Marvelius

L'Illuminazione I


  Quando l’alba  giunse con le sue pennellatemagenta carezzando le cime dei monti ericoprendo di luce le vallate, si mosserospingendo le cavalcature oltre le barriere d’erba alta.Calpestarono i prati coi loro cavalli sbuffanti,lasciando  dietro di loro  il terreno brullo edevastato dagli zoccoli ferrati.Nei loro petti il freddo inverno della loro rabbia,nei loro cuori la lava bollente dei loro artigliancorati alla vita ma che di lì a poco, per molti,sarebbe scivolata come pioggia sulle foglienella rossa spremitura  di virgulti.Lo aspettavano giungere con la sua armatura brunita, cimiero cremisi al vento, lo scudoscarlatto con ali di falco e un destriero scurocome penne di un corvo, spillando  dalle frogebruma  densa simile a  schiuma di mare.Si sarebbe abbattuto sulle  schiere nemichecome un angelo mietitore che ha dismesso datempo pietà e misericordia e affronta i suoidemoni brandendo lunghe spade fiammeggianti.Al suo fianco colui che mai lo avrebbe abbandonato,l’amico di cento battaglie,  sprezzante della vita edel dolore, di ferite sul corpo dolorante comeinfitte cuspidi lancinanti che lo avrebberoaccompagnato  per sempre nelle lunghe notti diinsonnia . 
La luna era alta nel cielo e spandeva la sua lucecome una mondina semina junte di riso.Lylieth se ne stava al fuoco del suo bivaccocon un morso di pane non lievitato tra le mani elo sguardo perso su un orizzonte lontano.Tenebre oltre la notte e la luce delle stelle trafiamme ritorte, lingue di un vermiglio fulgore aincendiare l’aria e la legna scoppiettante.Lo avrebbe atteso invano nel silenzio dellaradura.Nel vento avrebbe udito i gemiti e il lamentodelle sue ferite e al vento avrebbe consegnato lepreghiere come note di metallo per ammantarnee proteggerne la vita tra lo stridore delle armi e il pianto sincero delle donne .Lunghi capelli neri su guance di lunaappena ombrate dal rosso pallore del freddoLa bocca era un fico spezzato e i suoi occhi  pozzi d’ardesia  nella nivea coltre d’inverno d’una pelle simile a seta, la dove ogni mistero avrebbe                         perso le chiavi del suo  oscuro segreto.                             Lo avrebbe atteso invano come invano avrebbeascoltato null’altro che non il vento stormire trale foglie.Come gocce di un ruscello lontano avrebbeudito tra il fogliame il tintinnio dei suoi cenni.Ma Lui non c’era già più in quel mondo,non era più il Principe  del suo regno,il Signore delle sue terre, il Dominus del suocastello, sentiva  bisogno di mutare  il corso delle sue cose, cambiare il fato che lo stava avviluppandocome mai così ferocemente era stato nella sua vita.Come un baco nel suo bozzolo filava le sorti del suotrasmigrare, lentamente, costantemente nel volgeredel suo pensiero che si cristallizzava nella rinuncia.Buttò le sue armi a terra e lascio scivolare lacorazza di metallo ai suoi piedi come una pietra che precipita nel silenzio della notte, poi diede uncolpo sui garretti del suo cavallo e lo lasciòandare al suo destino.Si sedette a pensare alle cose caduche  e al tempoche stava smarrendo su un fiume troppo impetuosoda guadare.Der suchende … der  suchende  si ripeteva tralabbra morse e sanguinanti, ne aveva consapevolezzacome aveva ben presente le mancanze del suocercare, il tragico epilogo della sua vana mèta.Cercava nelle cose esteriori ciò che non trovava nelsuo io, anzi aveva del suo io la visione di qualcosadi unico e irripetibile ma più cercava di identificarnei caratteri più si accorgeva di non conoscerlo affatto,di avere di esso una conoscenza tanto vagaquanto quella di un perfetto sconosciuto.Trovava la superficie delle cose e quanto piu siaffannava più annaspava nelle acque torbide dellasua incapacità di vedere e sentire. 
 Si sedette su una pietra come preda dell’ansia,ma le forze pian piano lo abbandonarono,la fronte imperlata di sudore  e un disagio che loteneva sveglio e palpitante lo proiettavano al difuori di sè come un corpo etereo che ha smarritola via e il senno..Tutt’intorno alberi contorti dallegenerose fronde e un verde di cespugli spinosi.I suoi occhi balenavano come riflessi cangiantinel brillio dei raggi di un sole splendente e le orepassarono sui carri del tempo, come anelli di unacatena si fusero le une con le altre, così giunse lanotte e  seguitò il giorno.Stanco e avvilito, tra i morsi della fame si smarrì,i giorni si alternarono come le nuvole nel cielodi marzo mentre lo sguardo si lacerava nel fiumeseguendone il corso. 
 Poi giunse la scintilla che tutto incendia, la fiamma che spande il calore nei recessi dell’anima e bruciai covoni ammassati nello spirito come pile di ricordi .Si alzò di scatto come se il mondo si disciogliessedavanti ai suoi occhi e di colpo sapesse cosa fare, in preda al suo pensiero saettante si avviò lungo unviale d’erba e sassi,  mentre nel suo sguardo la stilladi un illuminazione profonda aveva l’inconfondibilesegno dell’Uno e dell’Eterno.In quell’attimo stesso di rivelazione si lasciò alle spallele sue vite passate e in quel preciso momento si immersecome un fanciullo in una nuova vita fatta di promesse ecertezze, di visioni senza inganno e apparenze, anzi leapparenze divenivano esse stesse verità da sondare edecifrare immergendosi in esse con tutto il suo essere elasciandosene pervadere come quando ci si immerge inun lago e ci si lascia cadere nel suo fondo fino a toccare illimo freddo e denso per poi  riemergerne mutati nella nuova luce di acque fresche e trasparenti.Man mano che camminava si liberava degli affanni edi un velo che lo aveva ricoperto per tutta la suaesistenza, si spogliava dei suoi vecchi insegnamenticome una serpe si libera della sua veste  mutando lasua pelle.Capiva quanta inconsistenza lo aveva trascinato con sèe quanti  dogmi lo avevano rivestito di cortecce e idoli,quante condizioni lo distoglievano dal vivere senza ivincoli di una liberazione dal dolore e dal proprio io .Riacquistava dunque  la consapevolezza di se stesso,del suo Io  pensante da cui tanto era rifuggito in queglianni e di cui così poco si accorgeva di conoscere.“Tanto mi è estraneo il Me Stesso che tanto ho vagatoper cercare di distruggerne le catene che mi separavanoda esso”.. pensò tra  sé e mentre pensava si acquietavail suo spirito, si ammansiva la sua anima e faceva pacecon l'Io, come due vecchi amici che si ritrovano dopo unlungo peregrinare tra sofferenze e visioni effimere nellungo inverno della vita.Aveva ritrovato la strada che conduceva a se stesso senza bisogno di scarnificare il senso della sua vita etrovare il mistero tra le rovine della sua dimora,solo cercando nei segni del mondo, nel vivere delmondo sentiva la voce che conduce al cuore delle cose.Ora era semplicemente Lui … l’uno e  il tutto  fusinella consapevolezza dell’unicità e della molteplicità,nella solitudine del mondo aveva ritrovato ciòche più gli era stato sempre accanto e  inquesta nuova visione di sé  si avviò lungo il corso delsuo fiume tra anse morbide e pennellate da variopintechiazze di fiori … mentre il sole indorava le acque chescivolavano lente verso il suo verde mare …(segue…)
                                                                                               (segue)Marvelius