Le parole per dirlo

ESSERE


Vi siete mai trovati a riflettere su quello che la vita vi offre??Non è la solita domanda, ove le risposte sono vaghe, scontate e semplicistiche... Vi chiedo di riflettere seriamente su quanto riportato.Io ci ho provato e devo dire che non è stato semplice rispondere! Personalmente ritengo di non poter far statistica, le mie vicessitudini sono troppo "particolari" per poter paragonare la mia vita, le mie scelte, la mia persona ad altri, ma ritengo sia necessario chiarirsi questo aspetto per capir meglio chi siamo e dove stiamo andando.Chi mi conosce, chi ha letto alcuni stralci del blog sà che sono da anni in analisi, conosce alcuni aspetti della mia infazia, della mia adolescenza, ma non sà minimamente dove io stia andando. Bene, oggi vorrei provare a scrivere alcune righe su questo, ponendomi in una posizione scomoda, quella dell'osservatore-osservato (termine da me coniato in quest'occasione).Fino a qualche anno fà ritenevo importante... essere qualcuno!!! Questa affermazione non è di poco conto e spiega il perchè del successo del "Grande Fratello" o similari.Questo "essere qualcuno" significa l'esser riconosciuti da conoscenti e sconosciuti, che appaga il nostro senso di appartenenza. L'"essere", parola che descrive quanto di più profondo!! Non a caso viene utilizzata per identificarci "essere umano".Quindi, questo ci riporta alla profondità del termine e alla sua importanza, che questo ha per ognuno di noi. Credo che tutto nasca dalla necessità, mai colmata, di esser riconosciuti dai ns genitori. Questa figura (genitori) che sempre più è presente nei miei scritti, riflette ciò che siamo diventati e ciò che saremo! Cammino per strada e osservo, osservo la frenesia del voler "essere"... Del voler apparire, del voler "essere" riconosciuti, guardati, invidiati. Osservo e mi chiedo perchè intellettuali, statisti, politici, psicologi o semplicemnete la gente comune non testimonia la propria necessità di "essere" e la necessità del voler "essere" altrui. Sarebbe più semplice, vivere in un mondo dove il bisogno di "essere" fosse ammesso da tutti e non nascosto, oppresso, quasi a voler dimostrare di essere immune a questa "malattia".Viviamo ogni giorno guardando l'altro alla televisione, guardando il ns capo, il ns superiore, il ns governante e ci chiediamo perchè noi non siamo. Il significato di "essere", nasconde il bisogno di avere un'identità, di una propria immagine che questo ci rende diversi dall'essere un numero, una matricola, una scritta in piccolo sul citofono. Mio padre e mia madre non ci hanno dato la possibilità di "essere". Loro erano, e noi dovevamo adeguarci. La libertà di espressione, di parola erano soffocati con le botte o con varie ritorsioni ed è per questo che la necessità di "essere" era, in me, più viva che mai.Ma da bravo osservatore-osservato ho iniziato a distanziarmi da questa posizione, perchè il voler "essere" uguale ad un altro, non cambierebbe che la posizione iniziale, ma non il punto di vista primario. Io voglio "essere", ma me stesso!!! Avere le mie idee, il mio stile, il mio bagaglio culturale, la mia vita... L'"essere" uguale ad un altro, annullerebbe cmq ciò che io sono, quindi perchè assomigliare, se io stesso posso "essere".« è e non è possibile che non sia...non è ed è necessario che non sia »(Parmenide)