Le parole per dirlo

PICCOLA PARENTESI, DEL QUOTIDIANO, NEL MIO RACCONTO


C’è sempre qualcuno che vuole sapere della mia esperienza analitica, di come viene vissuta, quali sono i risvolti sull’umore, sul pensiero, sulla vita. In questo scritto cercherò di racchiudere il senso di ciò che due anni fà, ho iniziato.Credo che tutto abbia avuto inizio semplicemente dalla richiesta di risposte, sentivo dentro di me la necessità di dare un senso alla mia vita, di capire cosa vuol dire essere uomo. In queste situazioni senti la vita fluire, che scorre senza mai guardarsi indietro, senza nemmeno un ripensamento lei passa e tu, incapace di rincorrerla, la guardi inorridito incapace di beneficiare delle emozioni della sua semplicità. Ecco questo è il momento per porsi la domanda, porsi dubbi, quesiti, questa è la fame di risposte… Mi dissero che l’unica via era quella della psicoanalisi, la ricerca interiore, della conoscenza. All’inizio ero riluttante al pensiero di dover aprire me stesso ad uno sconosciuto, una persona che durante la giornata, ascolta ed analizza, interpreta, ragiona. Per un anno e mezzo non sapevo cosa cercare, le domande erano tante, ma poche erano le risposte, parlavo, ragionavo, pensavo, ma non mi sentivo meglio. Non capivo cosa, tra tutto ciò che facevo, era sbagliato, non riuscivo a dare un senso a quest’incontri, mi sentivo vuoto e senza risposte. Pian piano la strada della comprensione si fece largo tra le mille insicurezze, parlare acquistava un senso nuovo, sentivo crescere in me un qualcosa, la mia sensibilità accentuarsi, riuscivo a scorgere nelle persone lati fino a quel momento oscuri, li ascoltavo. Avevo iniziato ad incontrare qualcuno, avevo iniziato ad incontrare me stesso. Che penoso contrasto tra la sfolgorante intelligenza del bambino e le fioche facoltà mentali dell'adulto medio.Freud