Marvelius

Fiori D'Armeria


Se ne stava in piedi su uno sperone di roccia scuraa guardare l’orizzonte tra gli spruzzi delle ondeche si infrangevano tra gli scogli.Il mare sembrava parlargli e urlargli contropoi a volte si calmava come a perdonare e comprendere quell’uomo cosi granitico e imperturbabile.Ma lui restava immobile col suo cilindro sulla testae il  bastone nella mano a lasciarsi carezzare dal ventoa respirare polvere di mare, piccole e rarefattenebulizzazioni del suo respiro che come un manticeportava sulla riva la forza eterna delle sue reni.Un instancabile abbattersi di flutti percuoteva le spiagge bianche e gibbose, così, dal blu del suo profondo, leacque scolorivano all’azzurro e poi al  cobalto e in quella declinazione di colori cangiavano in tutte le tonalità di verde finendo per schiumare in ampie chiazze di un bianco sfrigolante.
L’oceano biascicava una lingua sconosciuta per tuttiparole dimenticate che quell’uomo chiuso nel suo silenzio conosceva bene. Simile a un canto di sirene che ammalia e stordisce, simile agli echi dei tuoni di una tempesta lontana che parla di terre perse nel destino del mondoe di ricordi mai sbiaditi nel fondo del suo cuore.Lo guardavano di nascosto acquattati tra i grandi sassidella Scogliera dei Bardi, una lingua di roccia e sassidove il vento amava incunearsi fischiando e cantandocome una schiera di musici danzanti, lì tra quegli scogliaguzzi e lisci strillavano torme di gabbiani in cerca di pesce.E quel vento lui lo amava come e più di se stesso, lo sentiva tra i capelli dargli carezze e sferzate di sale, negli occhi penetrargli facendolo  lacrimare, e nella bocca come un bacio sulle labbra dal tocco morbido e sensuale.Sulla pelle ambrata il suo sfiorìò era un unguentoprofumato ed egli, chiudendo gli occhi, vi si consegnavaabbandonandosi  nel contempo al ruggito maestoso del mare.Stava per ore ai piedi del Faro, come una sentinella di guardia al mastio del suo castellare, come  un ancora conficcata nella sabbia  smossa dalla corrente ma tenacemente ancorata al fondo del mare.Avrebbero dato qualcosa di prezioso per conoscere una parte dei suoi segreti e mai lo avrebbero ammesso, forse persino ase stessi, erano gli uomini dell’isola e per quell’isola avrebberodato ogni cosa,  ma l’uomo col cilindro lo sentivano estraneoa tutto il loro mondo .Troppo fedeli al loro silenzio, troppo legati alle loro abitudini, troppo chiusi in loro stessi e troppo timorosi di perdere qualcosa in cambio di molto altro ancora. 
Ma l’uomo chedimorava nel faro  era al di sopra dei loropensieri, l’uomo che divideva le notti nella casa sopra lascogliera con la donna dai rossi capelli si elevava sopra i loro vili metalli come le ali di un astore sullecorrenti delle falesie bianche della costa.Egli era un faro che illuminava la notte, era la roccia ancorataal cuore del mondo, era il vento che ne attraversava i confini,come la pioggia ch appartiene al cielo e sposa la terra.Egli era il mare con le sue onde provenienti da un orizzontelontano ed era la sabbia che ne filtrava gli aneliti e i sospiri.Avrebbe letto i segni tra le nuvole e il bisbiglio delle fronde,ascoltato e sorriso delle parole trasportate dalle acque di un fiume, avrebbe seguito il guizzo dei pesci e nel volo radente delle rondinisaputo quando era il tempo di partire e quello lieto per restare.Si volse con grazia scostando il suo lungo paltò,e con passi misurati si avviò lungo il corto viottolo che conduceva  al Faro.
Per un attimo si fermò sul ciglio della scogliera e colse fiori d’armeria mentre una coppia di  cormorani gli passava accanto. Tra i becchi robusti una manciata di alghe secche per i loro nidi e gli occhi fissi nell’azzurro del mare.Li vide librarsi nel vento tiepido e umido proveniente dal bassoe li seguì con lo sguardo poi con un lento incedere del corpo si sporse sul dirupo e vide il mare sbiancarsi tra le rocce affioranti, un intenso sciabordio che ribolliva agitandosi nel catino del golfo.In quel vuoto così pieno di mistero  lasciò cadere un fiore donandolo alle acque, stringendo gli altri nella sua mano.
Un sorriso pieno d’orgoglio e di tenerezza gli stirò le labbra mentre la luna  gli illuminava parte del  volto e nei suoi occhi siperdeva sfumando... tutto il verde del suo mare.Marvelius