Marvelius

L'UOMO DEL VENTO...I


  Picchiettava con le dita sul tavolino del bistrot mentrecon gli occhi la spogliava. Lei  sentiva il suo sguardo addossocome l'ombra delle sue mani sulla pelle appena sudata.Il caldo era insopportabile ma lui sembrava non dolersenee concentrando lo sguardo lo sgranava in un sorriso beffardo.La donna gli sorrise di rimando ma fu un attimo poi volse il capo altrove e una cascata di boccoli neri ondeggiò nell'aria occupando tutta la scena. 
 "Non puoi proprio evitarlo vero?"Disse Rebecca dando uno schiaffo col dorso della mano albicchiere di Lemon che si rovesciò sul tavolino .Il liquido si riversò sulla tovaglia e giunse all'orlo opposto gocciolando sui pantaloni di lui che rimase immobile.Non si scostò lasciandosi bagnare fino all'ultima goccia,il cameriere che era li vicino si mosse nella loro direzionema lui alzò la mano quasi impercettibilmente ma con untono deciso a intendergli che era tutto a posto e chenon lo desiderava li attorno.Cosi il ragazzo si era immobilizzato guardando la donna irritata e l'uomo freddo come una statua di marmo.Lei lo fissava tremante stringendo i muscoli della faccia, un mistodi rabbia e gelosia, di fastidio e un filo di  rassegnazione a cuinon voleva cedere; poi volse il capo alla sua destra perdendo lo sguardo verso il mare.Il vento spirava leggero scompigliandogli i capelli di un mogano scuro, lisci perfetti  che le scendevano fino al centrodelle spalle.Si raccolse i capelli in una coda tirandoli sulla fronte e si   tolse agli occhiali da sole lasciandosi ferire dall'aria densadi salsedine che la fece lacrimare. I suoi occhi si confondevanocon tutte le declinazioni del mare e filtravano il brillio scintillante della luce illuminandole il viso. 
 Era bella ... forse troppo ... di  un bello senza tempo.Il volto lineare, gli zigomi alti, il naso con una lieve imperfezione che attirava lo sguardo degli uomini già rapiti dai lineamenti felinidel viso . Il sole le aveva da tempo indorato la pelle avoriorendendola ambrata come l'oro, sarebbe stata adorata come unaDea su quelle spiagge un tempo meta di guerrieri  ed eroi.Lui restava a guardarla impassibile e senza emozioni apparenti,gli occhiali scuri, i capelli arruffati, chiuso in un abito blu e unacamicia di lino chiara. Senza orpelli, senza aggiunte nel corpo alato di un umano senza limiti, senza steccati ... si avvertiva a stargli vicino come la fusione di elementi primordiali in lui avesseropartorito l'amore verso l'avventura al limite dell'orizzonte ,tra il rischio immanente della fine e la scoperta dell'impercettibilearoma della vita.Percorreva in ogni istante sentieri mai battuti, scoprendo i velidi una natura incontaminata che a lui si mostrava per dedizionee somiglianza.Non era un uomo cattivo, ne la sua indole portata alla cinica scarnificazione dell'essere.Piuttosto era un uomo generoso e sensibile ma la lealtà a sestesso lo portava a somigliare più ad un mercenario errante che trova nella solitudine l'altra faccia della medaglia di ogniesperienza negataIl mondo era per lui un cammino fatto di mille rivoli e millestradine dove incontrare l'altro e svelarne il mistero, farlo suo lasciando parte di sé, del proprio io, del suo inaccessibile essere, e in questo incontro fondere esperienze nell'esotericoe arcano mistero delle anime." Mi fai soffrire ... tu lo sai che non sopporto  questo tuo darti,mi fa male ma tu sembri non capirlo, non notarlo"Lui si tolse gli occhiali e la guardò fissa. La linea neradel bistro e le sfumature scure dell'ombretto le facevano risaltare ancora di più gli occhi rendendo profondo e trasparente losguardo allo stesso tempo e lui pensò che in quel momento non era mai stata cosi bella."Non riesco a farti prigioniero della nostra isola, renderti mioa tal punto da non pensare alle altre".E strinse le labbra tra i denti con per sentire il dolore farsilargo dentro di lei . 
