Marvelius

SABBIE II


 Sabbie attraverso negli spazi sconfinati della mente, mari dorati e montagne senz'ombra nel sole che  brucia brandelli di pelle . Negli occhi un orizzonte senza fine e i rossi riflessi di un astro impietoso. 
Le mani  artigliano le redini di una cavalcatura che arranca  affondando gli zoccoli in questo lago di filigranate biglie,  riarse come la mia gola che brucia di un avidità di fonte. Desidero le fronde di alberi maestosi che sogno a occhi aperti sulle infuocate distese di questi spazi sconfinati che sembrano inghiottire ogni rumore, persino il mio respiro m'appare come un ramingo pellegrino perso nel suo sostare nel buio di queste sue stanze. Così il pensiero si plasma tra il sogno degli  immensi querceti delle mie pianure  o le grandi faggete di superbe montagne, tra i passi ghiacci e sentieri battuti  dalla pioggia  nel richiamo di giovani sorgenti d'acqua cristallina,  i verdi e lussureggianti prati filiformi tra caule e fiori di una sterminata genià di colori. 
Ma tra queste sabbie dove nulla cresce oltre granelli di terra, microcosmi di silicio erranti  e silenti come scogliere sferzate dal vento nel torpore dell'estate, vedo la vita artigliarsi al suo bacolo nodoso come serpi in amore . Eppure in queste sabbie amo restare come un pugnale nella sua custodia. Mi sento simile a una lama ageminata chiusa nel suo fodero di cuoio e argento  nel buio di queste freddi notti, ma so che arriverà prima o poi l'alba e nell'istante  in cui il suo raggio colpirà i mie occhi quella lama, come verde baleno, stridula graffierà l'aria come una bestemmia  nei riverberi scintillanti del suo filo tagliente. 
Sabbie attraverso come passi nel destino che mi sorride beffardo, il fato arrogante gioca con la mia vita nascondendosi tra le pieghe del suo grigio mantello, scombina la mia esistenza tirando i dadi chiusi nella sua mano sul tavolo delle infinite possibilità. È come un pugno che colpisce nello stomaco e non lascia ferite, che non conosce cibo eppure sazia e scortica la pelle levigata dal mare, ma scava profondi pozzi irrorati dai desideri che scorrono nei solchi delle sue cicatrici, devastando la mia eternità con aghi intinti in un passato che sembra non avere inizio. Un maglio potente sulla mia torre che non crolla tra queste sabbie ardenti, che accompagnano il mio viaggio lungo le sponde del mio fiume come clessidre vive e pulsanti . 
In questi sterminati cumuli di bionde arene che scivolano dalle mani come cascate d'oro zecchino, colgo il senso del mio passo, tra la polvere che resta tra le dita, una lieve patina bianca che segna le mie rughe e le colma del suo rosso unguento. All'orizzonte  il sole sta morendo sciogliendosi in una pozza di sangue, un cielo pugnalato si chiude nella sua agonia cedendo alle ombre che disegnano i contorni di figure filiformi ... mi fermo ad osservarle come un viaggio della mente fuori dal suo corpo.
In lontananza già vedo i fuochidei bivacchi tra ciuffi sparsi di vegetazione, piccole  lamine di luce che vibrano in questa notte che avanza puntellata da un popolo sterminato di bianche stelle e da un mare di sogni,  nel cuore vigile che batte l'ora della veglia ... Marvelius