Marvelius

Oltre...


 Una parte di me avrebbe voluto restare   ma tutto mi portava via da quel mare …Immersi i piedi nella schiuma tra le piccole pieghe delle acque, riccioli d’onda chiare e fresche e nel mio sguardo ancora lei …I suoi occhi castani e l’ovale di un viso perfetto. Il nero crine mosso dal vento e la grazia delle sue mani sul mio corpo.Senza accorgemene mi ritrovai nelle profondità delle acque tra l’ azzurro smagliante e i riverberi caldi del sole.Mi scioglievo tra le gocce come pulviscolo d’aria e lei era lì con la sua timidezza a celare le sue forme con lembi di corrente e vortici d’ombra ma per quanto l'amavo quel suo essere delicato tanto me ne staccavo.  
Con me era stata sempre misurata,  dubbiosa come unuccello sul ciglio di un ramo che non riesce a librarsi  in  volo. Un timore costante di non essere bastevole, inadatta a soddisfarmi ma anche impossibilitata a farlo per le sue paure,  eppure quella sua timidezza sembrava  scomparire in mezzo agli altri. Quel suo ritegno si dileguava come una serpe tra i fili d’erba  alta, quel suo  freno si scioglieva se non ero io quello con cui parlare confidando ansie e segreti.La moderazione e il controllo sparivano d’incanto fuori dalla mia presenza e lei diveniva normale, un cigno che incanta nel cuore di un lago libera di danzare. Mezze parole mi erano destinate, torsoli di lusinghe, brandelli masticati di moine senza il nerbo di quella lussuria che pure sapeva appartenermi.Quella discrezione cosi controllata non era forse la misura delle nostre distanze, il bisogno di porre un limite ad un rapporto che stava morendo o forse non era mai nato.La ritrovavo nei discorsi degli altri, la vedevo leggiadra esprimersi in disinvolti pensieri,entusiasmarsi per ciò che leggeva nelle persone, nei loro scritti, nei loro occhi  d’estraneo.Ma quando restavamo insieme tutto questo sembrava spegnersi e tornava l’ansia di un non detto, il soffoco incepparsi di un espressione, l’incarto delle frasi, l’incertezza di passi troppo prudenti sul selciato del mio viale.Eppure qualcosa dentro di lei pulsava incessante come tamburi nella notte ma trovava sulla su stradai tronchi divelti di una fiducia che si stemperava nella lontanza degli echi deisuoi battiti. 
 All'orizzonte piccole barche segnavano con le loro scie bianchi sentieri di spumae i gabbiani strillavano nel vento stagliandosi nell'indaco del cielo.Una parte di me avrebbe voluto restare Ma tutto mi portò via da quel mare …Marvelius