo la nascita del fenomeno, essere definiti “posteggiatori” è sempre stato tenacemente rifiutato da questi artisti che, piuttosto, amavano farsi chiamare con l'appelativo più dignitoso di "professori". Questo modo di esibirsi rappresenta, comunque, l'ultimo residuo di una spinta naturale della poesia e della musica a prendere possesso del mondo. Sicuramente esistiti anche al tempo dei trovatori e menestrelli, i posteggiatori non furono come i poeti cavalieri provenzali: di loro non si raccontano gesta cavalleresche, ma leggende semplici e spesso divertenti. Sempre pronti ad "attaccare" nelle taverne odoranti di pomodoro e zuppa di pesce, per le serenate o le mattinate alle spalle di palpitanti innamorati, per battesimi, comunioni, matrimoni, entrando così in case private e occupando volentieri anche l'anfratto di un basso… insomma, al centro di quelle situazioni dove gli umori e i malumori del popolo napoletano si esprimevano e, non di rado, degeneravano in rocamboleschi parapiglia o, addirittura, vendette per onore o gelosia, e dove la prima cosa da salvare, per i malcapitati suonatori, era l'amato strumento. Ma quale è stato nei secoli il loro repertorio? Fino a tutto il Seicento si eseguivano strambotti e villanelle, oltre che varie forme di danze, con il Settecento si aggiunsero quei canti che, nati dal popolo, venivano filtrati e rielaborati in forma di aria da musicisti "autori", per essere inseriti nelle loro opere buffe e, così adattati, ritornavano al popolo per il tramite dei posteggiatori. Simile prassi visse nell'Ottocento grazie al lavoro di appassionati musicisti, primo tra tutti Guglielmo Cottrau che pubblicò numerosi canti da lui raccolti ed arrangiati. Ma, oltre che per la pubblicazione e la conseguente catalogazione che ebbero brani come La Palummella, Michelemmà, Lo Guarracino ed Angelarè, tale secolo va ricordato anche per la nascita della canzone d'autore, grazie soprattutto all'influenza di due fenomeni: l'appuntamento festoso di Piedigrotta e l'esplosione dell'editoria, che portarono, a cavallo del Novecento, ad una produzione canora senza eguali e dalla quale gli ultimi posteggiatori poterono attingere una quantità incredibile di titoli, molti dei quali conosciuti ancora oggi in tutto il mondo. |
Inviato da: lourinha63
il 23/05/2011 alle 10:03
Inviato da: Manpower
il 18/05/2011 alle 00:31
Inviato da: sole63_6
il 18/05/2011 alle 00:29
Inviato da: ventodeldesero23
il 30/07/2009 alle 16:42
Inviato da: ventodeldesero23
il 30/07/2009 alle 16:41