 "Non ne hai bisogno".Rispose lui, e la sua voce era chiara , senza tentennamenti."Non ne ho bisogno?"Ripetè lei alzando le sopracciglia stupefatta ..."No. Tu rincorri solo dubbi e paure"."Ah...!!!Esclamò lei  scuotendo il capo .."Certo"."Sono qui con te e sono tutto qui in questo momento ... perchéti concentri su uno sguardo , un sorriso e sul pensiero di ciò chepotrei pensare oltre a te?".Lei si alzò con grazia dalla sedia raccolse lo scialle di filo rossoe vi si avvolse ... aveva freddo ma quel freddo si generava dadentro, come un rigurgito d'inverso nel pieno fiorire dellaprimavera. Si incamminò verso la battigia con le braccia raccolte al seno. La tunica di cotone bianco le cadeva fino ai  sandali di cuoio intrecciati color melograno che  mostravano i suoi piedi come gioielli delicati, unghie perfettamente smaltate d'avorio comequelle delle dita delle mani affusolate come steli d'erba filuta,dolci camme di pallide calle protese al vento del meriggio,mentre il crine sciolto era ora rapito dal vento ribelle e si arricchiva del sapore del mare in tempesta.Quando raggiunse la riva dove andavano a morire le onde si tolse i sandali con una mano slacciandoli uno a uno restando in piedi mentre con l'altra mano teneva stretto al seno lo scialle e immerse i piedi nella schiuma bianca e fresca .Dietro di lei un vuoto silenzio rotto solo dal frusciare del vento e dalla risacca gorgogliante tra i sassi e la sabbia  smossa Lui era rimasto seduto a osservarla ... un lento sfilare lungo ipassi di una distanza che si faceva sempre più  lunga.Con un cenno del capo chiamò il ragazzo dal grembiule bianco e la camicia scura e mentre questi gli andava incontro poseuna banconota sul tavolino e andò via. Il ragazzo  la raccolse fissando l'uomo che si incamminava verso il mare ... avrebbe voluto ringraziarlo ma l'uomo era ormai distante e forse erameglio così , sapeva che non lo avrebbe degnato  di unosguardo, aveva ben altri interessi per una creatura ferita che finanche il mare avrebbe accolto aprendo le sue acque e il cielo posto su una nube bianca come angelo trionfante suglielementi della terra.Ma lui no ... sembrava il calco di un metallo incorruttibile,il frutto di un albero duro ed eterno, cesello di un magobeffardo, avrebbe affrontato le bocche di cento leoni pur dinon soccombere tra gli artigli e la pelle di un felino ben piupericoloso.I suoi  occhi erano quelli di un uomo senza riflesso, senzainganno, avrebbe piegato il suo corpo fino a spezzarlo pur di non flettere la sua mente a ciò che gli sembrava l'ingiusto baratto della sua libertà di pensiero .Quando la raggiunse gli si mise al fianco , le mani nelle tasche, lo sguardo fisso sull'orizzonte e il respiro silenzioso. Fu ancoralei a parlare per prima ."Amo questo mare e  il vento che gli scorre sulle reni ...questa luce sembra arrivare  al cuore delle rocce e germoglia nelprofondo delle acque"Lui abbassò per un attimo la testa e con il piede smosse la sabbia vicina, poi rispose con voce calma e sembrò raccogliere i filid'anima come rose di un giardino d'incanto."Questo luogo è magico ... te ne sei innamorata al primo sguardocome ha stregato me la prima volta che l'ho incontrato. "In mezzo all'acqua una roccia a forma di pugno si ergeva come un totem scintillando al riverbero della luce tra l'azzurro e il turchesedel mare, alle sue spalle Il Castello di Roseto Capo Spulicoa picco sulla piccola baiaconfondeva le sue pietre con gli scogli, appena una manciata di metri prima si snodava il lungo serpentone della linea ferroviaria e un convoglio di pochi vagoni transitò tra i pini floridi a ridosso del lungomare alberato. 
