Marvelius

TRA LE OMBRE...


 Vi incontro ancora Messere mi seguite come un falco cheattende di ghermire la sua preda.Facciamo la stessa strada Milord … forse è solo il frutto di una fortunosa  coincidenza che ci porta entrambi verso questo rosso tramonto Può essere messere e può non esserecosì ma libero è il cammino, tutti i  fiumi vanno al loro maree a volte  mischiano le loro acque gorgogliando tra le anse Allora nulla avete da temere Milord, vedo la vostra lungaspada far bella mostra intorno al vostro nero mantello,luccica l’argento della sua elsa come la luna che qui spandele sue carezze e la vostra maschera quantunque celi partedel vostro viso ne lascia trasparire il luccichio degli occhi chenel cupo languore di un melanconico passato da il sensodi quanto sapreste essere glaciale a sprezzo della vostra vita Leggete bene uno sguardo e date un prezzo congruo alcarattere di un uomo con solo un fugace sguardo?Ma la verità è molto vicino a quanto dite, solo la tristezzanon mi appartiene e ciò che solitudine e pensiero scolpisconosul mio viso non trova il giusto appiglio sulla riva del vostrofiume messere”
Don Juan… milord … Don Juan de Marcus...questo il mio nomeper servirla  e diradare i dubbi ricordando il passatoDon Juan … credo di avervi già incontrato lungo il miocammino, sento il peso di un ombroso ricordo e le nebbie delmio passato ben potrebbero contenere i segni che viportate dietro, anche nascosto sotto una maschera che viconsegna al mistero e a chi nasconde non una metà dell’animama la sua interezza… Lord Gadriel  è il mio nome 
 Oh certo Milord … le brume dei ricordi si schiudono e viparlano di me, eravamo giovani tra i vicoli del Borgo Antico,porto ancora il Sigillo sopra il braccio, così come nella miamente il Giuramento come marchio stampato a fuoco e in ogni anfratto del mio petto arde una fiammella di quelche l’Ordine ci ha impresso per essere degni portatori diquella Sacra Fiamma...Fortiter Et Fideliter…..Sapevo di avervi già incontrato,l’ho capito al primo sguardo, non solo per l’anello che portate.Chiamatemi Gadriel d’ora innanzi e datemi il braccio affinchéla presa delle mie dita  sia quella dell’astore che cinge ildorso del suo falconiere…Ben lieto il mio si fonde col vostro Gadriel e su questanuda roccia giuro che l’ombra mia sarà la vostra …”“E la mia la vostra Juan. Siamo randagi dispersi come pulanel vento su un mondo che si sbriciola a ogni sussulto di vento,  lo sfacelo dei costumi riempie queste  vie come i crepacci sotto la coltre che imbianca. Le ho attraversate anche io Gadriel, respirandone l’ariaputrescente , indossato un mantello di polvere in attesa delrisveglio che non è giunto. Tra questi sentieri ho trascinatoi miei metalli, visto quanta costrizione chiudegli uomini nel loro cubicolo circondato da effimereforme, simboli di un perduto andare che rendono schiavol’animo tra catene rose dalla ruggine.Juan ne sento l’odore  ... si sparge come velenotra i profumi di questi campi bordati di fiori, vedo persinogli alberi piegarsi non per il vento ma per il fardello di tantafinzione, ma mi ergo come un mago davanti aibastioni del mio tempio e non cedo alle pieghe di questolungo inverno.
