Nell'Infinito

CONSAPEVOLEZZA


 
 LE IDEE NON NASCONO DALLA MENTE MA DAL CUORE Dalla medicina cinese agli antichi greci fino alle ricerche di oggi: pensieri, emozioni, ricordi non vengono dal cervello. E anima batte nel nostro petto Secondo l'antica medicina cinese il cuore è il re degli organi interni sia perché governa il sangue e i vasi sanguigni sia, soprattutto, perché "alloggia lo shen", e cioè le facoltà mentali ed emozionali dell'essere umano. La medicina egizia, ormai sepolta nel passato, partiva da un'analoga idea, che a noi pare del tutto fantasiosa; il cervello è importante soltanto perché è la sede di quattro dei cinque organi di senso, ma per il resto la fisiologia e le malattie ruotano attorno alla funzione centrale del cuore, considerato la sede dei sentimenti, della volontà e della personalità. Tanto che agli individui che venivano imbalsamati gli egizi toglievano il cervello, ma lasciavano il cuore, convinti che fosse indispensabile per la sopravvivenza nell'aldilà. Anche i greci avevano la stessa simpatia per il cuore: Omero e il filosofo Empedocle lo consideravano l'organo del pensiero. Solo per Aristotele era lo strumento del sentire. Poi la medicina moderna ha tolto al cuore quel suo antico primato e lo ha dato al cervello, promosso a organo della psiche e della coscienza. E così l'uomo è caduto nell'eccesso opposto: è diventato "cerebrocentrico", pronto a considerare il mondo e gli altri seguendo i dettami del cervello, che critica, calcola, e, spesso, pensa egoisticamente solo a se stesso. Tuttavia, in tempi a noi vicini, è diventata famosa la teoria dello psicologo americano Paul Pearsall sulla centralità del cuore, a partire da alcune drammatiche vicende personali: prima la scoperta di avere un grosso tumore nell'anca, dal quale è guarito, e il nuovo rapporto con se stesso che ne è scaturito; poi i colloqui con un gran numero di persone cui era stato tra- piantato il cuore. Ma cosa c'entrano i trapianti e cosa c'entra la sua clamorosa guarigione con l'idea che le funzioni del cervello vadano drasticamente ridimensionate? Tra i molti, stupefacenti casi che Pearsall usa come esempi (Il codice del cuore, Rizzoli), c'è quello di una bambina di otto anni che aveva ricevuto il cuore da una coetanea morta assassinata. Ogni notte la bimba si svegliava atterrita, dicendo di aver sognato l'assassino. Fu così che la polizia entrò in possesso di un identikit dell'omicida, insieme con una serie di dati su ora e luogo del delitto, arma e abiti dell'assassino, che fu quindi trovato e condannato Cosa aveva guidato la piccola nella sua prodigiosa rivelazione? Un altro caso. A un uomo di 52 anni fu tra- piantato il cuore di un ragazzo di 17 anni. Prima dell'operazione il paziente amava la musica da camera, dopo, invece, cominciò ad ascoltare jazz ad altissimo volume, proprio come se stesse vivendo una seconda adolescenza. «Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce», scrisse il filosofo francese Blaise Pascal. Tre secoli dopo, Pearsail ha fatto sua, letteralmente, questa massima. Secondo lui, infatti, il cuore è dotato di una sua specifica memoria cellulare e di una energia informativa (detta "L" da life, vita), che si trasmette a tutto l'organismo, a ogni altra cellula del corpo. Questa "info-energia" dell'attività cardiaca è il "codice del cuore". Insomma, dice Pearsall, il cuore pensa e trasmette Come il cervello, anzi, ha un suo proprio cervello, un piccolo sistema nervoso che si trova nel nodo sino-atriale ed è grazie a questo motorino interno al muscolo cardiaco che il cuore trapiantato ricomincia a battere, quasi per mistero: uno stimolo si auto- genera in questo nodo e fa riprendere il ritmo ai battiti. Pearsail sostiene anche che la sottile intelligenza energetica del cuore o energia L è la "quinta forza" dopo le quattro forze della gravità, dell'elettromagnetismo dell'energia nucleare debole e forte. Questa energia non è localizzata, ma trascende il tempo e lo spazio, che sono le coordinate entro le quali opera il cervello. Invece il codice del cuore non obbedisce al tempo o allo spazio: i ricordi cellulari riaffiorano anche in un altro corpo.- G. Belmonte in Scienza e Anima -