Danzava come un soffio su spilli d'erba rotolando tra gli aghi d'alberi informi Tra le fronde del bosco spiegava il sorriso mulinando per i prati in fiore. Finanche la neve si sciolse al suo passaggio come rugiada di lacrime bianche.
Poi vide sua madre come un sasso inerme rotolato dal fianco della montagna. Le si accostò smarrita con lacrime d'ambra e ne sfiorò il corpo punto da un dardo. Dal cuore sbrecciato gocce di sidro giallo sgorgavano suggendone il sangue. Di lei nulla batteva come filute d'erba la dove regna la calma e il muto silenzio. Nulla palpitava nel mantice del petto neanche un sibilo tra le rosse labbra, solo il bianco rilucire della pelle nel corpo infisso come un chiodo sull'alburno ramo dell'inverno. Madre ... esclamò la fata guardandola negli occhi e i suoi erano l'alba che scuce i drappi della notte, erano le fiamme che scacciano le tenebre, che sciolgono in rosse cadenze l'alba e il freddo suo pungente.
Madre ... ripeté con voce calda piena d'una commozione ardente, quasi adagiasse quel lemmo sul morbido mantello della terra, come se l'acqua d'una cascata ingente ne rallentasse il crollo e al tocco sulle rocce ricordasse d'esser snella, lieve come l'aria immota che al molesto incedere del vento spiega le anse e i gli smossi argini silenti, così soffia e soffia senza rumore tra le forme delle cose stanche, come tra gli spigoli d'angolo e le dure pietre divelte. Madre ... fu l'ultima parola che spiccò tra labbra tremolanti, tenendo il capo suo nel molle grembo. Così il filo delle emozioni si piegò su quelle corde, il suono della voce si ruppe precipitando in fondo e fu raccolto dal pianto e dal rimorso . Giunse il vento correndo amaro fino al mare e il bosco serrò il cuor suo infranto in dure lamine d'argento. Rimase un sordo singulto in mezzo alla foresta a rischiarare l'ombre e il cupo riposo delle fronde.
MARVELIUS