Cosa riserberà il giorno oltre questo buio Milord, questafosca bruma  celerà ancora  i contorni delle nostre pietre?Non so…Messere ... il futuro è un spazio pieno di possibilità.Noi terremo alto il vessillo e lo isseremo sulla torre più altadel nostro maniero come sull’albero di maestra del naviglio che dorme tra le acque della fonda o ne faremo una vesteper una donna che possa indossarla insieme alla purezzache l’adombra…Ricordo quante donne  vi giravano intornonegli anni del vostro noviziato, vi vantavate di averneamato a centinaia e forse in questo non siete migliorato…l’avidità rende gli uomini insoddisfatti e ruba loro la capacitàdi guardare nel profondo ogni piccolo fiore.. Non giudicatemi Gadriel, conosco la vostra fama e non credosiate stato mai un uomo che ha chiuso i cancelli all’amore néun encratito Signore e giudicarmi non serve a farvi assolvereda un tribunale di licenziosi inquisitori, l’amore viene come ilsoffio di primavera e  trovo sia un inutile artificio  il porgli resistenza. Conoscete, mio erudito Signore, altra forma di conoscenzadell’essere umano se non quello che scorre come un fiume inpiena tra i boschi resinosi delle alture, che nuota come pescinei placidi laghi o che cresce come un giardino fiorito nei rigogliosi prateggi? Questa è un era che bandisce come unerrante cipiglio il valore del nostro braccio, che rinnega lospirito e il coraggio e serra ogni cancello all’uomo che vive diideali e allora cosa resta se non il puro pensiero e l’universoche  si stempera nel crogiolo di una donna, la passione e laragione, l’ardimento dei corpi al posto di un campo di battagliae il chiuso riflettere dentro noi stessi piuttosto che il dibatteredella futilità del tempo con un mondo che si piega su sestesso e ne rimane esule  prigioniero.Vi scopro pensatore  ancor più che amante Juan e  forseavete ragione nel consegnare ad una donna ciò che restadel nostro valore e dei nostri pensieri,  nel dialogo dei corpitra i silenzi di bocche avide e concupiscenti, si comprende quantafame vi sia ancora di accompagnarsi l’un l’altro, madimenticate che ciò non ‘è amore bensì desiderio di possessoo brama di carne e voluttà concupita che rende grazie alcorpo ma scioglie i nodi della mente per renderla ancorpiù affamata e incerta sul senso e le ragioni che nefanno tempio e magione.Chi vi dice che io non abbia amato ogni donna come fossel’unica stella del firmamento milord? Come potete pensaresia un cosi prosaico Signore che cede all’istinto della carneper rendersi satollo il ventre e svuotare i principi dellospirito, scardinare i cardini della perfezione senza daretutto me stesso fin nell’intima essenza che stilla linfa esangue dalla sua cella?
Nessuno mi suggerisce ciò e vi chiedo venia mio caro  Juan soloche amiamo in modo diverso, la mia ragione retta dall’orgoglioe da un ego smisurato a volte è restia a guardare oltre il suo  orizzonte,cosi  tengo in conto il numero delle vostre amantitroppo distante  dalmio e l’intensità del mio sentimento comeun  insondabile diamante al quale ogni uomo piega il suo o siispira senza mai raggiungerne i limiti e le distanze. Così in questoerrore mi attorciglio come un ofide tra le sue spire e e non vedo quanteragioni avrei per vedermi cosi tanto simile a voi.Lo dite ancora con un senso di fastidio...Lord.Avete amato con intensità ogni donna che ha solcato i gradini delvostro castello, i giardini del vostro serraglio, il ponte del vostronaviglio.Ne avete decantato lodi e virtù, combattuto tenacia e irruenzacome su un campo di battaglia, tra baci e carezze, strette tra le vostrebraccia bisbetiche di Bisanzio e valchirie normanne,dolci gemme del sol levante e odalische dai rotondi fianchi chesi sono arrese alla forza delle vostre labbra e alle solide e fascinose profondità del pensiero di cui tanto sembrateprendere le distanze, ma non credo siamo  tantodiversi,ombra di un ombra e corpo di un corpo se lasciatevivere questa espressione.  