Nell'Infinito

CONSAPEVOLEZZA


 L'insoddisfazione è prerogativa di alcune persone che vivono così: senza mai davvero esser contenti, né appagati, anche se magari hanno una vita ricca di avvenimenti e risultati. Per loro c'è sempre qualcosa che manca: non riescono proprio a essere felici. Alla radice di questo atteggiamento ci possono essere vari fattori: il perfezionismo, l'abitudine a considerare la felicità come qualcosa che "deve ancora arrivare", la difficoltà a vivere le emozioni in modo diretto e lineare. Ma c'è un denominatore comune ed è un senso di superiorità implicito, non dichiarato, nascosto. La persona, nel suo definire inappagante la realtà presente, sembra avere in mente "ben altro" rispetto a quel che c'è adesso, e considera questo "ben altro" proporzionale al proprio "ovvio e scontato altissimo valore". Chi sta accanto a questi insoddisfatti cronici all'inizio li giudica consapevoli di quello che vogliono, ma poi, poco a poco, inizia a provare un indefinito fastidio, fino a quando si chiede: «Ma chi si crede di essere, per ritenere i risultati degni della sua gioia solo quando solo stratosferici ?». E in seguito si domanda: "Ma allora di me, che sono contento/a della mia semplice realtà quotidiana, penserà che sono un/a mediocre ?». In effetti la risposta è: sì. L'insoddisfatto ha un atteggiamento snobistico, per il quale lui può sentirsi appagato solo da qualcosa di speciale, mentre gli altri, non essendo speciali, possono accontentarsi anche del "poco" che il quotidiano offre. In realtà questo eterno insoddisfatto non è per nulla sicuro del proprio valore. Non sa se "vale o no" e quell'eterna insoddisfazione è un modo per sfuggire a un incontro reale con la propria traballante autostima. Tagliare questo intrico di pensieri è il primo e fondamentale passo per chi vuole uscire dal senso di onnipotenza e iniziare a godere della vita come un comune mortale. Limitato, forse, ma felice. La frase che si cela dietro l'eterna insoddisfazione è: "Se gioisco di piccole cose vuol dire che mi bastano e quindi che anche io potrei essere "piccolo" e limitato". Il dubbio di non valere impedisce di gustarsi la vita. Prova a vivere in modo diverso un risultato o un evento positivo: invece di darlo per scontato passando a rincorrerne un altro, celebra quanto è successo, da soli o con altri. Fermati cioè a sancire la bontà di quanto accaduto attraverso un momento rituale, che gli dia valore e dia reale soddisfazione. Soltanto dopo riparti. L'eterno scontento affronta la realtà in un modo troppo mentale e distorto. Stare di più con i bambini, se possibile giocare con loro e partecipare al loro mondo di fantasia è un grande aiuto per imparare a godersi quello che il presente può offrire, senza ingabbiarlo in continue valutazioni. Stai di più nella natura. (di Mary Hoffer) Pace e Amore ... M. Carrassi