mi dispiace per voi

buon anno, buon anno...


Buon anno, buon anno …     Gli auguri, ineluttabilmente, non si negano mai a nessuno. All’amico di sempre che del nostro sentire non avrebbe alcun dubbio, come al distratto conoscente a cui non avremmo mai pensato senza quel fortuito incontro. Auguri sinceri o ipocriti, spontanei o studiati, scontati o intelligenti, abbondanti e a buon mercato. Politicamente corretti e stucchevoli come poche altre cose al mondo ma inevitabili come le code a ferragosto e il ciondolo portachiavi nell’uovo di pasqua.      Inevitabili dicevo e allora eccomi qua, da buona padrona di casa, a salutarvi insieme a questo 2011 che avrà avuto tutti i difetti salvo quello di dividere gli osservatori: credo davvero che saranno in pochi a rimpiangerlo.     Buon anno allora a chi invece ne conserverà un buon ricordo, magari lieto di non essere finito nella rete di Monti, degno esemplare di quegli eletti che, “si, dovrebbero anche pagare ma, sapete, è difficile scovarli e poi noi dobbiamo fare in fretta …”.     Buon anno a chi, al contrario, non ha mai problemi a farsi trovare, in un’aula dove, da precario ventennale, doma 35 bimbi di 7 diverse nazionalità, o in una fabbrica pronta per l’ennesima chiusura, mentre trema pensando al dopo.     Buon anno a Lavitola e compagnia bella; difficilmente avranno bisogno di una mano dal fato: si aiutano benissimo da soli. Inutile anche augurare loro un buon tempo: magari quelle latitudini le avranno scelte pensando proprio ad un’estate senza sorprese climatiche, e noi tutti a malignare... Non cambieremo mai!     Buon anno al mio gattone grigio, ed ho il terrore sia l’ultimo; agli animali di nessuno, agli alberi che sacrificheranno per un nuovo centro commerciale, a chi li cura regalandocene i doni, a chi non ci sta quando si adopera la natura come vacca da mungere.     Buon anno agli amori di ieri, alle storie di domani, alla bimba che non c’è più e che proprio per questo c’è, prepotentemente, indelebilmente.     Buon anno a chi legge, naturalmente, affettuosamente. Se è proprio vero che alla fine si scrive più che altro per se stessi, per capirsi mentre ci si racconta agli altri, è altrettanto vero che senza un pubblico sia pur sparuto, sarebbe facile scivolare nel ridicolo del parlar da soli.          Buon anno a chi, e qua la gratitudine non può più essere taciuta, gratifica le mie smanie con commenti spesso da incorniciare; a voi amici costantemente pochi ma buoni, ostinatamente “sul pezzo” mentre le mie ansie, immemori di un’antica coerenza definitivamente smarrita, mi strattonano fra personalissimi ricordi e pubbliche antipatie.     Auguri, grazie di cuore e… a voi la penna.