 "In questa fortezza è stata  custodita la Sindone, forse non te l'ho mai detto ... era una rocca dei Cavalieri del Tempio. Questa terra la amo perché sfuggente, antica, schiava e libera eppure sempre da conquistare. Gronda di  un  fascino inespugnabile  e un mistero che la rende unica e selvaggia ... come sei tu Rebecca". (clik to continue) Lei si girò di scatto ... sfiorata dal tocco morbido e profondo dellesue parole ... erano rare da un po di tempo ... ma erano vere ecristalline e l'avevano turbata  più di quanto lui se ne accorgesse.La torre dei suoi dubbi che con tanta difficoltà si era  eretta sasso dopo sasso ora stava per  sgretolarsi con la velocità di un fulmine, ma dentro di lei qualcosa per la prima volta gli diceva di resistere, di edificare altri muri per rendere meno vulnerabile il suo essere all'ariete che batteva alle sue porte , di puntellare i bastioni percossi dagli onagri delle parole del suo uomo che minavano tutte i suoi dubbi ma che non le regalavano più nessuna certezza."Ora devo andare Gabriel"Disse prima che il tunnel che sentiva scavare sotto le sue fondamenta la facesse crollare definitivamente come un masso giù dalla montagna."Devi o Vuoi?"Rispose lui tornando freddo.Lei farfugliò qualcosa tra le labbra e lui mosse la testa come adacconsentire, poi  voltandosi  raccolse tutte le sue forze e sbottò." Devo e Voglio ... forse lo voglio e basta o forse no a te cosaimporta dei miei desideri ..."La torre aveva ceduto su un fianco e le sue pietre rotolavano nelmare agitato, innalzando onde e spruzzi nel vento adirato."Mi importa ... o non sarei qui con te ...  "" Sei qui con me ora come questo vento che spira su questo mare e chissà dove altro ancora ".E nella foga delle parole battè un pugno sul suo petto.Ci fu un attimo di silenzio, un vuoto si plasmò tra di loro come l'immane crepuscolo che scolora il giorno, prima del grande balzonel profondo oblio della notte"Bene Rebecca ... bene" disse serrando le labbra e concentrando lo sguardo su di lei."Non posso mutare i tuoi dubbi né ora  voglio farlo ... se lo facessi durerebbe solo il tempo di un battito di ciglia e in fondo dopo non basterebbe a me saperti convinta ... dovrei giustificarmi, dovreidimostrarti ciò che non si dimostra ne con le parole ne con fattiche sarebbero pesati, misurati e sottoposti alla bilancia del giudizio."Scosse il capo come a farsi una ragione e recuperare la calma poitrovò le parole mancanti dentro di lui e aggiunse "Si sente con l'anima e con l'essere e tu ormai non riesci più adascoltare ... siamo venti che si fronteggiano senza sosta e nonbasta l'amore a farli fondere ne il respiro di questo mare a farliimmergere l'uno nell'altro nella quiete dei sentimenti".Disse queste parole con un filo di rabbia e la morte tra lelabbra, dentro di lui qualcosa si era rotto che non si sarebbe più aggiustato, così senz'altro aggiungere prese gli occhiali e li buttò nelle onde poi si incamminò verso l'interno lasciando il mare e lei alle sue spalle."AMORE?". Urlò lei nel vento sciogliendosi i capelli nel vento"AMORE? TU SAI COSA VUOL DIRE QUESTA PAROLA?... LO SAI?...lo sai...?" 
 Rebecca per la prima volta restò immobile senza andargli dietro,salda come un asta infissa nel cuore della terra lo vide scomparireoltre il bistrot, non prima di vederlo dare le chiavi dell'auto allostesso ragazzo dal grembiule bianco e dalla camicia scura,erano per lei, lui avrebbe trovato il modo per tornare a casa ... una casa posta in qualche luogo  lontano, un posto  lo avrebbe accolto di certo ma  che ora era difficile da immaginare ...un isola sconosciuta nel cuore della fine del mondo, del suo piccolo e sconfinato mondo. 
MARVELIUS