Marvelius

Nel Giardino Segreto


 Entrai nel serraglio come si scosta una tenda nel tintinnio della sera e abbandonato il rosso fulgore del tramonto mi immersi nel glorioso pullulare d'erbe e fronde. Soffici tappeti di caule filute e pratoline d'ogni colore mi diedero il benvenuto ondeggiando nel vento. Respirai assorbendo zaffate d'aria mattutina e pennellate di colori vermigli su tra i monti di là a venire. Verdi chiazze d'edera puntellata da asfodeli e primule selvagge s'inchinarono ai  chiari riflessi dei miei occhi ed io arrossii per quell'incanto. Poi mossi i miei passi come sospesi nel soffio, e tesi la mano tremante come a  penetrare il denso respiro di quel mondo. Vellutate correnti scivolarono sui miei calcesi e intorno alla veste ne catturarono orli e svolazzi, simile a code di aquiloni i miei capelli si aprirono ai loro capricci come vele prede del vento tra le gocce del mare. Antiche parole mi sussurrarono, tra le ali di pensieri ora sciolti e ribelli, dolci lemmi dal sapore di un tempo lieto al suono di battiti lontani come tamburi sonanti, echi di un linguaggio perduto dalla carne e che scorre in eterno sulle rive dei fiumi come sangue e linfa nelle loriche delle pelle.
Giunchiglie argentate danzavano su greti di laghi placidi increspati da brividi di sensi come giumente in cerca di calore, mentre il ricordo della pioggia scivolava oltre le spalle di colline vergini e snelle. Schiuma di mare raccolsi tra le dita e ne feci ricami sui riccioli di una fata, poi collane di perle intrecciai con ragnatele di rugiada e fiori d' acanto sileno. Mi fermai come ingiunto da un ferreo comando ... indugiai al suono di fresche cascate, nascoste tra veli d'ombra di fronde pudiche e piccoli cigli oltre i greppi di fontanelle chiare. Un canto argentino tesseva trini di note con fili d'anima consunta,  tra spruzzi d'acqua e stille d'argento, mentre polvere di stelle scendeva come manna d'un bianco accecante. Nei cerchi di bruma un energia remota dal fondo del fiume s'ergeva tra le rive e le bordure dei campi fecondi. Così sostai in quella lussuria come stallo che ogni cosa afferra e altro ancora avido  vuole ... Affondai come un tenero virgulto nel caldo della terra ... come un sasso che rotola dal fianco d'un monte e nell'ultimo tonfo sosta nella piana e lì stanco e potente mette germoglio. E ancor mi cullo di quel canto e in quella voce viaggio come falena nella notte, simile a una favilla ardo nel buio invidiando le stelle, come ali d'uccello stendo le mie piume sulle rosse spighe di grano e nel sole indoro le mie piume fino al fulgido orizzonte che mi accoglie come labbra al pari d'altre sue, e volgo al richiamo, tra filari d'alberi irsuti di gran foglie,  al flessuoso corpo che di cinabrio s'agghinda e seguitar di me esso vuole... M.lius