Le parole per dirlo

15 settembre 2006


Iniziai presto ad augurarmi di crescere, crescere il più in fretta possibile... Mi pesava non essere grande e grosso, mi pesava non aver la forza per ribellarmi, per dire basta! Mia madre era totalmente incapace di ribellarsi, succube delle sue paure, delle sue ansia, della sua eterna insicurezza, schiava di quell'uomo, schiava dei suoi fantasmi, schiava dell'amore. Eppure c'era un gioco macabro e perverso dietro tutto questo, il gioco dell'amore, dell'affetto materno e paterno, il gioco del bisogno. Si perchè quando le cose andavano bene, la mia era una famiglia "normale", andavamo al parco, si usciva a mangiare il gelato, si giocava, si scherzava... Si facevano quelle cose che una famiglia qualsiasi direbbe... Normali. Era un gioco malvagio, putrido, odioso, vergognoso, squallido, si perchè giocava con i tuoi affetti, oggi ti dò e domani me lo riprendo. Non dava sicurezze, non ti potevi sentire al sicuro da lui ma non potevi farne a meno. Avevi bisogno del loro amore, del sentirti loro figlio, del sentirti protetto. Avevo una sorta di ammirazione per mio padre, riusciva ad ottenere quanto più amore si potesse chiedere usando la violenza. Lo amavo per questo, anche quando mi picchiava e mi faceva sentire una merda, io lo amavo... Mio padre era dedito alle punizioni fantasiose, si perchè passava dal togliermi l'orologio che mi aveva regalato (punizione indolore e banale) al farmi dormire in mutante per terra nel bagno. Era straziante sapere che quella notte l'avrei trascorsa sul pavimento, ma quella era la decisione, non potevi scamparla, via i vestiti, via le calze, via i tappeti. Sdraiato li vicino alla tazza del cesso, in attesa che si facesse mattina. Durante quelle ore, il freddo entrava nelle ossa, ma sapevo che presto sarebbe finita, che quella sarebbe stata l'unica punizione da scontare, la pena per un altro mio errore....L'uomo é difficile da scoprire, ed egli é per se stesso la più difficile delle scoperte. (Nietzsche)