Marvelius

Bella...


  Abitava in un carrozzone vecchio e malmessobrandelli di tende e stracci consunti ne celavanol'ingresso ed era come un puzzle di toppe e rabbercicuciti con cura e seguendo anche un certo ordine,tuttosommato l'intimità del suo ingresso era statapreservata.La vidi uscire la prima volta sul fare del giornoun alba imbelle nel vento smorzato che la precedette,e nella luce pallida e fredda dell'algore uscì dal suo carro.Aveva i capelli sfatti e un viso tirato e ambrato,gli occhi ancora pieni di sonno e mi sembrava scendessei gradini del carro più per inerzia e abitudine chemettendovi un minimo di senziente metodo. 
 Ma era bella...dannazione se lo era.Chiusa nel suo shalle nero sopra un vestito a fiorisenza pretese ma che sfacciatamente mostrava larotondità dei suoi seni, i suoi fianchi generosamentecustoditi nelle cuciture del vestito sempre in bilicotra il resistere e il cedere alla spinta delle anche.La vita stretta e la curva delle natiche un monte troppoarduo da scalare e troppo liscio da poterdiscendere senza rischiare di morirne affascinati.Mi venne incontro accigliandosi un po' ma io feci fintadi nulla, seduto vicino ai resti del suo bivacco mescevoun po' di caffè in un bicchiere di latta.Aveva un sapore insapore anzi di sapore ne avevafin troppo ma acre e mefistofelico da far attorcigliare lostomaco ma lo trangugiai come fosse nettere d'ambrosia.Poi presi la sua chiatarra e feci scorrere le dita su di essa.Quando mi fu davanti mi girai e alzandomi la salutai 
 "Buongiorno Bella ... ti ricordi di me?"E guardandola fissa negli occhi le feci un lieve inchino.Lei rimase come un sasso lanciato nel terreno fangosole orbite  le si spalancarono come avesse visto unfantasma e i suoi occhi smeraldo vibrarono nella lucedel mattino trascinando dentro di sè i riverberi dellefiamme del bivacco e ...null'altro.Io potei vedermi nelle sue pupille, nel suo specchioincantatocome lei non avrebbe potuto ma vedeva me davanti a leie questo le bastava e le faceva sussultare il cuore.Lo sentivo battere come tamburi nel folto della foresta,un ritmo crescente quasi furente, ascoltavo lo scorrerevorticoso del suo sangue sulle anse delle sue vene,il gorgoglio del flusso nelle sue arterie, le ondate di caloresulla sua pelle  come vento e calura d'estate.Avvertivo i suoi pensieri farsi materia, le sue emozionitrasmutare in affetto e un ritrovato amore, affollarsi neimeandri piu remoti della sua testa e negli spazi piùabbandonati riconciliarsi con se stessa.Poi staccò le mani che avevano stretto fino ad alloralo shalle sul petto e mi parlò..."Ti ho atteso per tre anni ...tre anni oggi da San Germain". 
 Vidi le prime  lacrime sbocciare tra gli occhi, indugiare tra leciglia rigate di bistro e poi staccarsene come coltre di nevecristallina dalle fronde dei pini, scorrere come acqua disorgente dalle cascate su tra i monti e adagiarsi sulle goteturgide e calde e poi dipartire fendendo l'aria fino aconcimare e dissetarela terra...Dalle prime goccie  germogli di fiori di loto, le altre le raccolsi nel palmo trasmutandole nel brillìodi piccole pietre scintillanti , gingilli così cari a tutti i mortali ...La strinsi tra le braccia e lei si sciolse dentro me comeneve al sole, le sue braccia cercarono nell'abbraccioun calore dimenticato dal tempo e la sua bocca si aprìad accogliere la mia lingua e le mie labbra nel respiro cheavrebbe bruciato in eterno ed insieme ad esso la mia animadannata, costretta a vagare in quel corpo immortale.La sentii ripetere il mio nome chiuso nelle sue labbra,imprimerlo come un calco sul suo cuore e serrrarloin uno scrigno nel fondo della sua anima per custodirloper sempre. 
 Nel fuoco che stava morendo altre fiamme divamparononei corpi che andavano spogliandosi e che riflettevano sulla pella la luce pallida del giorno che stava nascendo.Baci si rincorsero tra la mischia dei corpi, muscoli tesitra umori e sapori mai dimenticati e in quel congiungersianche le ultime tenebre cedettero il passo, in quel nascere e morire, finanche il vento placò la sua sete e volse oltrei propri occhi nel fruscìo soave tra le cime degli alberi .Poi, quando quella lotta di corpi ebbe fine, raccogliemmola nostra passione, i nostri baci strappati con impeto e dolcezza alla notte bugiarda e lentamenteci immergemmo nel buio ovattato  della suaalcova...Marvelius