Mia sorella racconta che, visto lo stress ed il nervoso accumulato durante il giorno (mio padre, a quei tempi, faceva il camionista) si incazzava appena iniziavo a piangere durante la notte e mia madre, appena accennavo a frignare, correva subito per non far svegliare mio padre e sorbirsi una scenata. (Mi spiace che la memoria di un bambino sia limitata a ricordare poco e niente della sua infanzia, in effetti non posso parlare in prima persona di tutto ciò che mi è successo fino a che non ho compiuto i 6 anni circa.)Mia madre lavora ancora all'esselunga e mio padre fà il camionista in proprio, i mesi passano ed io cresco con l'aiuto di mia sorella (lei ha circa 6 anni) e mia nonna materna. Alle elementari, età in cui inizio a rendermi conto della situazione famigliare, ero un bambino molto ma molto vivace (in america mi avrebbero dato il Retalin). Facevo fatica a stare attento, a stare seduto sulla sedia per un lungo periodo, facevo i capricci, ma soprattutto ero angosciato dalla mancanza di mia madre. La prima volta in cui mi resi conto che tutto ciò che succedeva a casa mia era anormale è stato quando, dopo aver preso una nota a scuola (credo fosse la seconda elementare) provai a falsificare la firma di mia madre. Un mio compagno di classe mi chiese il perchè di questa azione ed io risposi che per una cosa del genere mio padre mi avrebbe picchiato con la cinghia e la fibbia. Così andò... Tornai a casa, feci vedere la nota a mia padre e lui mise in atto la punizione di rito. Il tutto consisteva nel mettersi in mutante ed attendere che lui, aprendo l'armadio dei vestiti, prendesse la sua cintura di cuoio marrone e sovrapponendo le due estremità, iniziasse a percuotermi inneggiando al "TU NON LO DEVI FARE... HAI CAPITO!!!!!".All'inzio di "questi trattamenti" l'unica reazione era quella del pianto, dello sconforto, della paura. I momenti precedenti erano angosciosi, quasi propiziatori, speravo che tutto succedesse in fretta e che fosse il meno doloroso possibile. Mia madre, quando le cinghiate erano miste a schiaffoni, l'unica cosa che riusciva a dire era "NON IN TESTA, NON IN TESTA...." Che persona premurosa, si preoccupava di non farmi diventare scemo con le sberle!!!! Non c'era mai un metro di valutazione sul quando questo dovesse finire, diciamo che andava molto ad umore; se mio padre era molto incazzato e nervoso, la cosa poteva durare parecchio, altrimenti con una decina di cinghiate e tre schiaffoni, il trattamento era finito.Il giorno successivo avevo i segni delle cinghiate che dal gonfiore rendevano indossabile qualsiasi maglietta. Arrivato a scuola la maestra appoggiandomi una mano sulla schiena, si rese conto del mio imbarazzo e mi chiese spiegazioni. Alla vista delle escoreazioni rimase sorpresa e di urgenza convocò i miei genitori per un colloquio. Quell'incontro presagì la mia vita futura ed io non me ne resi mai conto.......Chi non conosce la storia é costretto a riviverla. ( Anonimo )
io La nascita da vita ai primi problemi
Mia sorella racconta che, visto lo stress ed il nervoso accumulato durante il giorno (mio padre, a quei tempi, faceva il camionista) si incazzava appena iniziavo a piangere durante la notte e mia madre, appena accennavo a frignare, correva subito per non far svegliare mio padre e sorbirsi una scenata. (Mi spiace che la memoria di un bambino sia limitata a ricordare poco e niente della sua infanzia, in effetti non posso parlare in prima persona di tutto ciò che mi è successo fino a che non ho compiuto i 6 anni circa.)Mia madre lavora ancora all'esselunga e mio padre fà il camionista in proprio, i mesi passano ed io cresco con l'aiuto di mia sorella (lei ha circa 6 anni) e mia nonna materna. Alle elementari, età in cui inizio a rendermi conto della situazione famigliare, ero un bambino molto ma molto vivace (in america mi avrebbero dato il Retalin). Facevo fatica a stare attento, a stare seduto sulla sedia per un lungo periodo, facevo i capricci, ma soprattutto ero angosciato dalla mancanza di mia madre. La prima volta in cui mi resi conto che tutto ciò che succedeva a casa mia era anormale è stato quando, dopo aver preso una nota a scuola (credo fosse la seconda elementare) provai a falsificare la firma di mia madre. Un mio compagno di classe mi chiese il perchè di questa azione ed io risposi che per una cosa del genere mio padre mi avrebbe picchiato con la cinghia e la fibbia. Così andò... Tornai a casa, feci vedere la nota a mia padre e lui mise in atto la punizione di rito. Il tutto consisteva nel mettersi in mutante ed attendere che lui, aprendo l'armadio dei vestiti, prendesse la sua cintura di cuoio marrone e sovrapponendo le due estremità, iniziasse a percuotermi inneggiando al "TU NON LO DEVI FARE... HAI CAPITO!!!!!".All'inzio di "questi trattamenti" l'unica reazione era quella del pianto, dello sconforto, della paura. I momenti precedenti erano angosciosi, quasi propiziatori, speravo che tutto succedesse in fretta e che fosse il meno doloroso possibile. Mia madre, quando le cinghiate erano miste a schiaffoni, l'unica cosa che riusciva a dire era "NON IN TESTA, NON IN TESTA...." Che persona premurosa, si preoccupava di non farmi diventare scemo con le sberle!!!! Non c'era mai un metro di valutazione sul quando questo dovesse finire, diciamo che andava molto ad umore; se mio padre era molto incazzato e nervoso, la cosa poteva durare parecchio, altrimenti con una decina di cinghiate e tre schiaffoni, il trattamento era finito.Il giorno successivo avevo i segni delle cinghiate che dal gonfiore rendevano indossabile qualsiasi maglietta. Arrivato a scuola la maestra appoggiandomi una mano sulla schiena, si rese conto del mio imbarazzo e mi chiese spiegazioni. Alla vista delle escoreazioni rimase sorpresa e di urgenza convocò i miei genitori per un colloquio. Quell'incontro presagì la mia vita futura ed io non me ne resi mai conto.......Chi non conosce la storia é costretto a riviverla. ( Anonimo )