Marvelius

Natale è per Tutti...


   Tra le luci sfavillanti del corso principale della città un uomo cammina stretto nel suo paltò, musiche natalizie e colori caldi si perdono tra i vicoli fumanti e i bistrò , lo sguardo perso tra mille pensieri, la stanchezza di un ultima giornata di lavoro e il costante pensiero di rientrare nell'intimità rassicurante della sua casa. Un lampo si fa strada nella mente e il ricordo delle persone con cui avrebbe condiviso un periodo di festa e che non ci sono più, una cena accanto ad un presepe vecchio di cent'anni e gli sguardi e le parole che scaldavano il petto. Nei suoi occhi scivola una lacrima come cera scaldata da una fiamma ma è un attimo e se ne va via trascinata dal vento. Si ferma sul marciapiede come un sasso che più non può rotolare e guarda quell'umanità che rincorre fumi e luci tremolanti, un silenzio siderale sembra sospendere quel tempo che dura un secondo.Di fronte un negozio con mille giochi e un mare di pupazzi,  
Sdraiato per terra c'è un uomo vestito di stracci, non ha neanche la forza di alzare lo sguardo, mentre una moltitudine di ombre lo oltrepassa . Chiude delle monete nel pugno e le fa scivolare nel cappello dell'uomo sdraiato a terra  ed entra nel negozio affollato di gente. Quando ne riesce l'aria è ancora più gelida e sembra voler nevicare, cammina a fatica tra gli sguardi curiosi delle persone, e il suo pacco che sembra destinato al figlio di un gigante.Sa dove andare, come pervaso da un idea a lungo pensata e cammina senza più un pensiero se non quell'idea fissa nella testa che lo fa volare tra strade illuminate a festa e le ombre di vicoli che puzzano di urina e abbandono . Cammina fino a sentire il fiato farsi corto e il petto gelarsi. Quando arriva davanti l'entrata dell'ospedale il buio è ormai una cappa che avvolge la città con le sue ombre molestate dalle luci intermittenti delle vetrine dei negozi che qui sembrano però lontani ricordi. Giunge in una corsia dove tra la luce bianca dei neon spicca il blu e il rosso delle lucine di un piccolo albero di Natale. Il reparto di Oncologia infantile ha pareti arancio e verde e tutto sembra un gioco di ombre quando i ninnoli e gli addobbi si muovono mossi dal caldo soffio dell'aria condizionata. Si ferma dinnanzi a un vetro e alla porta di uno stanzino, dove stanco un infermiere cerca di recuperare un po' di riposo. Parla con lui, poche parole e l'infermiere annuisce, poi arriva un medico, una donna sui trent'anni con un bel sorriso e lunghi capelli d'un nero profondo, una stretta di mano solida mentre lo fissa con occhi castani pieni di vita. Parlano come se si conoscessero da sempre e lei sembra felice di quella visita inaspettata poi gli fa cenno di aspettare con un altro sorriso che lenisce le sue ferite più nascoste ed entra nella stanza. Pochi attimi e ritorna dall'uomo con un foglio scritto di suo pugno in quei minuti che lui attende sull'uscio .  Un elenco di nomi, 12maschietti e 9 femminucce. Qualcuno deve aver già detto a quei bimbi che un signore ha portato loro un regalo e sono già lì ad aspettare, hanno facce serie e sospese in un immanente vero quasi abissale , alcuni,  un po' più timidi, se ne stanno indietro con le bocche aperte e le braccia penzoloni, gli occhi incerti e sofferenti ma che tradiscono un velo di curiosità. 
L'uomo avverte una stretta al petto e guarda quanta vita appesa a un filo come biancheria ad asciugare ad un sole pallido che più non scalda e per un momento trattiene il respiro. Tanti sorrisi mancati coperti dalla sofferenza di volti che non sanno più com' è il mondo oltre quelle stanze e addentano con dignità e rassegnazione una vita avara di gioie. Una mano da adulto si alza a salutare , un sorriso stira le labbra trattenuto da un emozione che punge la carne, poi si scioglie nel vedere una felicità ritrovata, quelle piccole teste glabre agitarsi come ninnoli di natale, grida e strilli di gioia si alzano nell'aria là dove meno gioia ti aspetti.Non si può entrare nel reparto, cosi l'uomo agita i regali , sono tutti lì ora, passato il primo timido impatto, un velo di diffidenza, con le mani al vetro scelgono i burattini, pupazzi e peluche su cui l'uomo scrive i nomi sulle targhette colorate, poi quando l'infermiere li passa dentro è un rincorrersi di grida e sorrisi, e l'uomo ride di una felicità appagante, distende le dita come a lasciarsi andare nel sollievo di un dono ricevuto, quanta gioia per un pupazzo, quanta festa per un regalo ricevuto, un pensiero condiviso, ma chi ha dato e chi ha ricevuto si chiede e con gli occhi lucidi trova dentro di sé la risposta alla sua domanda, poi un ultimo colpo al suo animo defedato che lo fa stringere nelle spalle, l'infermiere lo guarda al di là del vetro con un viso contrito, in mano l'ultimo peluche, un burattino rosso e sorridente.E l'uomo capisce che un burattino resterà senza un letto in cui dormire con a fianco un corpo da scaldare ... ma forse potrà starle vicino lo stesso, in silenzio nell'abbraccio ideale per non svegliare la sua amichetta addormentata e in viaggio su altri mondi.Si gira sotto il peso di un macigno, col cuore gonfio e il respiro pesante e si tuffa nell'aria gelida al di fuori del portone, avvolto nella penombra da stura ai suoi sentimenti appoggiandosi al muro di un vicolo  sberciato di mattoni corrosi dall'umidita  poi ritrovato il respiro con un groppo alla gola e una morsa allo stomaco lentamente si rimette in cammino tra la luce smorzata dei lampioni.Da lontano le luci colorate e sfavillanti delle vetrine del corso, i rumori e gin gol del Natale, le scintillanti sfilate di atmosfere incantate degli addobbi , lo inghiottono mentre la gente lo oltrepassa con occhi sbarrati nella fretta degli ultimi acquisti. Si ferma un istante sul marciapiede appena imbiancato per recuperare il fiato che arranca, due uomini che litigano per un parcheggio prenotato da uguali intenzioni, mentre il traffico urla la sua rabbia, è l'ora di cena e ognuno vuol tornare a casa.Quanti sorrisi mancati, quanta energia profusa inutilmente, quanta impazienza e quante corse per un regalo non ancora trovato che fa disperare e alcuni bestemmiare. Tornerebbe indietro in quella corsia di ospedale a guardare piccole facce sorridere, dimentichi del loro male e del loro destino. Qual' è il Natale più vero si chiede ... e col passo lento e lo sguardo fisso sulla neve che cade giù dal cielo stringe il burattino tra le mani poi giunto vicino all'uomo sdraiato a terra glielo mette accanto insieme a a un pezzo di pane caldo  
"Ti terrà compagnia stanotte, era di una bambina dolcissima" gli dice con voce bassa mentre il barbone lo guarda sorpreso ma è un attimo poi afferra il pupazzo e lo mette sotto la coperta di lana che lo scalda in quella notte fredda e spezzando il pane che fuma nella notte  guarda l'uomo svanire tra le luci scintillanti della città.MARVELIUS