Anche io le ho amate, Milord, nel libero arbitrio della loro volontàcangiante, le ho adorate e me ne sono fatto Signore, leale è statala mia presa come nell’armistizio del mio assedio alle torri di queldesiderio che si scioglie nei loro capelli profumati, della loro pelleliscia come seta, del suono dolce e sensuale della  voce similea zefiro di mare sul fare del mattino. Ho raccolto gocce di brina sulle corolle in fiore , portato alla bocca persuggerne la linfa che mi restituiva all'eliso empireo, hoincontrato l’ebbrezza della vita nell'ebbro scuorsi dei sensi, nonper piacere di un desiderio che consuma e dana ,ma per la setedi cogliere quell’idea di perfezione edi equilibrio che dà la morte e la vita come uno stallo chesorregge e precipita tra l’inferno e il paradiso su questa Terra.Ora vi riconosco fino in fondo Messere … siete ancoraquell’adolescente che rincorreva sottane e trecce di donnae siete ancora  il giovane alla ricerca di un accento cristallino sconosciuto al vostro udito, lingua di donna lo chiamavate esuono di sirene … e in esso vi perdevate come in un bosco tra tenebre orfane di  luna, mi meraviglio che abbiate ancora la vita chiusanelle vostre mani, ma l’Ordine vi ha salvato, vi ha insegnato  l'arte di una spada, dato una  morale a cuiattingere quando il tartaro inverno vi ghermisce e il senso dilealtà che vi sorregge nelle notti come questa. Invece a  voi cosa  ha lasciato Gadriel, quale morsa tenace viha stretto tra le maglie di un cuore che non trema e un polso chechiude il pugno della vostra scienza come l’arte che vi ha infusoil vostro Maestro.Me lo chiedo spesso Juan….le vostre stessecose suppongo ma non si è mai sicuri di ciò che crediamo senzaun confronto reale e a volte più si sale sopra un monte più ci siavvicina al ciglio del burrone, quell’abisso  a cui si deve guardarefino in fondo e che ti guarda dentro con la stessa intensità.Ho amato molte donne, avete ragione e chissà quante ne amerò,e loro hanno amato me  forse più di quanto io potevo in quel momento,ma mai mi sono risparmiato in questo. Cosi hopercorso tante vie, stretto amicizie nei recessi più preclusi agli uominid’arme, ai pensatori della specula più ardita. In questa curiositàche  mi assilla e mi spinge oltre ho nuotato come tra iflutti di un mare in burrasca, nella visione del miotempio mi sono spinto a conoscenze che potete appenaimmaginare e in questo, altro amore ho profuso, per laconoscenza e  l’arte più segreta e nascosta. Qui le nostre vie si dividono amico mio senza che l’uno abbiapiù merito dell’altro, senza che voi  abbiate meno credito di me.Le vostre vie incontreranno sempre una donna affinché possiate placare la sete del vostro vivere, io trovo anche in altro l’essenzadella vita e nell’amore la cuspide e il bacolo per raggiungere uncammino che mi tempri e mi renda allo stesso tempo germoglioe tenera giunchiglia. Vivo dell’essenza che muove il vento, nella corrente che trascinale onde...Guardate quelle alture amico  mio, niente le smuovenemmeno il rombo tumultuoso che giunge dalle fondamentadella terra, ma basta una goccia d’acqua per penetrare la suaroccia, per scendere nel cuore che dorme nel suo ventre ecarpirne segreti inconfessati trascinandoli a valle del suocoriaceo petto. Così nel silenzio della rive del mio fiume mi siedo per trovareascolto e nello sguardo che segue le acque al loro muto viaggiomi perdo e sono goccia che trasuda sulle anse agghindate dirossi cespugli e nel greto del suo letto stride sui sassi come afarne scoccare una scintilla. Mi inebrio di questo Juan comedegli occhi di una donna, profondità senza fine come unoceano di cristallo, mi perdo nei suoi seni come tra le bracciadel mio mare e nel suo ventre come nel calore del vento chepenetra tra il folto della boscaglia. Ne sento il bisbigliare dellefronde tra i soffi vespertini che rendono tremule le foglie ein esso acquieto la mia brama, suggo il nettare da un fiorecome a sentirne vibrare la caule fin dentro ogni virgulto diradice tra l’umido sentore della carne e in ogni anfratto posola mano in cerca del mistero che mi desta i sensi e mi riempiedi affanno .  L’ardimento non mi manca, come un cercatore di tesori suspiagge deserte, o un marinaio  che tuffandosi tra le ondetumultuose apre gli occhi nel buio delle acque e trova la sualuce come la lanterna di un faro.
Tarda è l’ora Gadriel amico mio, le tenebre già avvolgono i nostri volticome inchiostro a cui attinge il pennino, asticella informe delle nostreparole, venite Milord le fiamme ci chiamano col lorotremore prima che la nera sagoma di un lupo si stagli al biancore dellaluna, torniamo a essere ombra e maschera nel rito della finzione, lasciamocadere inostri affanni intorno al bivacco checi attende, che i sogni e le speranze si incontrino dove nascel’algore con la sua bianca luce …Marvelius